Testo e immagini dal post di Antonio Ingroia

Oggi (ieri, 18 settembre, ndr) finalmente è iniziata l’udienza preliminare contro l’ex Presidente Rafael Correa, ma è stata una sceneggiata più che un’udienza. La presenza di noi “osservatori internazionali” (con me c’erano il belga Cristophe Marchand, i cileni Hugo Gutiérrez e Rubén Jerez, il colombiano David Araméndiz Guzman e il rappresentante dell’Istituto brasiliano Lawfare) ha creato evidentemente qualche preoccupazione.

Come si può vedere dalle foto, grande schieramento delle forze dell’ordine e presenza di “tifoserie” contrapposte piuttosto scalmanate. Nervosismo in aula anche da parte dei poliziotti che hanno richiamato il collega e parlamentare cileno Hugo Gutiérrez perché teneva il telefonino in mano… E la Procura di Quito, appresa la notizia della nostra presenza, ha perfino trovato un pretesto per fare rinviare l’udienza ad altra data, presentando all’ultimo minuto un’istanza che ha costretto il giudice a dare termine alla difesa per esaminarla e a rinviare l’udienza a venerdì prossimo.

Intanto, in aula è accaduto un evento molto spiacevole, non degno di uno Stato di diritto, che fa comprendere il clima. L’avvocato di Correa, Caupolicán Ochoa, è stato richiamato dalla Giudice solo perché si è permesso di definire il PM, come PM designato “ad hoc”, nel senso che è stato designato un PM fuori dall’organico della Procura qui previsto, una delle tante patologie della vicenda.

Non solo: subito dopo l’intervento del giudice, il denunciante Balda, presente in aula e costituito parte civile, ha iniziato ad urlare contro l’avvocato chiedendo al giudice che Ochoa venisse espulso dall’aula. Si è creato un gran trambusto nell’aula e il giudice ha tollerato che un difensore venisse aggredito verbalmente da una delle parti senza intervenire. Fatto assai grave che rivela l’assoluta assenza di parità fra le parti in questo processo, e l’evidente pregiudizio della giudice verso la difesa. Subito dopo il giudice ha rinviato a venerdì prossimo.

Preoccupante anche lo stato di salute della stampa locale. Dopo l’udienza, ho rilasciato davanti alle telecamere dichiarazioni durissime su ciò che era accaduto in udienza (v. foto). Ebbene, benché ci fossero almeno una cinquantina di varie testate giornalistiche, nessuna finora ha riportato una sola parola delle mie dichiarazioni!

Dopo questa udienza, la mia sensazione è che la democrazia in Ecuador è sospesa. Mancano i minimi diritti di garanzia. Occorre una grande mobilitazione dell’opinione pubblica sul caso Ecuador. Vedremo cosa accadrà venerdì.

Ma una cosa è certa: in questo Paese di Ambasciatori di Verità e Giustizia ne occorrono proprio tanti…

Vi terrò informati quotidianamente.

Antonio Ingroia

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