Quando il tempo lo permette, facciamo ronde nei pressi del passo del Monginevro alla ricerca di migranti. E’ pericoloso attraversarlo in inverno e a piedi, c’è molta neve e anche il rischio valanghe. Non sappiamo di morti al momento, ma non possiamo escludere che qualcuno si sia avventurato… Quando si scioglierà la neve, speriamo di non trovare brutte sorprese“. A parlare con la DIRE è Pierre Mumber, volontario per l’ong Tous Migrants che opera a Briançon, cittadina francese a due passi dalla cosiddetta “porta d’Italia“, ossia il colle del Monginevro. Un punto di transito naturale per chi parte da Torino.

A suggerire questa strada sono i trafficanti che, spiega Pierre, “da Torino chiedono dai 100 ai 300 euro per portare una persona in Francia. Da quando i passaggi francesi più a sud sono stati chiusi, trovano questa via, molto più semplice. Noi li combattiamo col passaparola: ai migranti che aiutiamo – in larghissima parte originari dell’Africa occidentale – diciamo di informare i loro connazionali non ancora partiti di non affidarsi ai ‘passeurs’, che rubano loro denaro e li espongono ai rischi. Il treno costa non più di dieci euro. In questo, Facebook e Whatsapp tornano molto utili”.

Mentre il sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano riceve minacce per la sua politica di apertura verso i migranti, a 150 chilometri più a nord anche questa cittadina di frontiera vede arrivare tanti giovani che dall’Africa rischiano la vita per raggiungere la Francia e magari il Nord Europa.

Briançon, nota anche con il nome italiano di Brianzone, è il Comune francese più alto – oltre 1.300 metri sul livello del mare – e conta poco più di 12.000 abitanti, di cui “oltre un centinaio collaborano con Tous Migrants. Abbiamo anche un’equipe medica”. L’ong di Pierre è nata a luglio ed è già riuscita a raccogliere i fondi per aprire un “rifugio” da 20 posti letti.

“Qui è indispensabile: siamo a ridosso delle montagne, in inverno c’è tanta neve e non si può dormire per strada. Ogni giorno arrivano tra i 15 e i 60 migranti, e da luglio ne abbiamo assistiti almeno 3.000. Facile che i posti letto al rifugio finiscano, ma noi li accogliamo ugualmente”.

In cos’altro consiste il vostro lavoro? “I volontari ogni giorno raggiungono i migranti che superano la frontiera per registrarli, prima che arrivi la polizia francese” risponde Pierre. “La situazione è grottesca: se gli agenti li trovano, li riportano automaticamente in Italia in piena violazione del diritto internazionale, che prevede di ricevere e valutare le richieste d’asilo o anche garantire protezione ai minori soli. Una volta registrati, li rifocilliamo e gli forniamo consigli su come muoversi in modo legale”. E’ in questo momento, prosegue il volontario, che “ascoltiamo le loro storie e li dissuadiamo dal proseguire il viaggio tra le montagne o affidandosi ai trafficanti”.

Se le istituzioni sono assenti, insomma, ci pensano i cittadini. “E sebbene qui non tutti siano contenti dell’arrivo dei migranti – sottolinea Pierre – perlomeno non lo manifestano in modo violento”.

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