Non uno ma almeno quattro eserciti. Sono quelli che finanzia l’Italia, in buona compagnia ovviamente.

Tutto ciò, naturalmente, perché – come statuisce l’art. 11 della sua Costituzione – «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».

Ma andiamo per ordine.

LE FORZE ARMATE NAZIONALI

Abbiamo, naturalmente le Forze Armate nazionali, divise in quattro armi (esercito, marina, aeronautica e carabinieri) che servono per la «difesa della Patria, sacro dovere del cittadino».

In particolare, nel 2016, avevamo arruolati poco più di 103.000 carabinieri [1]; ai dati 2013 sono aggiornati quelli delle altre Forze Armate che indicano un totale di 172.000 uomini [2], divisi tra 100.000 militari nell’esercito, 31.000 nella marina, 41.000 nell’aeronautica, oltre a 113 cappellani militari [3](che, solo loro, costano circa 7,9 milioni di euro) .

Sapere quanto costa quest’apparato è difficile. Le cifre sono nascoste nelle più disparate voci del bilancio dello Stato Italiano. Se ci fermassimo al solo capitolo “Difesa e sicurezza del territorio” rileveremmo, ad esempio, che la previsione di spesa per il 2018 ammonterebbe a 20.968 milioni di euro [4]. Per avere un metro di paragone, ne spendiamo 7,7 per l’Università o 8,2 per la Giustizia. Per Milex, il totale della spesa per le Forze Armate italiane ammonta a 24.959 milioni di euro per il 2018.

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LE FORZE ARMATE ONU

Facciamo parte, come noto, delle Nazioni Unite, che posseggono delle proprie Forze Armate che svolgono naturalmente delle operazioni di peacekeaping [5] un pò in tutto il pianeta (Americhe escluse) pur tuttavia autorizzate «ad impiegare tutti i mezzi necessari» in talune condizioni [6].

Si tratta di una forza composta da 90.000 caschi blu, di cui per poco più d’un migliaio italiani, cui s’aggiungono altri 13.000 effettivi delle “Forze di polizia” dell’ONU [7].

L’Italia contribuisce per il 3,75% al bilancio delle spese globali di “peacekeaping” ONU che «è di circa 6,7 miliardi di dollari». Circa 155 milioni di euro la nostra quota, a conti fatti.

LE FORZE ARMATE NATO

Facciamo parte, poi, dell’Alleanza Nord Atlantica, la NATO, organizzazione che ha come finalità quella di «garantire la libertà e la sicurezza dei suoi membri attraverso mezzi politici e militari». La stima 2017 del contributo italiano alla NATO ammonta a 23.369 milioni di dollari (20,8 miliardi di euro), ogni cittadino italiano contribuisce per 391 dollari annui. Si tratta, comunque, di una piccola parte dell’intero budget di spesa dell’organizzazione che raggiunge la stratosferica somma di 956.974 milioni di dollari [8].

LE FORZE ARMATE EUROPEE

Naturalmente non dobbiamo dimenticare che facciamo parte anche del PSDC, la “Politica di Sicurezza e Difesa Comune europea” (ex PESC), che opera, tra le altre tramite EDA, l’Agenzia Europea della Difesa [9], il cui impegno è volto a «migliorare le capacità difensive europee nel campo della gestione delle crisi»  e il “Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE)” [10]. Il budget dell’EDA, per il 2017, ammonta ad appena 31 milioni di euro [11].

CONCLUSIONI

Un tale impegno dell’Italia, a favore della pace e della libertà dei Popoli è evidentemente apprezzabile. Probabilmente, un pari impegno contro le diseguaglianze avrebbe avuto, però, un migliore esito.

Ma tant’è.

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APPROFONDIMENTI:

COSTI E MISSIONI NAZIONALI

In merito alla spesa complessiva, come detto, la spesa riferibile al sistema militare viene abilmente nascosta dentro anche altri capitoli (MISE, MEF).

Giovanni Martinelli su “Analisi Difesa” [12], a febbraio 2017, solo per esempio, ci ricordava come, il MISE, cioè il Ministero dello Sviluppo Economico, «per il 2017 potrebbe in realtà presentare cifre non così diverse da quelle dell’anno scorso e pari a 4.716,8 milioni di euro» in quanto a spese con destinazione militare. A queste spese, poi, bisogna aggiungere, ancora, quelle a carico del MEF, il Ministero dell’Economia e Finanza, che coprono le missioni militari all’estero (1.282 milioni di euro per il 2017,

Senza alcuna copertura internazionale, ma sulla base di Accordi bilaterali, le nostre Forze Armate si trovano in Iraq (250 unità​ a Erbil e Baghdad) per «per sconfiggere l’organizzazione terroristica» dell’ISIL (già ISIS), in Libia (missione MIASIT) e Libano (missione MIBIL).

MISSIONI ONU

Sotto l’egida dei “Caschi blu”, siamo impegnati, dall’1 novembre 2006, in Libano, con 1.100 militari, 278 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei per la missione UNIFIL – “Operazione Leonte” [13], dove agiamo come forze cuscinetto tra Libano e Israele. In atto l’Italia, qui, annovera 4 militari caduti [14].

Siamo presenti, pure, con 7 militari in Mali (missione MINUSMA ), con 4 carabinieri a Cipro (missione UNFICYP), con 2 militari al confine tra India e Pakistan (missioni UNMOGIP).

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MISSIONI NATO

Sotto l’egida NATO, siamo attualmente impegnati [15]:

  • In Afghanistan, a Kabul e Herat, con 900 militari, 148 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei, 50 i militari italiani morti sul posto [16],
  • A Gibuti, con 407 militari, 2 mezzi navali e 2 mezzi aerei per protezione dagli atti di pirateria al naviglio mercantile che transita attraverso il Golfo di Aden,
  • In Kosovo, con 538 militari, 202 mezzi terrestri e 1 mezzo aereo – e 5 militari caduti -,
  • Di pattugliamento nel Mediterraneo, con 287 militari, 2 mezzi navali e 2 mezzi aerei.

MISSIONI EUROPEE

Le missioni, prevalentemente nel continente africano, evidentemente, sono a carico dei bilanci nazionali. In particolare, stiamo (missione EUTM) in Somalia a Mogadiscio, con 123 militari e 20 mezzi terrestri e in Mali con un nucleo di istruttori dell’Esercito per «contrastare i gruppi terroristici/milizie irregolari operanti nel Paese africano».

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