Cosa succede al Parlamento italiano? L’altro ieri un simpatico leghista ha lanciato una sedia spaccandola, scene da bar malfamato che hanno disgustato le scolaresche andate a visitare uno dei luoghi consacrati dalla  Costituzione italiana all’espressione della sovranità popolare.

Ieri, invece,  un altro simpatico leghista, “l’onorevole” Di Muro, mentre si avviava l’esame del disegno di legge  riguardante le zone colpite da terremoto,  ha chiesto la parola ed ha esordito affermando che avrebbe aiutato il Presidente della Camera “a rasserenare il clima nei prossimi venuti” (cosa intendesse per “prossimi venuti “è rimasto un mistero)  e ha proseguito  svilendo – ma con serenità –  il ruolo del Parlamento, definendo la discussione sulle emergenze che riguardano gli italiani, nella fattispecie i terremotati  che hanno perso la casa, come occasione che fa  tralasciare “i veri valori che contano” quelli che riguardano “le persone che amiamo”. E così, mettendo da parte il mandato ricevuto dai suoi elettori ai sensi della Costituzione perché tanto, come aveva appena dichiarato, non rientrava nei “veri valori che contano”, ha tirato fuori un cofanetto con anello di fidanzamento e scusandosi con la presidenza perché non si rivolgeva a lei ma alla tribuna, dove la fidanzata forse aspettava questo momento, ha pubblicamente chiesto, usando la Camera dei Deputati come il proprio salotto personale, alla bella Elisa “Mi vuoi sposare?”.  E tutti i leghisti, dimentichi o semplicemente ignari del ruolo assegnato al Parlamento, hanno applaudito felici e commossi. E non solo loro, purtroppo, nonostante lo sconcerto e il tentativo dell’onorevole Fico, Presidente della Camera, di far capire  l’inopportunità di tale dichiarazione mancante di rispetto sia ai terremotati che alla funzione costituzionale del Parlamento.

Nel nome di Elisa, donna che, consenziente o meno non ci è dato sapere, è divenuta il trampolino su cui è salito  un deputatino di cui la maggior parte degli italiani neanche conosceva l’esistenza, in nome di Elisa e col supporto deliberato e consenziente della piddina  Pezzopane, alla quale di sicuro si uniranno altre voci, come dimostrato dagli applausi a spellamani seguiti al suo “naturalmente”,  mettendosi in sintonia con l’amore e facendo gli auguri agli sposi, la Camera dei deputati  ha iniziato ufficialmente il suo cambio di ruolo.

Tornando indietro di qualche decennio, qualcuno si ricorderà di quando i fantasiosi radicali guidati dall’intelligente istrione Pannella portarono in Parlamento come deputata la porno star Cicciolina. Ci furono i moralisti scandalizzati, ci furono i progressisti plaudenti e poi ci fu qualcuno che abbozzò l’ipotesi che Pannella volesse svilire il Parlamento proprio come Caligola voleva svilire il Senato romano decidendo di fare console il suo cavallo, l’amato Incitatus, in palese spregio della classe senatoria. 

Caligola inizialmente aveva il favore del popolo, al quale prometteva grandi elargizioni e grazie alla fama di suo padre, il compianto generale Germanico, anche quello dei soldati. Così ci raccontano gli storici Svetonio, Cassio e Filone. Ma odiava il Senato, una delle istituzioni fondamentali della capitale dell’impero fin dai tempi della Roma repubblicana.

Ma Caligola in fondo era un ragazzetto, aveva solo 25 anni. I detrattori dicono fosse pazzo, altri storici dicono che fosse lucidamente consapevole di voler distruggere le istituzioni che mitigavano il suo potere come imperatore.  Del resto Tiberio, che non lo amava, quando pensò per un attimo di farlo suo successore dichiarò – secondo quanto riportato da Svetonio – che stava educando “una vipera per il popolo romano, un Fetonte per il mondo”, quindi un distruttore che avrebbe distrutto Roma, prima che se stesso.

Perché in fondo si comincia sempre così: si distruggono le istituzioni che rappresentano una sorta di equilibrio dei poteri  per  arrivare al potere assoluto. Magari ci si arriva illudendo il popolo o avvicinandosi a esso denigrando le istituzioni e accattivandosi le simpatie popolari con qualche performance affidata a piccoli personaggi, come quella di dichiarare il proprio amore alla futura sposa invece che dichiarare la propria posizione rispetto al disegno di legge su cui si sta discutendo e che viene definito un valore secondario.  Al primo attore, che in fondo ha rischiato il ridicolo, se la mossa riesce si allineano le comparse. Scatta l’effetto domino, presto arriveranno le emulazioni. Stavolta il primo attore è stato il leghista innamorato.

Tornando all’impero romano, se Caligola non fosse stato eliminato prima che nominasse console il suo  cavallo, forse qualche senatore acquiescente, per tenerselo buono, avrebbe nominato a sua volta il proprio cavallo segretario o assistente e qualcun altro lo avrebbe seguito. E il Senato romano si sarebbe trasformato in una scuderia, se non in una stalla. Ma succedeva 1981 anni fa e allora con quattro pugnalate e un po’ di veleno si sistemavano le cose in fretta. Non c’era la democrazia.

Invece noi, che la democrazia ce l’abbiamo, se vogliamo distruggerla lo facciamo… con amore!