La vicenda era nota e più volte denunciata da attivisti e giuristi. Ma ora anche dalle Istituzioni, dal Palazzo più importante, è giunto un avvertimento sull’applicazione della riforma della legittima difesa, voluta da Matteo Salvini e avallata dal Movimento 5 Stelle. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è così confermato l’unico argine dello Stato dei diritto, nell’assenza di una reale opposizione parlamentare sulla questione. Il Quirinale ha promulgato la legge, prendendosi i 30 giorni previsti dalla Costituzione, rimarcando l’attenzione sullo studio del testo. E ha poi confermato il bluff che contiene. La legittima difesa sempre, che ha campeggiato in continuazione negli slogan salviniani, non esiste in uno Stato di diritto.

La riforma della legittima difesa è stata una gigantesca operazione di marketing elettorale, per tendere una mano alla lobby delle armi. Con lo scopo, appena malcelato, di facilitare l’uso delle pistole e fucili in nome di una mano libera di sparare (e di acquistare le armi). Il far-west sognato da Salvini, nonostante le smentite di rito, non deve trovare spazio in Italia.

Legittima difesa, i rilievi di Mattarella

“Va preliminarmente sottolineato che la nuova normativa non indebolisce né attenua la primaria ed esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela della incolumità e della sicurezza dei cittadini, esercitata e assicurata attraverso l’azione generosa ed efficace delle Forze di Polizia”, ha scritto Mattarella nella lettera inviata ai presidenti delle Camere. Il messaggio entra nello specifico del testo, soffermandosi sull’articolo 2, l’architrave del provvedimento: “È evidente che la nuova normativa presuppone, in senso conforme alla Costituzione, una portata obiettiva del grave turbamento e che questo sia effettivamente determinato dalla concreta situazione in cui si manifesta”. Il rilievo è chiaro: non si può sparare motivando l’azione con il presunto “turbamento”: serve aprire un’inchiesta e capire la dinamica. Tradotto: i magistrati devono indagare chi spara per conoscerne il reale motivo e l’eventuale situazione di pericolo.

Ma non solo. Il presidente della Repubblica ha evidenziato le storture anche su un altro aspetto, quello del risarcimento. “Segnalo – ha scritto ancora il Capo dello Stato – che l’articolo 3 della legge in esame subordina al risarcimento del danno la possibilità di concedere la sospensione condizionale della pena, nel caso di condanna per furto in appartamento o per furto con strappo ma che lo stesso non è previsto per il delitto di rapina. Un trattamento differenziato tra i due reati non è ragionevole”.

Un chiarimento necessario, a testimonianza dell’importanza di questo intervento legislativo. Non un provvedimento secondario, ma un’operazione massiccia portata a termine con interventi devastanti sull’articolo 52 del codice penale, quello che regola la legittima difesa.

Stefano Iannaccone dal sito Addio alle Armi