Un’ennesima perla del governo Bolsonaro (nella foto accanto alla ministra che aveva detto che per mangiare basta allungare la mano e prendere la frutta dagli alberi):

“Al contrario dei ricchi che sanno come far rendere le loro risorse, i poveri non hanno la cultura del risparmio, consumano tutto quello che hanno”. Lo ha detto Paulo Guedes, ministro dell’economia.

Viveva in un metro quadrato. E in un  metro quadrato morì. Quando il mio amico la tolse dalla scatola di cartone in cui era rannicchiata, notò la scritta “made in China”. L’ accompagnò all’ospedale, la gamba gonfia, il foro di entrata e di uscita della pallottola versava tutto il pus che questa città aveva riservato solo per lei. Quattordici anni, una scatola di cartone, un foro nella gamba provocato da uno sparo della polizia.Tumefazione e pus infetto. Il mio amico comunicò il caso alle autorità. Venne minacciato di morte. Era la prima volta, ci rimase male, ma si abituò e alle minacce non ci fece più caso anche se i cani che abbaiano, alla fine mordono sempre. La bambina seminuda, camminò a saltelli fino al pronto soccorso. Come stai? Chiese il mio amico. Ho fame. Dicono che tornò nel suo metro quadrato, la casa di cartone cinese della miseria globalizzata, e morì mesi dopo investita da una macchina, compiendo fino alla fine il tracciato del suo destino.


Forse quella famosa frase è solo un aneddoto, Maria Antonietta non parlò mai di brioche come alternativa al pane. O forse lo disse davvero. Ma quello che oggi importa è sapere per bocca del ministro dell’agricoltura che in Brasile nessuno soffre le fame. I dati ufficiali dell’ONU invece dicono il contrario. Dicono che il paese è ripiombato nel pozzo nero dei paesi in cui, di fame, si soffre e si muore. I numeri sono cosí crudeli da far piangere perfino la statistica. Metà dei brasiliani, vive con cento dollari al mese. Siamo il paese al mondo con il divario sociale più scandaloso, in cui cinque milionari brasiliani possiedono la ricchezza equivalente a quella dei cento milioni di persone più povere. E secondo il ministro dell’economia la colpa è solo nostra perché non sappiamo risparmiare.


Ogni sera, in piazza, davanti alla cattedrale, si forma una fila di centinaia di persone. Un gruppo di volontari distribuisce una zuppa calda in un recipiente di alluminio. Il ministro dell’agricoltura dice che in Brasile nessuno muore di fame. Qualche tempo fa, il sindaco, per evitare il formarsi dell’incresciosa file dello zuppone notturno, decise di distribuire in punti strategici della città, e solamente dopo una previa iscrizione, un alimento granulato, una specie di biscotto, secco e croccante. Distrbuirlo ai poveri che “devono ringraziare Dio se mangiano”. L’origine la provenienza e la composizione di questa specie di alimento non venne mai chiarita. La presenza dell’immagine della Madonna sul recipiente, la benedizione cardinalizia, la conferenza stampa di presentazione non furono sufficienti per calmare gli animi. Quando davanti alle telecamere il segretario municipale di assistenza sociale ne provò un boccone e a stento trattenne i conati di vomito, le parole del sindaco “i poveri non hanno un senso del gusto raffinato, mangiano quello che gli dai, quello che capita, anzi, devono ringraziare Dio se mangiano”, non convinsero più nessuno e il mangime benedetto venne buttato via.

Ma il ministro dell’agricoltura oggi dice che nessuno muore di fame perché le nostre città sono piene di alberi da frutto e basta allungare la mano: banane, manghi, cocchi… basta allungare la mano. Se soffri la fame la colpa è solamente tua: o non sai risparmiare e consumi tutto quello che hai, o sei talmente pigro che non allunghi nemmeno un braccio per prendere la banana che ti penzola davanti. Se sei povero, se hai fame, la colpa è solo tua.

Lá no meu interior tem uma coisa que não tem nome. Quando eu dou nome a coisa, a coisa some. Menino que coisa é essa? Ele me respondeu: é Fome
Là dentro di me c’è una cosa che non ha un nome. Quando io do il nome alla cosa, la cosa sparisce. Dimmi, bambino, cos’è questa cosa. E lui mi rispose: questa cosa è la Fame. (Proverbio popolare)