Di Amanda Smith

“Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto terra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco” (Victor Hugo)

Tutto nasce dalla passione e dall’esperienza di una persona che nel suo andare ha conosciuto realtà apparentemente diverse tra di loro, ma molto vicine proprio in quel desiderio di stare insieme, di diversi modi di dare un senso alla vita attraverso il teatro (come direbbe Edoardo De Filippo).
La location è il teatro storico del quartiere Forlanini di Milano, parte sud-est della città. Il Teatro Cinema Delfino, nato negli anni ’70, vuole essere un luogo di cultura, di incontro, di svago e di arricchimento personale, mantenendo una forte attenzione al costo del biglietto e alla pluralità delle proposte.

Il luogo ideale per il Festival del Teatro Sociale, inteso come un divenire anzi di un fluire di esperienze e di ricerche che hanno coinvolto tanti esseri sempre con il fine di cercare la vita e la verità, non solo sul palco.

“Tutti sul palco” ha aperto la kermesse di quattro giorni (20-23 giugno) con alcuni laboratori teatrali realizzati da alcuni ragazzi dei Centri Diurni Disabili Appennini-Ippodromo e Novate-Statuto a Milano che hanno avuto come spettatori i bambini delle scuole materne, molto attenti e divertiti alle performance dei ragazzi. “Per una volta si parla solo di teatro e non di disabilità. Un bel passo avanti, non c’è che dire, perché si sta parlando solo di Persone, di nient’altro di Persone che fanno teatro” dice Antonio Zabatta, direttore di due CCD del Comune di Milano. Si è proseguito con una serie di danze realizzate dal Centro Anziani Calvi. La danza che con i suoi gesti parla, che trasmette emozioni, allegria, che unisce. La prima serata si è conclusa con Artemysia Teatro che ha presentato l’opera di Federico Garcia Lorca “La casa di Bernarda Alba”, scritta nel 1936 ma pubblicata postuma nel 1945. Tutto è incentrato su conflitto tra la protagonista e le sue cinque figlie (Angustias, Magdalena, Amelia, Martirio e Adela), tra l’autorità e il desiderio di libertà delle giovani generazioni. La figura della donna è al centro dell’opera. Le donne che vivono liberamente, ma vengono marginalizzate dalla società e condannate sia moralmente che fisicamente, e le donne che basano il loro comportamento sull’onore e la decenza pubblica sottomettendosi alle norme, alle convenzioni sociali e agli uomini, sia in campo familiare che affettivo.

Si è continuato con altre rappresentazioni create dal CDD Barabino sempre con i piccoli spettatori che saranno affascinati da questi attori che rendono reale quel che sembra impossibile, perché i muri e le barriere li costruiamo noi.

Ancora allegria e risate con danze, balli, canti e recitazione frutto dei laboratori condotti da professionisti durante l’anno al centro anziani Zante.

Questa prima edizione del festival si è conclusa con lo spettacolo “La congiura dei Cappuccetti silenziosi” seguito dal Progetto Amaranto, che ha come scopo la socializzazione e la crescita relazionale delle persone sorde. Divertenti sketch che hanno come protagonista Cappuccetto Rosso che di volta in volta è allegro, dotto, lento, arrabbiato, con un sottofondo di allegre musiche.

Un assaggio di quel che sarà la prossima edizione dove il centro di tutto sarà sempre la vita e i suoi protagonisti.

“Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti” (William Shakespeare)