Petizione diretta a Virginia Raggi, Nicola Zingaretti, Sergio Costa, Lorenzo Bagnacani  

A Roma da 8 anni si respira veleno. Dal 2011 l’impianto di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti (TMB)  appesta l’intero quartiere Salario.

Otto anni. Inverno, primavera, estate, autunno, è stato ed è disumano vivere vicino all’impianto che viene usato come una discarica in mezzo al centro abitato: non si respira; non si può stare sul balcone, non si possono stendere i panni fuori. Le persone vivono tappate in casa con 38 gradi; chi soffre di problemi respiratori impazzisce; le aziende (come Sky ad esempio) lasciano il quartiere; le attività commerciali chiudono; il prezzo delle case si dimezza; i farmacisti, i medici e i pediatri segnalano un aumento vertiginoso delle patologie respiratorie; i parroci dicono che i funerali sono triplicati.

L’Ama, l’assessorato comunale ai rifiuti e la sindaca negano che ci sia un problema, parlano di un generico, sporadico disagio, ma è chiaro che la situazione è un’emergenza e riguarda l’ambiente e la salute. È un disastro, da tutti i punti di vista. I comitati sembrano sfiancati da quasi otto anni di lotte, assemblee, picchetti, esposti alla procura, manifestazioni, volantinaggi, appelli. Il valore delle case dove vivono si è ridotto a un terzo di quando le hanno comprate nemmeno un decennio fa, i genitori non sanno se portare i bambini all’asilo che gli hanno assegnato vorrà dire farli ammalare, gli operai dell’impianto raccontano di lavorare in condizioni al limite.

La puzza insostenibile, i fumi tossici, quello che ormai è disastro ambientale: da otto anni le persone che ci abitano vicino – ci sono due interi quartieri a ridosso, Villa Spada e Fidene, alcune case sono situate a cinquanta metri, un asilo nido è a cento – subiscono una forma di violenza sociale che è una delle più gravi emergenze di Roma, che nessun politico e nessun amministratore è riuscito finora a risolvere.

Chiediamo che tutte le istituzioni coinvolte su questa emergenza, ognuna con il suo ruolo – il Comune di Roma, l’azienda Ama, la Regione Lazio, il Ministero dell’Ambiente – si siedano intorno a un tavolo e risolvano quest’emergenza con atti rapidi e decisivi. Ne va della dignità e dei diritti delle persone che per otto anni hanno subito questa violenza.

La petizione si può firmare a questo link.