L’ex ministro degli Interni Matteo Salvini verrà indagato per diffamazione, dopo gli insulti rivolti a Carola Rackete, la capitana della Sea Watch, che nello scorso giugno, dopo giorni di navigazione e senza nessuna prospettiva di un porto di sbarco per i migranti che aveva raccolto alla deriva, forzò il blocco e li portò sulla terraferma.

Carola come Angela e come Laura. E come tante altre, magari meno conosciute.

Riguardo all’odissea della Sea Watch e del suo carico umano, del quale si è già parlato molto, l’aspetto forse più meschino della vicenda è stato quello degli insulti sessisti alla capitana e dell’inno allo stupro, considerato quasi un passaggio catartico e riabilitativo per Carola. E si, perché solo attraverso la violenza sessuale avrebbe capito, compreso bene che tipo di persone stesse aiutando. Ma di più: lei aveva sicuramente avuto rapporti sessuali con ogni uomo a bordo della nave, in quanto era questo il motore che l’aveva spinta a raccoglierli in mare aperto e trasbordarli sulla Sea Watch. Come dire che Carola passasse il suo tempo a perlustrare le acque in cerca di avventure da film a luci rosse. La capitana è scesa dalla sua nave a testa alta, senza rispondere agli insulti dei facinorosi, tra l’altro, mi sembra, nemmeno puniti per le loro minacce, in barba al codice penale.

Prima di lei la donna forse più potente al mondo, Angela Merkel, aveva ricevuto gli apprezzamenti volgari di Silvio Berlusconi che, per denigrarne il lavoro e la figura pubblica, riferendosi alle sue forme, l’aveva definita in modo sessista e dispregiativo. La Cancelliera scelse il silenzio, preferendo non scendere al livello infimo di chi l’aveva insultata.

Laura Boldrini ha subito durante i cinque anni della sua presidenza della Camera ogni tipo di insulti e minacce: lei ha replicato creando la Galleria delle Donne, ovvero un’ala di Montecitorio dedicata alle Madri Costituenti e alle deputate della Repubblica, con buona pace dei suoi misogini denigratori.

Esistono gruppi segreti di haters, ovvero di “odiatori”: sono combriccole di uomini che, attraverso i maggiori social, caricano foto di donne ignare di essere il bersaglio di critiche e insulti sessisti, nonché di istigazioni allo stupro o ad ogni altra forma di violenza fisica e di altro genere. Si aggirano nel dark web facendo proseliti insospettabili, e propagandosi in maniera tentacolare.

E appare evidente che, laddove una donna non possa essere attaccata per la sua professionalità o per la carica che riveste, in quanto appunto inattaccabile, viene presa di mira dal punto di vista sessuale e di genere, rivelando il grande senso di inadeguatezza e di impotenza di chi insulta e che non ha la forza di giocare ad armi pari.

Stefania Catallo