Oggi viene ripetuto ossessivamente l’allarme di un ritorno ai totalitarismi che si credevano estinti. Tuttavia il nuovo nazismo non si presenta sotto la forma di un dittatore con la divisa militare e il braccio teso ma sotto la forma del libero mercato.

 

Diego Fusaro su Pandora TV, 13/09/2018

La registrazione originale si trova sul sito del nostro Partner

 

Sentiamo compulsivamente ripetere che, su tutto il giro d’orizzonte, v’è il pericolo della rinascenza dei fascismi e dei nazismi, cosicché occorre ritornare alle armi per difenderci e tutelarci da questo ritorno inatteso del morto che pensavamo fosse definitivamente messo in congedo.

Da un certo punto di vista, rovesciando le grammatiche dominanti, possiamo a giusto titolo sostenere che oggi Hitler è tornato, e tuttavia il nuovo Hitler non si presenta con la svastica, con il braccio teso e con il classico baffetto; il nuovo Hitler, l’Hitler del tempo globalizzato post 1989, si presenta al contrario parlando il fluido inglese dei mercati e della deregulation, della spending review e dell’austerity.
Il nuovo Hitler non si presenta agghindato in abiti da parata militare, al contrario si presenta elegantemente vestito con giacca e cravatta e, ossequioso rispetto alle forme, continuamente condanna tutte le violenze del passato fuorché la nuova dominante violenza dell’economia di libero mercato capitalistico.
Ancora: il nuovo Hitler, a differenza del vecchio, continuamente ripete che ci vuole più libero mercato, ci vuole più Europa, ci vogliono meno tutele nel mondo del lavoro, occorre abbandonare ogni laccio e lacciuolo della politica inteso come ostacolo perniciosissimo per l’andamento del libero mercato deregolamentato.

Ecco dunque, nella sua essenza, qual è la fisionomia del nuovo Hitler del tempo del libero mercato planetarizzato: Hitler, come sineddoche della violenza inaudita, oggi si concreta in quella violenza, potremmo dire con Lucas, realizzata nel piano liscio immanente del libero mercato. E’ una violenza che non ha più bisogno, salvo eccezioni, di ricorrere alla panoplìa dei modi direttamente violenti della politica e dell’impiego diretto delle armi: ad esse ricorre soltanto quando incontri, come talvolta accade, resistenze. Lì allora occorre un nuovo dispiegamento inaudito della violenza, a colpi di bombardamenti etici, sempre in nome dei diritti umani, di esportazione missilistica della democrazia, per menzionare solo alcune delle -così à la page, in voga- forme di esportazione militare dei diritti umani e di nuovo imperialismo etico post 1989.

Nel sistema del regime capitalistico, funzionante motu proprio, senza più bisogno dell’impiego delle forme direttamente violente, il nuovo Hitler propone semplicemente la rimozione di tutto ciò che possa frenare o anche solo regolare, impedire, l’andamento del libero mercato.
Il nuovo Hitler dunque è un Hitler pienamente coerente con i nostri tempi, ed è veramente un paradosso il fatto che i sedicenti antifascisti-antinazisti-di-maniera oggi continuamente si mobilitino contro il vecchio Hitler (fortunatamente morto e sepolto) e nulla dicano invece contro il nuovo Hitler: quello del libero mercato e della deregolamentazione in nome del più-mercato-più-europa-più-libera-circolazione. Paradossalmente costoro, rivelandosi in ciò utili idioti di completamento del rapporto di forza turbo-capitalistico, nell’atto stesso con cui contrastano il vecchio Hitler morto e sepolto favoriscono l’ascesa e il dominio del nuovo Hitler, quello dell’inglese fluente, della libera circolazione delle merci.
Di più: mobilitandosi scompostamente in nome del vecchio Hitler che non v’è più, accettano pienamente il nuovo Hitler.
Di più: sono pronti, in nome della lotta contro il vecchio Hitler, ad appoggiare sempre di nuovo le nuove forme dell’hitlerismo economico ovunque dilagante.
In ciò sta la retorica paradossale del nuovo antifascismo in assenza di fascismo, che si rivela un completamento ideologico ideale per il nuovo hitlerismo economico, salutato come pur sempre migliore rispetto all’hitlerismo vecchia maniera, quando non panglossianamente esaltato ed encomiato come il mondo della libertà pienamente compiuta negli spazi del mercato deregolamentato e liberalizzato.


Occorre quindi certamente essere antinazisti, ma avendo sempre contezza del fatto che oggi il nazismo non è più quello di una volta. Ha cambiato forma, è nazismo economico deregolamentato di libero mercato senza più impedimenti etici, morali, politici e religiosi.
Il nazismo oggi è nazismo economico realizzato nel libero mercato.
Ecco perché la vecchia lotta contro il manganello oggi è del tutto inattuale e priva di una vera portata antinazista e antifascista, nella misura in cui il nuovo manganello oggi è il manganello invisibile dell’economia di mercato e delle spending review, dei tagli alla spesa pubblica e degli economicìdi finanziari che stanno distruggendo, sempre in nome dell’anonimato spersonalizzante del libero mercato, interi popoli e naturalmente, ut semper, la classe lavoratrice non più rappresentata.