Quando la “Comissão da Verdade”, la Commissione della Verità, istituita dalla Presidente Dilma,  cominciò ad indagare per far emergere i segreti della dittatura iniziata con il golpe del 1964, fu possibile conoscere e riconoscere il meccanismo che trasformò la repressione in politica di stato. I documenti indicano la diretta responsabilità delle più alte cariche istituzionali, che attraverso una rigida catena di comando, controllavano l’azione della truppa. Con la testimonianza dei sopravvissuti vennero alla luce dettagli mai rivelati sulle torture, sui luoghi di detenzione, sulle tecniche di interrogatorio. Lo scopo non era quello di stroncare la guerriglia, e l’opposizione al regime. La vera finalità del terrore era il terrore stesso: quei i bambini portati nei sotterranei davanti ai genitori seviziati, e seviziati a loro volta davanti agli occhi impotenti dei loro genitori, alla Commissione della Verità raccontano il loro calvario, mai terminato. Ad ascoltarli, impassibile, vi è anche un uomo anziano di nome Carlos Alberto Brilhante Ustra.

Quando in parlamento si votò l’autorizzazione a procedere contro la Presidente Dilma, un deputato dichiarò il suo voto favorevole con un breve discorso: In favore della famiglia tradizionale e l’innocenza dei bambini che il PT non ha mai rispettato, contro il comunismo e in memoria del colonnello Carlos Alberto Brilhante Ustra, il terrore di Dilma Rousseff. Qualche tempo dopo, lo stesso deputato, indagato dai suoi pari nel Consiglio di Etica per quelle parole, enfatizzò che il suo fu un doveroso omaggio al colonnello Ustra, eroe brasiliano, assassino e torturatore di centinaia di centinaia di vittime, tra cui la stessa presidente Dilma. La polizia politica e gli organi di repressione dell’esercito avevano adibito le loro caserme a campi di concentramento. L’apparato di repressione veniva finanziato direttamente dalla Confindustria e dai singoli imprenditori che permettevano l’acquisto di luoghi protetti, in cui la facilità di smembrare, bruciare o semplicemente far sparire i cadaveri risultava molto più facile e rapida. Il colonnello Ustra, comandò per molto tempo un’unità segreta della polizia politica, la cui unica funzione era quella di torturare i prigionieri. Oltre ai soliti metodi, usati anche in Argentina, Chile e le altre dittature latinoamericane patrocinate dalla CIA, alcuni furono sperimentati con molto successo solamente qui, come ad esempio l’introduzione nelle vagina e nell’ano di scarafaggi e topi; sul corpo nudo e legato, collocarvi un coccodrillo vivo o un serpente amazzonico. Parlano le vittime, parlano in faccia al colonnello Ustra: ti riconosco, ti accuso, tu mi hai torturato. Tu eri un terrorista, risponde.

Oggi ricorrono i 55 anni del colpo di stato che diede inizio alla dittatura militare durata formalmente 21 anni, ma in realtà cessata solo con la promulgazione della nuova costituzione del 1988. Il presidente della repubblica ha dato l’ordine di commemorare la data in tutte le caserme. È stato preparato un discorso che lo stato maggiore ha inviato alla truppa e che sarà letto con enfasi marziale. Si parla di Patria, Sacri Valori e altre amenità. La società civile, è insorta contro questa ulteriore offesa del presidente alla memoria delle vittime e dei migliaia di desaparecidos di cui non si sa assolutamente nulla. Durante i lavori della Commissione della Verità, un deputato, sulla porta del suo ufficio, affisse un manifesto: Solo i cani cercano le ossa. Alludeva agli sforzi della società civile per accedere ai documenti dell’esercito con i quali si potrebbero avere notizie dei combattenti scomparsi durante la guerriglia nella zone del fiume Araguaia, stroncata definitivamente nel 1974. Solamente i cani cercano le ossa: chi scava la terra per cercare ossi da rodere, sono solo i cani. Le ossa piacciono solamente ai cani. Voi parenti, voi società civile che volete sapere dove sono i desaparecidos, voi, proprio voi, siete come i cani. Qualche giorno dopo si fece filmare mentre sputava sul busto di Rubens Paiva, politico assassinato nelle stanze di tortura di una caserma dell’esercito nel 1971, e fatto sparire per sempre. Nei corridoi del Parlamento, il suo busto occupa un luogo importante, ma il deputato mentre gli sputa addosso grida “hai avuto quello che ti meritavi, comunista disgraziato, vagabondo”.

Oggi quello stesso deputato che in parlamento innalzò un torturatore al rango di eroe nazionale, quel deputato che sputò sul busto di un martire, che affisse un manifesto oltraggioso verso la società civile, oggi quel deputato è, democraticamente eletto, Presidente della Repubblica. E io ti accuso.