Il 9 novembre la Corte d’Appello della Mauritania ha annullato la condanna a morte emessa nel dicembre 2014 nei confronti di Mohamed Mkhaïtir, giudicato colpevole in primo grado di aver pubblicato un post “blasfemo” sul suo profilo Facebook.

Un anno prima Mkhaïtir aveva pubblicato un post nel quale criticava l’uso della religione per giustificare pratiche discriminatorie contro la casta oppressa dei blacksmith, a cui appartiene.

Arrestato il 5 gennaio 2014, per sei mesi Mkhaïtir era stato posto in una cella d’isolamento priva di doccia e servizi igienici.

Nel corso del primo processo Mkhaïtir si era ripetutamente scusato spiegando che non era stata sua intenzione quella di offendere il profeta Maometto.

La Corte d’Appello ha commutato la pena in due anni di carcere e una multa equivalente a 145 euro. Avendo già scontato quasi il doppio della pena, Mkhaïtir è stato rimesso in libertà.

Ora sta alle autorità mauritane garantire che Mkhaïtir sia tutelato dalle minacce di morte che hanno continuato a pervenirgli anche quando era in carcere. Dopo la pubblicazione del post folle di facinorosi erano scese in piazza chiedendo la sua testa. Suo padre è stato costretto ad andare in esilio.