La Terra dei Fuochi può divenire luogo di sperimentazione di metodologie per contrastare i danni dell’inquinamento ambientale sulla nostra salute. Un’occasione di riscatto che dovrebbe partire dalla “bonifica dell’uomo”. Se ne è parlato nell’ambito del convegno organizzato dall’Ordine dei Biologi e dal DD Clinic Research Institute Onlus.

Grazie alle molteplici attività di ricerca sulla valutazione dell’inquinamento ambientale ed umano e sulle possibili strategie di risanamento nel territorio campano, la ”terra dei fuochi” può divenire un laboratorio di eccellenza per lo studio delle nuove metodologie di valutazione e di terapia nei siti ad alto indice di inquinamento. Questo uno dei concetti principali emersi nell’ambito del convegno “Terra dei Fuochi, la linea di partenza”, organizzato dall’Ordine dei Biologi e dal DD Clinic Research Institute Onlus.

La comunità scientifica, in primis, sta creando sinergie per trasformare il problema in soluzione e far sì che la “terra dei fuochi” diventi un volano fondamentale per la gestione integrata dello studio e del trattamento delle patologie dovute all’inquinamento, come il cancro.

Più volte nell’ambito dell’incontro tenutosi sabato 7 luglio a Francolise, in provincia di Caserta, si è posto l’accento sul concetto di “bonifica dell’uomo” da cui bisogna partire per trasformare il problema in soluzione.

Il ruolo dell’alimentazione

Già dal 2014 la DD C. R. I. Onlus studia i centenari che, pur assoggettati all’ambiente, riescono a espellere diossina, metalli pesanti e a neutralizzare l’effetto dei distruttori endocrini mantenendo integri i sistemi di detossificazione dell’organismo. Infatti, risultano in ottime condizioni le ghiandole endocrine come la Tiroide, quella Pineale, quindi i ritmi circadiani, il Fegato, il nostro primo organo detossificante e mostrano una buona alcalinizzazione dei tessuti.

Com’è possibile? È stato osservato che queste persone mangiano grano autoctono, con basso contenuto di glutine e alto contenuto di Selenio, variano molto l’alimentazione, mangiano molte verdure, pochi zuccheri ed edulcoranti industriali, poche farine raffinate.

Si, mangiano le verdure del proprio orto! Ci ha spiegato il dott. Armando D’Orta che le piante, per difendersi dalle tossicità, producono fitocheratine che assunte dall’uomo potrebbero aiutare la mobilitazione dei metalli pesanti e quindi l’espulsione. Si è visto, inoltre, che questi longevi riescono ad espellere con le feci alcuni metalli, come il mercurio, grazie al Selenio che li sequestra. Insomma una sinergia efficiente e benefica tra il suolo e chi lo coltiva.

Aggiunge D’Orta: “L’alimentazione è entrata a far parte delle terapie adiuvanti il cancro come la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia. Utilissime le centrifughe di frutta e verdura soprattutto se aggiungiamo i germogli che integrano minerali biodisponibili e che contengono cellule germinali staminali che promuovono l’apoptosi cioè la morte programmata delle cellule cancerose”.

Capelli e liquido seminale: sentinelle della salute

La dott.ssa Papa ha illustrato come l’analisi del capello sia un valido strumento di analisi dei metalli pesanti in traccia. Le Università di Genova, Casert e Salerno cooperano per produrre dati su una vasta scala di popolazione. Il Cadmio e il Piombo, neurotossici e cancerogeni, si sostituiscono nell’organismo rispettivamente al Calcio e allo Zinco, ma anche le nanoparticelle possono essere individuate da tale analisi.

Tra gli esperti intervenuti al convegno anche il dott. Luigi Montano, medico e ricercatore dell’ASL di Salerno, che ha presentato il progetto Eco Food Fertility. “Il liquido seminale è l’indicatore migliore per il biomonitoraggio umano della salute, in generale, e della qualità ambientale: è il sistema organo funzionale sentinella. Si riesce a fare una valutazione più complessiva del danno, degli effetti prevalenti e di come bonificare. Negli ultimi 50 anni la concentrazione spermatica si è ridotta del 50%. I cocktail di sostanze tossiche della produzione industriale e agricola, le radiazioni elettro-magnetiche dei cellulari, il fumo, l’inattività fisica e il cibo industriale hanno azione antiandrogena. Aggiungiamo, poi, che nel Sud Europa, per i cambiamenti climatici, si sta alterando la temperatura dei testicoli che dovrebbe essere di 2 gradi C° al di sotto della temperatura corporea”.

Molti gli spunti e molti i campi di ricerca e terapia in atto. La “terra dei fuochi” disprezzata e ammalata, sta diventando un fulcro di riscatto, l’occasione per contribuire ad affrontare situazioni simili anche in altre parti d’Italia.

In attesa di una vera economia circolare, il mondo della biologia, grazie anche all’instancabile attività del nuovo presidente dell’ordine, il dott. Vincenzo D’Anna, manifesta di avere gli strumenti e le conoscenze adatte per affrontare i problemi più attuali e devastanti. Proprio la sinergia tra biologia, medicina, agricoltura, amministrazione e politica potrà proteggere la biodiversità, le sementi autoctone, la fertilità del suolo e dell’uomo in una visione sistemica.

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