Non è assolutamente facile capire il mondo contemporaneo. Si coglie però una sorta di regressione globale che oggi si concretizza nella vittoria di leader nazionalisti nei paesi occidentali, mentre aumentano gli squilibri economici. Per questo è sicuramente un bene cercare di avere uno sguardo complessivo e retrospettivo. Il professor Roberto Savio, ex politico, giornalista, cooperante è una figura ideale per parlare di questi argomenti. Lo abbiamo intervistato a margine di un convegno organizzato da Ipsia del Trentino.

Professor Savio, quale è oggi la direzione che sta prendendo il mondo?

Il mondo è sempre stato mosso da due motori: paura e cupidigia. Una volta si combatteva in nome di Dio, poi in nome della nazione, oggi in nome del denaro. Oggi è un periodo in di grande utilitarismo e di grandi squilibri: 50 anni fa c’erano 65 persone che possedevano la ricchezza di 2.3 miliardi di persone; oggi sono 8 che possiedono la stessa ricchezza – circa 426 miliardi di dollari – di metà pianeta (3,6 miliardi di persone più povere). E con questi soldi si potrebbero risolvere i mali di tutto il mondo. Tra un po’ ne resterà forse solo uno che avrà in mano tutta la ricchezza. Questo è il predominio del mercato. La finanza domina sull’economia: il giro d’affari legato alle transazioni (che sono transazioni e speculazioni fatte meccanicamente, guidate da algoritmi matematici) sono 40 volte la produzione economica reale.

E a livello politico?

Faccio un solo esempio: Putin ha annunciato che non ricandiderà alla fine del suo mandato in Russia. Ma questo è chiaramente un segnale per qualcuno: tutti ne daranno notizia ma nessuno si preoccuperà di capire il perché… manca la lettura del contesto. Così accade che Trump annuncia di ritirarsi dall’accordo con l’Iran, accusandolo di essere sostenitore di Isis e Al Qaeda. E nessuno mette in luce che l’unico filo comune di tutto il terrorismo islamico è la matrice wahabita, un movimento estremo dell’islam sunnita che giudica infedeli tutte le altre correnti e che è in particolare contrasto con gli sciiti che guidano l’Iran. Cosa c’entra quindi l’Iran? E’ evidente che i motivi sono altri!

Guardando all’Europa lo scenario non è certo migliore…

Stiamo sperimentando in Europa delle dinamiche pericolose. In Polonia 60 mila persone sfilano alla marcia gridando “Vogliamo Dio”, una manifestazione con slogan xenofobi, antisemiti e inneggianti alla supremazia bianca. In Germania Est uno sconosciuto partito come l’Afd diviene partito trasversale e di massa (portando 94 deputati al Bundestag e mettendo in difficoltà la Merkel) basandosi sulla paura di invasioni di immigrati… che attualmente però sono dislocati solo in Germania Ovest. E la “sindrome del nemico” sembra espandersi a molti altri paesi, dalla Francia all’Ungheria. E parlando di nemici viene in mente il vertice del 12 giugno a Singapore tra USA e Corea del Nord. Dicono che il dittatore della Corea del Nord sia un pazzo. Io credo che Kim Jong-un sia solo intelligente: sta alzando il tiro sul nucleare al posto di accordarsi per la sua “denuclearizzazione” alla luce di quello che è già successo a Saddam Hussein in Iraq e a Muhammar Gheddafi in Libia dopo la loro “volontaria” rinuncia al programma nucleare. E fa bene visto che il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale di Trump il “falco” John Bolton parla di un “modello libico” per la Corea del Nord da parte degli Stati Uniti.

Manca la qualità della classe dirigente.

E’ come non esistessero più statisti….non esistono statisti perché non esistono persone che guardano oltre la loro legislatura! Io sono certo che gli Stati Europei troveranno una loro strada, ma sono preoccupato per il prezzo che bisognerà pagare. E sono prezzi che pagheranno le giovani generazioni a cui stiamo consegnando un mondo in cui non c’è dialogo.

Cosa possono fare i cittadini comuni di fronte a questo quadro?

Il vero problema è che la gente non pensa più, le persone non leggono, e quindi nemmeno hanno pensiero. La speranza sta nell’associazionismo, nel rimettere in moto quella parte di società civile che può trasformare la realtà, nei giovani… e questo a partire dalla capacità di pensare e di indignarsi. Non perdiamo la forza di indignarci.

Giuliano Rizzi

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