I “saloni della difesa” sono vetrine globali. Un po’ come i saloni del mobile o delle automobili. Ogni paese, con la propria industria di bandiera, esibisce orgogliosamente in questi non-luoghi i suoi prodotti di punta.
Ma a differenza di mobili e automobili, i prodotti della difesa hanno un “di più” che li rende unici nel loro genere: sono il mezzo per eccellenza con cui si possono stringere o consolidare alleanze che vanno ben oltre la compra-vendita del prodotto in sé.
Non a caso in questi consessi si assiste ad una copiosa sfilata di ministri, generali ed ammiragli amabilmente accompagnati dagli amministratori delegati delle industrie di riferimento.
La fornitura dei sistemi d’arma più complessi e sofisticati richiedono una cura molto particolare delle relazioni bilaterali tra i paesi interessati.
i saloni della difesa sono quindi anche le sedi delle dichiarazioni ufficiali, degli annunci di accordi militari anche molto onerosi e ciò in perfetta coerenza con il totale svuotamento di senso e di prerogative dei parlamenti delle moderne democrature occidentali.
Poco meno di un mese fa, a Londra, si è tenuta la diciannovesima edizione del DSEI, il più prestigioso di questi saloni dedicato al business della guerra.
Il fatto che l’Italia fosse presente con la sua Leonardo (nella top-ten globale dei produttori) non deve sorprendere. Stella dello stand tricolore è stato il nuovo elicottero da guerra AW149 “Wildcat” e l’elicottero senza pilota “Hero” (prodotto e confezionato a Ronchi dei Legionari).
Sorprendente e significativo è stato invece apprendere dalla voce degli amministratori delegati la notizia ufficiale che l’Italia ha finalmente scelto il progetto di caccia di sesta generazione a cui partecipare: si chiamerà Tempest. E Londra sarà capofila.
Quella del salone di Londra è stata soltanto l’ufficializzazione di una decisione presa in sordina dalla ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta a fine agosto.
Viene da chiedersi: ma non stiamo già acquisendo, a prezzi esorbitanti, 90 F-35 dagli Stati Uniti?
Certamente! Ma è altresì chiaro che l’Italia, con la sua trasversale e delirante ambizione militare da potenza neocolonialista, non può farsi mancare nulla da questo punto di vista.
Gli F-35, per quanto “scricchiolanti”, sono “solo” di quinta generazione e poi sono destinati alla funzione offensiva “di primo giorno” ossia sono destinati a sostituire i vecchi Tornado con cui anche il nostro Paese si sta esercitando in ambito Nato al bombardamento nucleare.
I Tempest saranno invece destinati a sostituire i moderni Eurofighter in funzione di difesa aerea.
Il nuovo ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha recentemente salutato con favore questo accordo soprattutto per le implicazioni industriali (Leonardo ha un business consolidato in terra inglese e parecchie joint-ventures).
Regno Unito, Italia e Svezia (BAE Systems, Rolls Royce, Leonardo, MBDA) realizzeranno il loro progetto in diretta concorrenza con uno analogo che verrà sviluppato da Francia, Germania e Spagna.
L’entrata in scena del Tempest è prevista per il 2040. Ciò a cui assisteremo, prima di allora, sarà l’ennesima tempesta di denaro pubblico che confluirà copioso nelle casse, tra le altre, della “nostra” Leonardo.
Gregorio Piccin
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