Avrà luogo anche questo anno la quinta edizione di “Cinema senza diritti”, rassegna di cinema palestinese. Dal 11 marzo al 14 aprile 2019 presso la biblioteca universitaria CFZ, alle Zattere in Venezia, verranno proiettati 8 film diretti soprattutto da palestinesi; quindi non un cinema sulla Palestina fatto da altri, ma il cinema di registe e registi palestinesi, una caratteristica a cui non si è voluto rinunciare in questi cinque anni per presentare la dimensione culturale di un popolo che lotta per i propri diritti. È importante raccontare il conflitto e mettere al centro i fatti storici, sociali e politici sollecitando ognuno ad un maggiore impegno nella ricerca di una soluzione giusta per tutte le parti.

La rassegna, come ogni anno, è direttamente collegata ad Al Ard Doc Film Festival di Cagliari che seleziona le migliori opere della cinematografia palestinese e dei paesi arabi. Quest’anno la rassegna a Venezia e il Festival di Cagliari hanno inizio nello stesso giorno con l’intento di dare visibilità a registi e film che si rivelano sempre più di notevole interesse artistico.

Ad affiancare l’organizzazione di Cinema senza diritti sono scese in campo quest’anno l’associazione universitaria di Ca’ Foscari “NUR, universitari contro l’apartheid israeliana” già molto attiva sul territorio e non solo in ambiente  accademico, e Assopace Palestina associazione che opera a livello nazionale.

In questa edizione ritroveremo registe palestinesi famose accanto a nuove promesse come Leila Sansour che firma “Open Bethlehem”, prima pellicola in programma. Il film documenta l’impresa della giovane regista la quale tenta di coinvolgere la comunità internazionale nella difesa della sua città, Betlemme, che sta per essere segregata dalla costruzione del muro.

A seguire “War of antiquities” di Lana Shaheen, un documentario sulla storia millenaria di Gaza la quale ha lasciato sul terreno testimonianze archeologiche abbondanti. Ma come salvaguardare il patrimonio culturale in zona di guerra?

Con “Bloody Basil”, il regista Elia Ghorbiah, ci porta negli insediamenti israeliani dove lavorano le braccianti palestinesi.

Ritroviamo la regista Annemarie Jacir con “Il sale di questo mare” in cui la protagonista, Soraya, una giovane palestinese nata negli USA, si avventura alla ricerca delle proprie radici nella terra d’origine per scontrarsi con la durezza distruttiva dell’occupazione.

Nel documentario di Mark Kaplan, “Il villaggio sotto la foresta” la protagonista non è palestinese bensì sudafricana di origine ebraica. La caduta del regime bianco del suo paese suscita in lei una sconvolgente riflessione sugli orrori dell’apartheid e le analogie con la Palestina.

Anas Balkrami dirige un provocatorio cortometraggio “100 Balfour Road”, che vi lasciamo la sorpresa di scoprire.

“The killer tears” di Khaled Faqih è un illuminante documentario sulle armi chimiche. I gas lacrimogeni rientrano a tutti gli effetti in questa categoria, ma la loro tossicità e pericolosità non è mai stata considerata.

Gli ultimi due film della rassegna sono “Omar” del pluripremiato Hany Abu Assad: Omar è un giovane panettiere palestinese che sfida il muro dell’apartheid per incontrarsi con i suoi amici e Nadia, la giovane di cui è innamorato; e “3000 Nights” di Mai Masri toccante storia vera di una prigioniera politica che alleva suo figlio in carcere.

La rassegna è arricchita dal docufilm di Julia Bacha “Naila and the uprising” che sarà presentato da Luisa Morgantini, ex-vicepresidente del Parlamento europeo, il 3 aprile alle ore 18 presso il Centro Culturale Candiani. In sala la protagonista Naila Ayesh e Jamal Zakout.

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.
Tutti i film sono sottotitolati in italiano.

Cinema Senza Diritti