Oltre 200 organizzazioni della società civile di tutta Europa hanno deciso di promuovere un dibattito collettivo sull’“Europa che vogliamo” e di chiedere che esso sia messo all’ordine del giorno delle prossime elezioni del Parlamento europeo che si svolgeranno dal 23 al 26 maggio di quest’anno.

Il documento di riferimento, firmato da grandi coalizioni come WWF, Coalizione Globale contro la Povertà (GCAP) e Forum Europeo dei Giovani, è il Manifesto per un’Europa Sostenibile che propone un cambiamento radicale rispetto alla situazione attuale: “Vogliamo che le politiche, le norme e gli standard europei facciano ciò per cui sono stati concepiti: proteggere e salvaguardare il benessere e la salute, garantire la sicurezza e la libertà delle persone e promuovere la protezione del clima e dell’ambiente. Vogliamo politiche che sostengano le generazioni presenti e future all’interno e all’esterno dell’Europa”.

I pilastri del manifesto puntano su una nuova ed efficace partecipazione della società civile perché “gli interessi dei cittadini e cittadine devono avere la precedenza rispetto agli interessi finanziari e commerciali”. Su una maggiore uguaglianza di genere e su pari opportunità per tutte le persone vittime di discriminazioni. I promotori di questo appello sostengono la necessità di un’Europa sociale forte perché “servono redditi dignitosi per ridurre il divario tra ricchi e svantaggiati” senza dimenticare le priorità dei cambiamenti climatici, la riforma della Politica Agricola Comune per produrre alimenti più sani e “garantire prezzi equi agli agricoltori biologici e di piccole dimensioni” ed il principio di equità fiscale, per il contrasto all’evasione ed ai paradisi fiscali.

Soprattutto, i firmatari vogliono spingere l’Unione Europea ad assumere un ruolo guida per garantire una risposta umana alla migrazione globale, secondo lo spirito delle convenzioni delle Nazioni Unite sui rifugiati ed un ruolo più deciso nel realizzare politiche coerenti con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un ambizioso programma globale che include 17 Obiettivi (SDGs – Sustainable Development Goals – è la sigla inglese che li identifica) adottati dagli Stati membri delle Nazioni Unite nel settembre del 2015. Si tratta di obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. “Obiettivi comuni” significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro.

La SDG Watch Europetra i firmatati del Manifesto, è un’alleanza europea di organizzazioni della società civile nata con l’obiettivo di monitorare l’operato dei governi e di spingerli a dare conto dell’implementazione dell’Agenda che hanno sottoscritto. Recentemente, la SDG Watch Europe ha inviato una lettera aperta alla Commissione Europea denunciando che a tre anni dall’adozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, l’UE non ha ancora sviluppato una strategia concreta per raggiungere gli obiettivi entro il 2030.

La federazione italiana di associazioni e ong FOCSIV-Volontari dal mondo ha raccolto una serie di preoccupazioni espresse dai componenti di SDG Watch. Leida Rijnhout del comitato direttivo ha sottolineato: «L’UE era un importante attore nella negoziazione di questa agenda globale. C’erano grandi aspettative che lo sviluppo sostenibile potesse figurare tra gli obiettivi prioritari dell’agenda politica europea e degli stessi Stati membri. Sfortunatamente queste aspettative sono state disattese».

Non dobbiamo considerare questi obiettivi come una dichiarazione di principi astratti. Lo ha espresso bene Ingo Ritz direttore di GCAP International  e membro del comitato direttivo di SDG Watch Europe: «La fine della povertà e della fame e la riduzione delle disuguaglianze sono obiettivi fondamentali per lo sviluppo sostenibile in Europa e non solo. Troppo spesso le politiche dell’UE si ripercuotono negativamente sulla vita delle persone di tutto il mondo: le politiche agricole europee impattano direttamente sui piccoli agricoltori in Africa. Gli accordi commerciali e le politiche fiscali dell’UE possono avere effetti negativi su intere economie in molti paesi. Tali obiettivi sono globali: tutti i paesi, inclusa l’UE, hanno la responsabilità di implementarli”.

Le piu importanti organizzazioni della società civile europea si stanno mobilitando in questo momento storico delicato, in cui i populismi e le intolleranze stanno aumentando in tutto il Vecchio Continente, per costruire insieme un’Europa che riscopra i suoi valori fondamentali di equità e solidarietà, su cui è stata fondata e di cui la necessità si era sentita dopo due guerre mondiali. 

Le vicine elezioni europee ci diranno quale direzione prenderà l’Europa nei prossimi anni.

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