Le imponenti  mobilitazioni per un’azione decisa riguardo alla crisi climatica e ambientale che si sono susseguite negli ultimi mesi, toccando l’apice a metà aprile con le clamorose azioni di disubbidienza civile organizzate da Extinction Rebellion, hanno cominciato a scuotere l’apatia dei politici.

Secondo il sito https://climateemergencydeclaration.org 507 amministrazioni locali in Canada, Australia, Regno Unito, Stati Uniti e Svizzera, corrispondenti a 43 milioni di cittadini, hanno dichiarato lo stato di emergenza climatica. Tra di esse si contano città importanti come Londra, Basilea, York, San Francisco, Melbourne ed Edimburgo.

Il 28 aprile il Primo Ministro scozzese Nicola Sturgeon ha dichiarato l’emergenza climatica durante il congresso annuale del suo partito, seguita il giorno dopo dal governo gallese. Oggi, 1° maggio, il leader laburista Jeremy Corbyn ha presentato una mozione chiedendo al Parlamento britannico di dichiarare lo stato di emergenza ambientale e climatica a livello nazionale, nella speranza che un voto favorevole costituisca un esempio per altri paesi.

Dopo l’incontro con Greta Thunberg a Londra, Corbyn ha ripetuto più volte che la possibilità di agire va colta subito e non sarà disponibile per altre generazioni, per poi sostenere che il governo conservatore non ha fatto abbastanza per ridurre le emissioni di carbonio. Il Ministro dell’Ambiente Michael Gove ha ammesso che il cambiamento climatico rappresenta una crisi che tutti i politici devono affrontare e il Primo Ministro Theresa May l’ha definito “uno dei più grandi problemi che il mondo si trova davanti”. Data l’inazione del governo sul tema (Theresa May è stata tra l’altro l’unica leader a disertare l’incontro con Greta Thunberg) viene da chiedersi quanto siano sincere queste dichiarazioni.

Anche quando viene dichiarata l’emergenza climatica, nella maggioranza dei casi si punta ad azzerare le emissioni entro il 2050, ma questa data viene ritenuta troppo lontana dai giovani attivisti. In particolare Extinction Rebellion punta all’obiettivo di emissioni zero entro il 2025. Vedremo se la crescente pressione smuoverà altri politici, spingendoli ad agire. In questo senso il secondo sciopero globale per il futuro, previsto per venerdì 24 maggio (a due giorni dalle elezioni europee), potrebbe rappresentare un punto di svolta.