Il nuovo accordo sulla pesca tra Unione Europea e Marocco, siglato ieri dopo tre mesi di negoziati, dovrebbe entrare in vigore entro la fine dell’anno, ma sembra destinato a far discutere.

Le intese tra Bruxelles e Rabat sulle risorse alieutiche sono state contestate a lungo da  rappresentanti del Fronte Polisario, il movimento per l’autodeterminazione del Sahara occidentale, e da attivisti che lo sostengono. Secondo le loro denunce, infatti, il Marocco avrebbe applicato il trattato anche nelle acque della regione contesa.

L’accordo, ha assicurato alla stampa marocchina il presidente del gruppo di amicizia Ue-Marocco, l’eurodeputato socialista Gilles Pargneaux, “rispetta le conclusioni della Corte di
giustizia dell’Unione Europea da un lato, e, da un altro, non rimette in discussione i fondamenti del processo onusiano che riguarda il Sahara”.

“Quest’articolo prevede che la zona di pesca comprenda le acque della regione del Sahara” ha fatto sapere invece il ministro marocchino dell’Agricoltura e della pesca, Aziz Akhannouch, in una dichiarazione apparsa su un sito governativo. “Il Marocco non puo’, in nessun caso, ratificare un accordo che non copra tutte le parti del suo territorio” ha sottolineato Akhannouch.

La prima intesa sulla pesca tra Ue e Marocco era stata siglata nel 2006. Dopo un’azione legale dell’ong Western Sahara Campaign, la Corte di giustizia europea aveva emesso una sentenza secondo cui l’accordo era da considerarsi valido “in quanto non applicabile al Sahara Occidentale e alle acque adiacenti”.

Alcuni giorni fa, il Fronte Polisario aveva condannato la decisione dell’Ue di riaprire i negoziati per rivedere l’accordo, annunciando nuovi ricorsi nei confronti della Corte di giustizia e denunciando l’atteggiamento della Commissione Europea. “Gira le spalle alla giustizia per proteggere interessi politici e finanziari a breve termine” denunciava il Polisario il 16 luglio
scorso.