Appartengo ad una generazione e ad un ambiente, in particolare, per cui i concetti di ecologia, riciclo, rispetto ambientale, sono un percorso lungo e faticoso di piccole conquiste, di abitudini che necessitano di costante cura ed attenzione per non andare dimenticate.

Il primo film con tematiche ecologiche che ho visto è stato Star Trek – Rotta verso la Terra, forse nel 1988, comunque già abbondantemente maggiorenne.

La raccolta differenziata, gli ecocentri, la lotta agli sprechi, sono arrivati molto dopo: ai tempi si era brave persone quando si raccoglieva l’immondizia dentro ai sacchi mettendola nei bidoni e non la si lasciava in giro nelle strade.

Non lo affermo per giustificarmi, a livello personale o generazionale ma solo per far capire quanto sia recente lo sviluppo di una sensibilità ecologista.

Già allora c’erano lo smog, l’inquinamento, la sporcizia ma soltanto successivamente si è iniziato seriamente a comprendere ed a sviluppare i concetti di tutela dell’ecosistema, di sviluppo sostenibile, di decrescita.

Credo sia iniziato dopo la catastrofe di Chernobyl, quando il guasto della centrale nucleare devastò l’Ucraina e giunse fino a noi, alla fine anni ’80 del secolo scorso.

Molto spesso gli ecologisti di allora “odiavano” l’umanità, considerandola una sorta di virus colpevole della diffusione del male sulla Terra.

Una visione decisamente ristretta: in effetti è l’essere umano ad avere incasinato il pianeta ma è anche l’unica creatura sulla Terra che può porvi rimedio e che ha non solo le capacità ma anche la responsabilità di farlo. Un po’ come essere responsabile della pulizia di casa propria, senza delegarla al cane od al pesce rosso domestici, illudendosi che il cane ed il pesce rosso lo possano fare al posto nostro perchè sono istintuali e quindi “puri”.

Recentemente sono rimasto molto colpito dalle generazioni successive alla mia, dai nostri figli e nipoti. Altro che idioti attaccati al telefonino a scrivere cazzate.

Questi ragazzi hanno chiaro che il degrado ambientale e climatico deriva dal modello di sviluppo forsennato, dal capitalismo che spinge a consumare, risorse, tempo, spazi,territori, materie prime, oggetti, in uno sfruttamento incessante e folle di persone, lavoratori e popoli interi.

Da questo punto di vista, il caso dell’Ilva di Taranto è paradigmatico. Il dilemma insolubile, il ricatto senza uscita di dover scegliere se morire di fame subito senza lavoro oppure morire più tardi perché noi stessi, la nostra comunità ed il territorio siamo stati avvelenati dal lavoro che facciamo, esemplificano perfettamente il tipo di ricatto in cui si trovano oggi intere nazioni, tra cui la nostra.

Le soluzioni che si stanno trovando (tanto per fare alcuni esempi energia sostenibile e rinnovabile, blocco degli armamenti e delle centrali nucleari, freno alla produzione di plastiche e polimeri, limiti strutturali a processi e prodotti inquinanti) sono molto valide ed hanno bisogno senza dubbio della collaborazione dei cittadini per riuscire: delineano un modello di funzionamento sociale esattamente opposto a quello attuale.

Il livello di responsabilità, tuttavia, non può esser lo stesso per tutti. I maggiori responsabili sono i vertici politici e finanziari che non sembrano finora molto disposti ai ragionamenti a lungo termine, non volendo cedere i guadagni immediati per una prospettiva di futuro vivibile.

Ed è esattamente questo che ci rimproverano i nostri figli: un egoismo di fondo che ci porta a privilegiare il benessere immediato (e troppo spesso individuale) a scapito della vivibilità di un pianeta destinato da sempre a quelli che verranno dopo di noi.

Questo atteggiamento arriva da lontano, dai nostri padri e certamente lo abbiamo “spalmato” anche alle generazioni successive.

Lo sforzo per invertire la tendenza deve essere fatto da tutti e questo tentativo ci unisce.

Per questo motivo lo sciopero di oggi, venerdì 27 settembre 2019, è stato un evento di interesse collettivo primario, non un’iniziativa di ragazzini fricchettoni.

Per questo motivo sono contento del suo successo planetario.

Gianluca Gabriele