Sono finite in carcere e infine liberate le tre liceali tra i quindici e i diciassette anni che avevano imbrattato una foto del presidente del Burundi, Pierre Nkurunziza, pubblicata sui loro libri di scuola, come nei migliori paesi in cui vige il culto della personalità. Le foto imbrattate sono quelle pubblicate all’inizio di questo articolo e si tratta di disegni che chissà quante volte troviamo nei libri di testo degli adolescenti europei. Al rilascio la stampa di regime ha dato molto risalto, molto meno di quanto ne aveva dato all’arresto e alla minaccia di portare le tre ragazze a processo con l’accusa pesantissima di vilipendio del capo dello Stato. I fatti sono avvenuti a Kirundo, la provincia del nord-est del Burundi, e quando la notizia è arrivata a Bujumbura sono partite alcune manifestazioni spontanee, immediatamente represse dalla polizia.

Al di là della notizia inquietante dell’arresto e poi del lieto fine, cioè del rilascio, ciò che è accaduto rivela quanto il clima in Burundi sia pesante e quanto tra la popolazione sia invisa la decisione di Nkurunziza  di occupare il massimo posto di potere nonostante le proteste e nonostante la legge non lo conforti.  La notizia poi dimostra, ancora una volta, che gli africani, soprattutto i giovani, non sopportano più la tracotanza dei presidenti abusivi. E, di converso, dimostra che questi sono intenzionati a rimanerci anche con le maniere forti.

Pierre Nkurunziza nel 2014 ha dichiarato di volersi candidare alle elezioni presidenziali nonostante avesse già usufruito dei due mandati previsti dalla Costituzione. Scattarono imponenti dimostrazioni di piazza e scattò anche, spietata, la repressione: la polizia sparò ad altezza d’uomo e ci furono centinaia di morti. Oggi la vicenda delle tre adolescenti fa capire che la società civile, e i giovani in particolare, non hanno ancora digerito quelle vicende.

Buongiorno Africa – https://www.africarivista.it