….E fa bene al cuore sentire le parole di incitamento di Tina Costa, Presidente onoraria dell’ANPI, staffetta partigiana che partigiana è rimasta. Fa bene sentire il suo accento rimasto romagnolo, anche se da tanti anni vive a Roma, esortare a non arrendersi, come non si arrendeva lei nel 1944.

La piazza di Roma, di un 1° dicembre ancora caldo, riempito da una parte di quella città meticcia che non si rassegna alle leggi razziali, le si è stretta attorno, perché dalla sua storia c’è ancora da imparare. Il percorso che ha portato alla bella manifestazione “Sei 1 di noi” e che ha avuto Tina Costa fra le sue madrine, è nato da una scelta complessa, non priva di asperità. In piazza ci siamo andati partendo dalle nostre storie, dal nostro essere protagonisti e vittime, non passive, del tentativo di distruzione sociale, politica e culturale iniziato non certo col governo Salvini – Di Maio, ma che ha una gestazione amara e con molti complici.

La città in cui molte e molti di noi vivono e, se va bene, lavorano, attraversa un momento terribile sotto molti punti di vista. I promotori, soggetti presenti nelle tante vertenze aperte e non risolte, ne hanno scelti quattro: l’assenza di politiche di accoglienza reale per migranti, il diritto all’abitare che sottostà alle leggi del mercato e agli interessi spesso illegali di quelli che a Roma si chiamano “palazzinari”, le discriminazioni di vario genere a cui in tante e tanti sono sottoposti e non da ultimo il potere invisibile che si racchiude nelle zone grigie delle mafie, che poco sparano e tanto investono.

Partendo da questi temi nei mesi passati sono state organizzate iniziative di incontro in diverse aree della periferia capitolina, fino a giungere a questo importante e riuscito corteo, migliaia le presenze. Movimenti per il diritto all’abitare, mondo associativo, sindacalismo, associazioni e collettivi di studenti medi e universitari, rappresentanti di quella città non rassegnata che alza la testa e non accetta di subire leggi incostituzionali e venefiche, inutili e capaci di creare unicamente ulteriori disagi come il Dl 113 recentemente approvato in Parlamento e che sta per essere convertito in legge, il cd Decreto Salvini, dal “signore delle ruspe” che lo ha voluto e festeggiato.

Negli interventi conclusivi, pensati per rispettare il carattere tematico e plurale del percorso, si sono raccontate esperienze e forme di resistenza, sono emerse prospettive importanti e di cui fare tesoro. Forte e significativa la presenza della Cgil, a dimostrazione di come anche una parte organizzata del mondo del lavoro, per troppo tempo rimasta in silenzio, sembri intenzionata a riprendere la parola e a ritrovare il senso e l’orgoglio del proprio essere sindacato. Ed importante anche la connessione con questo pezzo di città, con chi ne vive i disagi e le ingiustizie, di chi rischia lo sgombero, lo sfratto, la fuoriuscita dai percorsi di accoglienza, di chi subisce il neofascismo strisciante e di chi si ritrova a convivere quotidianamente con le nuove forme pressanti di criminalità organizzata.

Si tratta di un percorso che è nato e che potrebbe interconnettersi con altre esperienze simili, che deve crescere e anche risolvere propri elementi di criticità. Nelle riunioni preparatorie, ad esempio, emergeva spesso, in forme più o meno comprensibili, il rifiuto della presenza nel percorso delle forze politiche organizzate, financo delle loro stesse bandiere, come se queste potessero nuocere all’efficacia del lavoro. Ad avviso di chi scrive, questo ennesimo approccio, figlio dell’antipolitica imperante che ha portato anche risultati micidiali nella vita del paese, va superato. La politica sana, quella che non pretende di imporre la propria presenza come soverchiante ma si mette al servizio di talune lotte, va inclusa e preservata. Sono energie, spazi aperti, luoghi di discussioni, esperienze concrete di radicamento sociale che se bene governate possono arricchire questo ed altri percorsi. Bisogna prenderne atto, un percorso plurale si costruisce accettando tante diversità, anche le bandiere di partito e di chi, con fatica e orgoglio, le porta con sé.

Foto: https://www.facebook.com/sei1diNOI/