La poesia delle donne, le donne e la loro poesia. Donne africane. Poete, che affidano alla parola le loro storie, le loro emozioni.
L’obiettivo di AfroWomenPoetry è questo: raccontare l’Africa delle donne attraverso la narrazione poetica.
Si tratta di un progetto ambizioso, la nostra intenzione è quella conoscere e farvi conoscere una rappresentanza da ogni Paese dell’Africa Sub-Sahariana. Ci vorrà tempo e impegno ma ci auguriamo che durante il cammino a quelli che hanno cominciato si aggiungeranno altri appassionati.
Un giorno ci siamo messe in cammino – anche noi donne – e siamo andate a conoscere alcune di queste “narratrici”. Le abbiamo volute filmare nelle loro case o sul luogo di lavoro o di studio. Il loro ambiente ci sembra fondamentale per due ragioni, stimolare un’intimità, comunque difficile da stabilire con qualcuno che non si conosce, e avvicinarsi di più alla loro vita.
Le tematiche affrontate nei loro scritti aprono spaccati di ogni sorta sulle loro esperienze e su quelle di milioni di altre donne africane.
La violenza domestica, il desiderio di libertà e autonomia, l’uguaglianza tra i sessi, il rispetto dell’ambiente, le stringenti regole sociali e familiari: sono alcuni dei temi affrontati dalle poetesse che vi proponiamo.
L’augurio che facciamo a noi e a voi è di riempire questo contenitore di tante voci femminili, di tante emozioni, di tante storie. Per conoscere l’Africa un po’ più da vicino. Attraverso le parole delle donne.
Vi presentiamo l’intervista fatta da Milena Rampoldi, direttrice di ProMosaik, ad Antonella Sinopoli, ideatrice del progetto.
Domanda: Come mai hai pensato a un progetto sulla poesia, le donne e l’Africa?
Risposta: Penso che la poesia sia una sorta di “free zone” un ambito di libertà e autonomia di sentimenti e di pensiero che aiuta a svincolarsi dalla società e dalle sue costrizioni. Un luogo di autenticità dove potersi esprimere dimenticando regole di comportamento, schemi sociali e culturali. Mi interessava ascoltare – non solo sentire, ma ascoltare davvero – cosa hanno da dire le donne africane, cosa hanno nel cuore. Così ho pensato che la poesia potesse essere il mezzo migliore, un mezzo di comunicazione in cui ci sono meno interferenze.AfroWomenPoetry vuole essere una finestra aperta in entrambe le direzioni. Una finestra che, da un lato apre uno spaccato sulla produzione poetica delle donne africane, ma anche sulla loro realtà quotidiana e dall’altro dà a queste artiste una visibilità che certamente meritano.
D: Per quale motivo ritieni che la poesia sia un mezzo ideale per il dialogo interculturale?
R: La poesia prevede, per sua natura, un approccio “sentimentale”, vale a dire che parte dal cuore e solo dopo viene analizzata nell’aspetto tecnico. La poesia fa nascere tra chi ha scritto e chi legge un legame immediato, quasi carnale, e permette così di superare qualsiasi tipo di barriera mentale, ma anche geografica. Un poeta, una poeta, mettono nei versi la loro anima prima e poi quello che quest’anima ha vissuto. Nel poeta c’è profondità, ricerca dell’essenza delle cose e quest’essenza alla fine accomuna tutti, a qualunque latitudine. Si dovrebbe poter partecipare ad almeno una performance al mese con poeti provenienti da tutti gli angoli dei continenti, sicuramente ognuno ne uscirebbe “ammorbidito” nel giudizio degli altri, soprattutto di altri che professano una religione diversa o indossano un abito differente dal nostro, o la pelle di altra “gradazione”…
D: Perché l’Africa? Che cosa ci possono insegnare le donne africane e la loro poesia?
R: L’Africa è un continente in perenne movimento, trasformazione, un continente straordinario. Il nostro progetto – io sono la fondatrice ma alle spalle c’è Voci Globali – si concentra sull’Africa Sub-Sahariana, una volta definita Africa nera. I mutamenti vissuti e subiti da questi territori e popolazioni sono stati innumerevoli. La tratta degli schiavi prima, la colonizzazione poi e oggi la neo colonizzazione di stampo neo liberista, hanno provocato veri e propri shock ai sistemi culturali e sociali del tempo. Le donne rivestivano ruoli cruciali e spesso erano loro a guidare gli affari di governo, e a tenere il contatto con gli antenati, in una spiritualità molto legata alle relazioni ancestrali e con la natura, senza contare che si trattava spesso di società matriarcali. La società Occidentale e le religioni imposte hanno modificato la struttura profonda di queste realtà e, naturalmente, influito sul pensiero stesso e la maniera di porsi nei confronti della realtà circostante. Credo che attraverso la poesia ci si può avvicinare alla cultura più arcaica delle donne africane, ma nello stesso tempo capirne le evoluzioni e i condizionamenti attuali, che in qualche caso non mancheranno.
D: Secondo me è fondamentale fare della poesia un mezzo di lotta femminista e per i diritti umani. Che ne pensi?
R: Sono d’accordo. Non a caso alcune delle donne già incontrate per il progetto AfroWomenPoetry sono delle attiviste femministe. Nei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana, ma non solo ovviamente, i motivi di lotta e impegno civile per le donne non mancano. Violenza domestica, vecchie tradizioni dannose e nefaste per le donne, regole oppressive che vogliono la donna radicata in un certo ruolo, ma anche una sessualità libera, sono alcuni dei temi delle opere registrate finora. Le donne africane sono più attive che mai, resilienti, colte e aperte al mondo e cambieranno quello che vorranno cambiare della loro società dall’interno. Questa è la speranza.
D: Come convivono nella poesia l’aspetto universale e particolare della poesia?
R: Io non sono un’esperta, sono una giornalista che si definisce un’osservatrice. Mi piace osservare, conoscere, imparare. Come accennavo prima le esperienze di ognuno sono diverse – e certo non dipendono solo dalla propria esistenza individuale, ma dall’ambiente e dalla cultura in cui siamo cresciuti, dalla nostra storia, insomma – però l’essere umano condivide le medesime emozioni, desideri, aspettative. Per tutto vale il principio che l’universale sta nel particolare…
D: Che obiettivi persegue il tuo progetto e come si svilupperà?
R: Il nostro obiettivo è di far conoscere quante più poetesse dell’Africa Sub-Sahariana. Ma, soprattutto, attraverso le loro voci, superare barriere mentali, stereotipi e pregiudizi sull’Africa e sugli africani. Abbiamo cominciato incontrando e registrando poetesse del Ghana perché è il Paese che conosco meglio ed è quello dove vivo per buona parte dell’anno. Stiamo proseguendo in Togo e poi speriamo di raccogliere abbastanza fondi per andare a conoscere poetesse di altri Paesi. La piattaforma, AfroWomenPoetry, è in inglese e italiano e presto sarà anche in francese. Si tratta di una sorta di archivio con video di presentazione delle poetesse e video delle loro performance poetiche. Ci sono poi i testi delle poesie in lingua originale e la traduzione in italiano.
D: Come possono collaborare le lettrici e i lettori?
R: La cultura ha bisogno di sostegno economico, come ogni altra cosa, quindi ci auguriamo che le lettrici e i lettori vogliano contribuire, per quello che possono, alla raccolta fondi. Inoltre si può diffondere il progetto, farlo conoscere, organizzare eventi. E ancora, saranno accolte a braccia aperte traduttrici (ma anche traduttori) professioniste/i che vogliano regalare un po’ del loro tempo e la loro professionalità alla traduzione delle poesie. Il loro nome, naturalmente, sarà sul sito in calce alle poesie tradotte. Infine – cosa più importante – ci piace l’idea che questo progetto e la sua motivazione vengano tradotti in affetto da parte di chi vorrà seguirci.