Sarebbe troppo semplice e scontato criticare le foto del ministro Marco Minniti con i bambini africani e gli aerei militari alla vigilia di Natale. Si potrebbe farlo a partire dai numeri, 167 “salvati” su oltre 17mila respinti, o sui tempi, perché aver avviato i corridoi con oltre quattro mesi di ritardo, o sui costi, almeno 400milioni di Euro l’operazione Libia fin qui (ma la cifra è inesatta, perché in gran parte segretata). O si potrebbe criticarlo anche da destra: ora li fai venire in aereo, quanto costano sti corridoi mentre i nostri figli non hanno lavoro etc. etc. Ma sarebbe davvero banale. Credo sia più importante capire da dove nasca questo tentativo del centro-sinistra europeo, di cui Minniti e Gentiloni sono alti rappresentanti, di tenere insieme sicurezza, impegno militare e animo umanitario.

Schiacciati dalla facilità con cui le destre possono usare i messaggi xenofobi per drenare consensi nelle fasce più popolari, le classi dirigenti moderate e progressiste tentano di combinare lotta all’immigrazione illegale con accoglienza per i “veri” rifugiati. Così prima trasformano milizie in Guardie Costiere, le finanziano lautamente e le lasciano libere di gestire mercati di schiavi trasformati in “centri per immigrati” e poi fanno corridoi umanitari a Natale. Un colpo al cerchio e uno alla botte, si dice dalle nostre parti. Ma il problema è che vale anche l’altro detto: non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Dietro alla fotografia di Minniti con in braccio il bambino africano sceso dall’aereo militare si cela l’affanno pesante delle forze democratiche europee. Certamente l’avanzare delle demagogie xenofobe, che ormai hanno conquistato pienamente anche i cosiddetti movimenti civici come dimostra l’opposizione vergognosa del M5S allo ius soli (leggi anche Oltre la sconfitta dello Ius soli di Franco Lorenzoni, ndr ), sono una causa di questo affanno, ma forse la causa più profonda è nel non essere in grado di immaginare un progetto davvero diverso. Finché la base è quella della gestione militare, è difficile proporre alla gente, agli elettori una visione altra capace di sbugiardare e scardinare il consenso delle forze razziste. Loro dicono “li fermiamo tutti, non riconosciamo i loro diritti e difendiamo i nostri”, senza poi riuscire a modificare l’epocale fenomeno in sé, ma solo causando violazioni e violenze. Se i democratici dicono “li fermiamo quasi tutti, ma siamo buoni con quelli che rientrano nelle categorie più deboli”, perché dovrebbero avere più presa di chi dimostra più determinazione?

Ma fermiamoci un attimo qui e ascoltiamo altre immagini, altre voci.

Nelle stesse ore in cui Minniti promuoveva la sua immagine natalizia,  tre importanti servizi video sono stati pubblicati da Il Corriere,  Il Fatto Quotidiano e Repubblica. Il servizio del Corriere racconta i migranti che cercano di attraversare a piedi in mezzo alla neve la frontiera tra Bardonecchia e la Francia. Quello de Il Fatto si concentra sulla vita dei migranti bloccati lungo il fiume Roja a Ventimiglia. E infine quello di Repubblica è basato con intelligenza su una serie di interviste a migranti appena salvati dalla nave Acquarius di SosMediterranee, che raccontano come funzionano i respingimenti e gli arresti in Libia, da cui stanno scappando. Perché in Libia i migranti vengono fermati, respinti, arrestati e poi se pagano possono ripartire di nuovo. In Libia funziona così da sempre.

Guardateli con calma. Durano sette-otto minuti. Ma meritano attenzione. Non sfogliateli di fretta. Sarebbe controproducente. Perché i tre video hanno in comune una grande qualità: ascoltano e danno valore alle parole dei protagonisti. Non sono passaggi veloci sulle loro sfortune o sulla loro povera condizione. I videomaker che li hanno realizzati si sono fermati, hanno provato a capire, hanno soprattutto lasciato le persone parlare, spiegare, guidare la nostra conoscenza e anche la nostra ignoranza. Se vi prendete questi venticinque minuti (oddio quanti!?… pazzesco come si sia spappolata la nostra capacità di concentrazione, vero?) allora credo avrete la base per iniziare a pensare come poter uscire dal soffocamento che porta Minniti a farsi fotografare con il bambino africano e gran parte della classe dirigente europea a ritenere giuste le missioni militari e gli accordi con i peggiori governi africani e nord africani per fermare le invasioni.

Partiamo dall’unico dato di fatto condiviso: tutti ormai, dopo anni di distrazione, concordiamo nel dire che le migrazioni sono l’evento epocale dei nostri giorni e che non possono più essere considerate delle emergenze. Allora credo che se di un evento epocale si tratta, può essere l’occasione giusta per provare ad immaginare anche un cambiamento epocale. Come chiedere la fine della schiavitù nel ‘700, la fine dei regimi monarchici assoluti nell’800, i diritti per i lavoratori e addirittura per i senza lavoro nel ‘900, l’abolizione delle frontiere in Europa alla fine del ‘900. Come questi cambiamenti epocali, possiamo forse ora avere il coraggio di chiederne un altro. Proviamo insieme a capire quale.

L’articolo originale può essere letto qui