Dopo esserci occupati direttamente del progetto ViBiA relativo ai màrtiri delle Fosse Ardeatine, torniamo a scrivere di banche dati digitali, stavolta in merito agli scioperi degli operai fra il 1943 e il 1945 (www.cronologiascioperi1943-1945.it/). Il progetto «Cronologia Scioperi 1943-1945» è nato dall’iniziativa di diversi soggetti (Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea «Giorgio Agosti», ANPI, Fondazione Di Vittorio, ILSREC – Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea e Fondazione Isec), a cui ha contribuito anche  la Presidenza dello SPI-CGIL Piemonte e dello SPI-CGIL Torino, rende disponibile e fruibile agli utenti la cronistoria degli scioperi fra il ’43 e il ’45. 

«All’origine del database digitale – si legge nel sito dedicato – vi fu l’idea di accompagnare i testi dell’“Annale” 2015 della Fondazione Di Vittorio (poi pubblicato con il titolo di Operai, fabbrica, Resistenza: conflitto e potere nel triangolo industriale (1943-1945), Roma, Ediesse, 2017.) con una ricca Appendice dedicata alle cronologie degli scioperi avvenuti nel triangolo industriale durante la Resistenza: un’idea nata nel momento in cui apparve evidente che la ricerca stava facendo emergere una densità inattesa di agitazioni e scioperi, notevolmente superiore ai dati conosciuti. Una prima verifica confermava infatti i limiti delle cronologie sul tema fin qui pubblicate a margine di singoli studi (con la sola eccezione, forse, di quella riportata nel volume del 1969 curato dal gruppo di ricerca dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia – ora Istituto Nazionale “Ferruccio Parri” – dedicata ai 45 giorni). Apparve anche evidente che colmare le lacune comportava un supplemento di ricerca piuttosto impegnativo».

Il progetto, infatti, come scritto da Paolo Battifora, Luigi Borgomaneri e Cristian Pecchenino, rimane aperto e inclusivo, cercando in futuro di annettere ulteriori informazioni relative ad altre regioni italiane: «Le scelte fatte mirano, del resto, chiaramente a tenere aperti nuovi possibili sviluppi della ricerca: intanto è auspicabile la possibilità di estendere quest’ultima anche alle altre regioni del centro-nord occupate dai tedeschi e su cui sappiamo già esistere lavori di sintesi ampiamente utilizzabili. Sul piano temporale va non di meno considerata la possibilità di estendere la ricerca agli anni immediatamente successivi alla guerra, almeno fino al 1948, considerando così nel suo insieme un ciclo decennale di mobilitazioni che vide riaffiorare la dimensione del conflitto come elemento caratterizzante il mondo del lavoro in genere e le relazioni industriali in particolare».

 

Il contesto storico

Gli scioperi del ’43 e del ’44 furono un colpo durissimo al fascismo e alla credibilità di Benito Mussolini, «un vero e proprio preludio al crollo del 25 luglio»: gli operai di Torino, Milano e Genova iniziavano ad insorgere e ad opporsi al regime fascista e alla guerra. Gli operai delle fabbriche delle città e dei grandi poli industriali, infatti, si politicizzarono in fretta mostrando altrettanto celermente la disposizione all’iniziativa e all’appoggio ai gruppi politici che il fascismo aveva messo al bando: il partito comunista iniziò a formare i Gruppi d’Azione Patriottica (i GAP) proprio a partire dal settembre del 1943, operando la loro iniziativa (militare e politica) sulla basa dell’esperienza della Resistenza Francese al regime di Vichy. Il primo sciopero fu quello della «Piaggio» di Pontedera, il 25 luglio del 1943: gli operai incrociavano le braccia «per la caduta del fascismo» e organizzarono una manifestazione in cui ci furono anche due arresti. Da quel giorno furono registrate centinaia di agitazioni e di insurrezioni operaie: decine i morti e altrettanti i feriti: i più grandi poli industriali (Torino,Milano, Genova, Marghera) iniziano a organizzare manifestazioni per chiedere la fine del regime fascista, la libertà, la cessazione della Guerra, e l’allontanamento dei dirigenti compromessi col regime. È l’inizio della fine del fascismo italiano.