Sono sostenitore della tesi per cui nella situazione “nucleare” in cui ci troviamo, una situazione climatica che peserà sempre più nelle nostre vite di uomini e donne aldilà di qualsiasi nazionalità, occorra una modalità personale di essere cittadino/a di uno Stato. Non è accettabile, direi per nessuno in senso lato, che qualcuno possa decidere, eventualmente, della morte di altre persone, abitanti del proprio Stato, senza avere enunciato questa possibilità. E’ questa la realtà che ci troviamo di fronte.

Poche persone in un Paese possono decidere per potenziali massacri, in una misura mai avvenuta nella nostra storia umana che ci riguarda. E non c’è vergognoso anticipo da primo colpo che tenga, di una bassezza morale che, in fondo, smaschera il sistema “guerra” che finora ha trionfato. Non ci sono guerre “giuste” se anche dopo la sconfitta del nazismo ci si ritrova in questa situazione di riarmo generale, nucleare e tecnologico, con gli Stati che ieri come oggi pensano di “difendersi” da un “nemico” armandosi a più non posso. Ma se essi son costituiti da noi cittadini qualcosa dovremo pur dire, o no? Chi ha dato ai propri governanti la potestà di decidere di noi stessi, in una misura così totale?

Se c’ è un motivo, pesantissimo, che segna la differenza tra XX e XXI secolo è il fatto che il tipo di guerra che potrebbe essere scatenata non permette di ritornare ad un altro punto di partenza, come in precedenza. Tale e tanta la devastazione che ne potrebbe derivare, per di più con il coinvolgimento aggiuntivo di Paesi NON in guerra!

E’ questo il senso della giustizia che abbiamo noi guerrieri che facciamo la guerra perché vogliamo il “giusto”, cioè che il nostro Stato, magari alleato con altri, valga più di tutti?

Dobbiamo pensarci prima e per tempo, altro che situazioni geo-politiche di cui raccontare gli sviluppi come qualche storico continua a fare facendo finta di non sapere ed essere, in tempi nucleari!

E cosa dire di quanto accaduto ad un giornalista arabo Khashoggi di cui non si sa più nulla dopo il suo ingresso in un consolato arabo in Turchia? Del gioco messo in atto tra due Stati alleati fra loro, con posizioni politiche identiche in Medio Oriente contro altri Paesi e con compravendita di armi in atto, Stati Uniti e Arabia Saudita?

La vita del singolo sparisce davanti agli interessi, ritenuti di valore superiore in certi momenti, dal proprio Stato? Sembra di sì, come finora è successo. Tanto più con un pagamento di diversi milioni di dollari erogati dall’Arabia agli Stati Uniti per l’acquisto delle armi, proprio in quel frangente di ricerca di una qualche “soluzione” del caso da “offrire” all’ opinione pubblica. Ma che non inciderà, come successivamente dichiarato dallo stesso Presidente americano sull’alleanza tra i due Paesi, non dimenticando l’altro loro alleato, quell’ Israele sostanzialmente in mano al fondamentalismo ebraico che non ha problemi, per i propri interessi, ad accompagnarsi al fondamentalismo islamico.

Ora questi “giochi” tra Stati da cui scaturiscono anche guerre in atto in varie parti dell’Africa o Medio Oriente facendo morire migliaia e migliaia di persone, o fuggire chi può farlo, per poi comparire “in crociera” nel Mediterraneo suscitando la riprovazione di tanti, in questi tempi, anche con cariche istituzionali. Mai queste persone hanno dichiarato basta guerre, vendere armi per farle, basta alleanze militari, basta sfruttamento dell’Africa imponendo colture di comodo e impossessandosi delle loro ricchezze minerarie o petrolifere (quelle ancora non in mano alla Cina che perlomeno ha creato infrastrutture dove è intervenuta). L’importante è non avere problemi, non doversi porre molte domande su cos’ è la vita per persone che magari hanno figli come te o anche giovani con un cellulare nuovo, avuto o comprato (si preferisce rubato?) che comunque vuole una vita diversa da quella vissuta fino ad allora.

La questione, come sempre, è politica. Inutile girarci intorno. Se è una politica delegata continueremo con queste problematiche più o meno accentuate, tenendo sempre in considerazione che un giorno potremo, tragicamente, giungere ad un punto di non ritorno. Se la politica diventerà sempre più umana, nel senso vero della parola, mettendosi alle spalle determinati interessi imbecilli perché non si chiedono mai cosa succederà “dopo”, allora potremo, forse, avere qualche speranza in più per un avvenire da lasciare ai nostri figli e nipoti. (Roba da buonisti, non è vero?).

Giuseppe Bruzzone, Milano 24 ottobre 2018

P.S. La scelta del Presidente americano di rigettare l’accordo sui missili a corto- medio raggio dovrebbe spingerci alla ratifica del Tpan con la maggiore determinazione possibile da parte di tutte le forze ad esso favorevole. In Italia e all’estero.