La Carovana Aprendo Frontiere si è mobilitata presso il CATE di San Roque-Algeciras per dimostrare quanto siano inutili queste strutture.
Alcuni dei manifestanti sono stati insultati e detenuti da un agente di polizia in incognito durante la manifestazione al CATE.
I partecipanti alla carovana hanno voluto rendere visibili le violazioni dei diritti umani che avvengono nei CIE.
La Carovana Aprendo Frontiere ha iniziato oggi la sua tappa nella zona dello Stretto con manifestazioni alle porte del CATE Crinavis, a San Roque-Algeciras, e del CIE di Isla de las Palomas, Tarifa.

Nel quarto giorno della Carovana Aprendo Frontiere lungo il confine meridionale dell’Europa, le 300 persone che ne fanno parte si sono recate ad Algeciras e Tarifa, a Cadice. Ad Algeciras, i membri della Carovana si sono recati al Centro di Assistenza Temporanea agli Stranieri (CATE) Cranavis, dove hanno espresso il loro totale rifiuto di questo genere di strutture.
All’ingresso, José Villahoz, portavoce di Algeciras Accoglie, ha ricordato che questo centro è diventato un’estensione delle celle della Polizia Nazionale nell’agosto 2018, quando gli arrivi dei migranti sono aumentati.
“Possono restare qui solo 72 ore, poi vengono inviati ai CIE (Centri di internamento per stranieri), in autobus ad uso umanitarie o vengono lasciati in strada”, ha detto Villahoz.

La dimostrazione pacifica della carovana ha ottenuto l’accesso all’interno dell’area portuale dove si trova CATE. All’arrivo alla porta, alcuni dei partecipanti sono stati insultati da uno dei poliziotti in incognito che si erano introdotti alla manifestazione.
Di conseguenza, uno dei manifestanti è stato “trattenuto” nelle strutture della polizia, mentre il resto della carovana aspettava, sempre pacificamente, ai cancelli. Come membri della Carovana ci rammarichiamo profondamente e denunciamo questo tipo di comportamento e di atteggiamenti della polizia.

I CIE, prigioni razziste segrete
Dopo l’alterco, la Carovana Aprendo Frontiere si è trasferita al CIE di Isla de las Palomas, a Tarifa. Questo centro non è legalmente riconosciuto, ma solo come un annesso al CIE di Algeciras.
Diverse organizzazioni e organismi hanno denunciato le violazioni dei diritti umani che si verificano all’interno di questa come nelle altre strutture esistenti nel resto della Spagna (a Barcellona, Madrid, Valencia, Murcia, Murcia, Algeciras e Tenerife).
Purtroppo, oggi abbiamo appreso che una persona è morta nel CIE de Zapadores, a Valencia. Per ragioni come questa, con la Carovana denunciamo questi centri, che sono delle prigioni razziste segrete e che privano della libertà, per un massimo di 60 giorni, gli stranieri in situazione amministrativa irregolare per facilitare la loro espulsione. E chiediamo che scompaiano totalmente.
Invece ad Algeciras è prevista la futura costruzione di un nuovo CIE, quello di Botafuegos, nell’ambito di un piano ideato da Juan Ignacio Zoido, ex ministro dell’Interno del governo spagnolo, e che è stato confermato nel bilancio di Fernando Grande-Marlaska, attuale ministro dell’Interno.

Domani la Carovana proseguirà il suo percorso di denuncia dalla zona dello Stretto e viaggerà fino a Ceuta e, più concretamente, fino alla spiaggia di El Tarajal.

 

Traduzione dallo spagnolo di Silvia Nocera