Penso che molti non conoscano (i giovani) o abbiano rimosso quello che ha rappresentato la Nato per l’Italia (e non solo): è impossibile capire i misteri dell’Italia, le trame nere, i delitti, gli attentati, i tentativi di colpo di stato senza tenere conto del ruolo che hanno giocato la Nato e l’adesione dell’Italia all’Alleanza. In questo momento è accesa la questione della richiesta al Governo italiano di firmare il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (a cui la Nato si oppone) e di chiedere la rimozione delle decine di testate nucleari schierate sul nostro territorio, ma conoscere, sia pure a grandissime linee, la storia precedente sostanzia l’obiettivo di uscita dalla Nato.

Non potendo entrare in dettagli abbonderò di riferimenti precisi per chi voglia approfondire.

 

Le torbide origini della Repubblica e del clima atlantico

Le torbide manovre politiche che prepararono il clima atlantico ebbero inizio ben prima della fine della Seconda Guerra Mondiale. Dal luglio 1943 al 1945 si giocò, soprattutto in Sicilia e nel Sud, una partita decisiva per il futuro dell’Italia[1]. Herbert Kappler[2] organizzò, con la complicità dell’aristocrazia e del Vaticano, una rete segreta nazifascista che si articolava in una miriade di formazioni paramilitari clandestine, legate ai poteri criminali e al banditismo. Gli Usa dal 1942 attraverso la mafia americana attivarono una rete informativa in Sicilia in vista dello sbarco. Dopo la guerra la rete nazifascista cambiò forme, integrandosi con mafia, separatismo, indipendentismo, banditismo, con esplicite complicità e coperture delle forze dell’ordine: cambiò solo chi dava gli ordini, il Comando Alleato in Italia.

Dopo la proclamazione della Repubblica (2 giugno 1946) i Carabinieri elaborarono un piano per promuovere la creazione di bande armate nel Sud, legate al Re in esilio e ad una rete internazionale, in vista di un colpo di stato[3], con il favore degli alleati. Nel piano eversivo si inserì la strage di Portella della Ginestra (1o maggio 1947).

Il 10 luglio 1947 venne fondata la Cia, e gli Usa decisero di fornire armi e denaro ai movimenti paramilitari anticomunisti, neofascisti e monarchici purché si organizzassero sotto un comando unico: furono i prodromi della struttura Stay Behind e “Gladio”, che seguì lo schema nazista[4].

Il 1947 segnò una svolta nella strategia Usa: l’ala militarista che voleva continuare l’occupazione militare fu sconfitta, e si preparò la nascita della Nato[5].

 

Sovranità limitata, stop ai comunisti!

«Quando [il trattato Nato] viene esplicitamente formalizzato [1949], sul piano militare si ebbero cessioni di quote di sovranità in cambio di garanzie contro il nemico esterno e interno, percepito come unico e mortale»[6]: ecco l’origine della militarizzazione dell’Italia, con l’invasione delle basi militari straniere! Così l’installazione nel 1960 di 30 missili Jupiter con testata nucleare in Puglia fu condotta segretamente, è grave che oggi pochi lo ricordino o lo sappiano: «La storia era cominciata nel settembre 1958 quando gli americani, allora era presidente Eisenhower, insistettero presso il governo italiano perché accettasse l’installazione di alcuni missili a gettata intermedia, con testate nucleari, in grado di colpire i paesi satelliti dell’Unione sovietica … e alcune partii occidentali della stessa Urss. Le trattative durarono a lungo (rigorosamente segrete) …»[7]. «Protocolli segreti della Nato affidavano ai servizi segreti dei paesi firmatari la prevenzione dell’avanzata comunista»[8].

La fedeltà atlantica è stata la condizione posta a tutte le forze di sinistra che hanno avuto ambizioni istituzionali o di governo. Avvenne per l’apertura al Psi nei primi anni ’60 (Governo di centro-sinistra); si ripeté per il Pci in vista del Compromesso Storico negli anni ’70. Avvenne dopo la caduta del regime franchista per il Partito Socialista spagnolo, che rovesciò la posizione rispetto alla Nato determinando l’esito negativo del referendum popolare del 1986, che portò anche la Spagna tra le braccia dell’Alleanza; è accaduto alla giovane Slovenia, le cui posizioni favorevoli al disarmo nucleare rientrarono quando si trattò di aderire alla Nato[9]; è accaduto con varie modalità a tutti i paesi dell’Est europeo. La «gabbia» della Nato è stata un potente strumento di allineamento politico, ed ha condizionato anche il processo di allargamento dell’Unione Europea.

Ma non bastò la fedeltà atlantica per evitare al Psi la trappola che scattò nell’estate 1964, per neutralizzare l’apertura ai socialisti, con il “Piano Solo”[10] preparato, d’accordo con il Presidente della Repubblica Segni e gli Usa, dal Gen. De Lorenzo e dal Sifar[11], guarda caso 12 giorni dopo l’autorizzazione del Parlamento ad aderire alla Nato, e 5 giorni prima della firma del Patto a Washington. Del Sifar sono ormai note non solo le illegalità, ma anche i profondi legami con la Nato: una rete organica fra organizzazioni e trame eversive, servizi segreti e occulti, esercito, carabinieri e ufficiali dell’Alleanza per garantire la nostra fedeltà atlantica e arginare i comunisti[12].

Gli anni tra il 1962 e il 1964 furono cruciali per il futuro del paese. Un’operazione a vasto raggio tagliò definitivamente le gambe alle aspirazione e ai progetti di uno sviluppo autonomo e avanzato dell’Italia: l’omicidio di Enrico Mattei (27 ottobre 1962); gli intrighi delle «Sette Sorelle» petrolifere; l’attacco di Saragat (esecutore di direttive probabilmente internazionali) del 1963 al Presidente del Cnen, Felice Ippolito, e il successivo processo che seppellì le aspirazioni nucleari italiane; l’analoga incriminazione di Domenico Marotta, che aveva portato l’Istituto Superiore di Sanità ad alti standard internazionali; la cessione nel 1964 alla General Electric della Olivetti, che era divenuta leader mondiale nei computer. Furono vicende e complotti che chiusero per sempre quella che si era configurata dal dopoguerra come un’alternativa, pur sempre interna allo sviluppo capitalistico, per fare uscire l’Italia dal ruolo internazionale subalterno che le era stato assegnato.

 

La trama eversiva da Piazza Fontana al rapimento Moro

La strategia della tensione partì in quegli anni, con vaste complicità internazionali, all’interno del contesto atlantico. È impossibile riassumere eventi così complessi, e con aspetti tuttora oscuri.

Complicità di apparati dello Stato (carabinieri, esercito), con forniture di armi e avallo della Nato[13], organizzazioni fasciste italiane (1966 “Ordine Nuovo”, ON) e internazionali (1966 Aginter Press, con base in Portogallo, legami con i servizi internazionali, la destra del Partito Repubblicano Usa, la Cia, ON[14]). Ma esistette probabilmente una struttura clandestina internazionale più ampia che non conosciamo, con diverse catene di comando, inglobata dell’apparato difensivo Nato[15].

Dietro gli attentati della primavera-estate 1969 c’era già l’idea del colpo di stato: dietro c’erano i Colonnelli del colpo di stato in Grecia![16] Il Commissario Juliano aveva scoperto quasi tutto, ma il 23 luglio 1969 venne destituito e incriminato: la verità non si doveva sapere! Indagini successive individuarono anche il deposito di esplosivo, con esplosivo Nato![17] Vi fu uno duro scontro nella DC, in ballo c’è l’apertura al Pci: vi furono pressioni Nato e della destra internazionale. La tensione salì con un crescendo dagli attentati ai treni alla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre: dietro c’era la regia di ON e Alleanza Nazionale, ma la regia superiore venne dall’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno ed era collegata alla Nato e pilotata dagli Usa[18].

Il 13 dicembre il Sid conosceva già esecutori, intermediari, mandanti internazionali di Piazza Fontana, ed anche la natura militare dell’esplosivo utilizzato[19]: iniziarono gli occultamenti e i depistaggi, la verità non doveva emergere![20]. Quel 12 dicembre di Piazza Fontana Moro era a Parigi ed appoggiava la proposta di sospensione della Grecia dei Colonnelli dal consesso europeo, la Nato era allarmata: il giorno successivo Moro moderò la posizione italiana[21]. La DC si compattò attorno a Moro, bloccando la spinta autoritaria di Saragat e il golpe; l’oceanica mobilitazione popolare impedì la provocazione del Msi.

 

Da un golpe all’altro, fino al “golpe di Via Fani”: la fine segnata di Aldo Moro

«Quello che non riuscì nel dicembre 1969 venne bissato, con logiche politiche diverse, nel dicembre 1970, con il tentato golpe del comandante Junio Valerio Borghese. … Ad appoggiare il progetto anche la mafia … la Nato e la Germania, a livello militare … tra i finanziatori c’erano diversi armatori genovesi, il petroliere Attilio Monti ed Eugenio Cefis dell’Eni»[22].

Ma la storia si ripeté altre volte. «Nell’estate 1974 era previsto il tentativo di golpe bianco di Edgardo Sogno, e ci fu la strage dell’Italicus. Aldo Moro doveva essere su quel treno: scese solo per una fortuita coincidenza. In settembre, a Washington, Henry Kissinger lo ammonì a non procedere nella sua linea di “attenzione” al Pci»[23].

La strage di Piazza della Loggia (Brescia 28 maggio 1974, 8 morti, 102 feriti[24]), in qualche modo chiuse la fase del terrorismo nero. Ci fu un cambiamento di strategia degli Usa, che abbandonarono l’appoggio ai governi fascisti in Europa (nel 1974 caddero i regimi portoghese, greco e cipriota), la lotta al comunismo proseguì con altri mezzi, meno rozzi.

Si sviluppò la torbida fase del terrorismo rosso (o presunto tale), un processo storico troppo complesso per venire analizzato in questa sede. De Lutiis afferma: «Molti indizi lasciano ritenere che vi sia stata quanto meno una tutela esterna del terrorismo, la cui attività era perfettamente funzionale ai disegni di chi intendeva opporsi con ogni mezzo allo spostamento a sinistra dell’asse politico italiano»[25]. E’ certo che quando furono catturati Curcio e Franceschini nel 1974 (ma ne sfuggì, forse non a caso, il personaggio molto equivoco di Mario Moretti) «le BR potevano essere decimate nel giro di poco tempo, ma si preferì una via diversa»[26], perché «c’era qualcuno in ambiente qualificato che aveva interesse che le scorrerie delle BR continuassero»[27].

Come non ricordare la drammatica accusa di Per Paolo Pasolini sul Corriere della Sera del 14 novembre 1974? «Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato “golpe” (e che in realtà è una serie di “golpe” istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano … Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna. … Io so i nomi del “vertice” che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di “golpe”, sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli “ignoti” autori materiali delle stragi più recenti. … Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni … che si sono messi a disposizione, come killer e sicari … Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti … Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.»[28] Pasolini venne assassinato 11 mesi e 18 giorni dopo! Il 2 novembre 1975. Un recentissimo libro inchiesta di Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, chiede la riapertura delle indagini: «Pier Paolo Pasolini era spiato dall’ufficio stragi del Sid»[29].

Ma la scia si sangue continuò. La vicenda del rapimento di Moro nel marzo 1978 ebbe una svolta quando fu chiaro che lo statista stava parlando e rivelando segreti indicibili: tra queste Gladio e il sistema difensivo della Nato. La DC (Andresti) non voleva Moro libero, e fermò le offerte di Cosa Nostra e della camorra, di Paolo VI di trattare la sua liberazione. Il memoriale di Moro è stato amputato, manomesso e rimaneggiato nelle parti che assolutamente non dovevano divenire di pubblico dominio[30].

Anche successivamente il segreto venne protetto con tutti i mezzi: i costanti depistaggi dei servizi nei confronti della magistratura nelle indagini per gli attentati e le trame dal 1969 al 1974 «volevano impedire che i giudici scoprissero l’esistenza di Gladio … e di quella vasta rete di organizzazioni paramilitari clandestine legate agli apparati, dovevano difendere il segreto Nato»[31].

Ma perché Gladio era così importante? Perché Andreotti ne rivelò l’esistenza nel 1990? «Gladio, lo Stay behind per così dire “ufficiale”, non era l’unica struttura militare-civile clandestina: faceva da cappello a un intero arcipelago di reti e organizzazioni parallele che hanno operato in Italia, una nazione dove anche i gesuiti e l’Azione cattolica hanno avuto la loro struttura segreta armata»[32].

La rivelazione dell’esistenza di Gladio fatta da Andreotti nel 1990 fu in realtà un depistaggio: svelare la punta dell’iceberg «per salvare l’organizzazione»[33].

Ii misteri e le ipoteche atlantiche non finiscono qui. Per la strage di Ustica (27 giugno 1980) il ruolo del nostro paese nel contesto internazionale consentiva a navi ed aerei militari stranieri di scorrazzare nei nostri cieli e mari, provocando veri scenari di guerra: questa nostra subalternità consente a Francia e Stati Uniti di tacere con protervia a qualsiasi richiesta di chiarimento. Questo si è ripetuto per il disastro della «Moby Prince» dell’11 aprile 1991 e l’ormai indubbia quanto misteriosa presenza di navi da guerra quella notte nella rada di Livorno[34]. È evidente per tutti che gli Stati Uniti e i paesi della Nato conoscono perfettamente la verità, non solo su questo mistero, sulla strage di Ustica del 27 giugno 1988, e su tutti i misteri italiani: anche noi, come Pasolini, sappiamo, ma i nomi sono ancora gelosamente celati!

L’«armadio» dei misteri della Repubblica nasconde ancora molte delle pesanti ingerenze internazionali, nelle quali la Cia e il Mossad hanno operato impunemente nel quadro della ferrea collocazione atlantica del nostro paese.

 

1999 il “Nuovo concetto strategico” e il rilancio dell’aggressività della Nato

Mi fermo qui, gli sviluppi più recenti dovrebbero essere anche maggiormente conosciuti: la radicale trasformazione della Nato in un’alleanza apertamente aggressiva e interventista con il Nuovo Concetto Strategico inaugurato dopo la scomparsa del “nemico”, nel 1991. La nuova storia delle missioni dell’Italia all’estero.

[1]              G. Carrubba, Storia Segreta della Sicilia. Dallo Sbarco Alleato a Portella della Ginestra, Bompiani, Milano, 2005; G. Casarrubea e M. J. Cereghino, Tango Connection, Bompiani, Milano, 2007; Lupara Nera, Bompiani, Milano, 2009.

[2]              Kappler aveva comandato l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Arrestato dagli inglesi e trasferito alle autorità italiane fu condannato all’ergastolo. In carcere riceveva la pensione dal governo di Bonn. Ammalato di tumore, nel 1976 fu trasferito all’ospedale del Celio a Roma, da dove il 15 agosto 1977 riuscì a fuggire in Germania dove visse libero e morì il 7 febbraio 1978. Nella sua fuga sono state ipotizzate pesanti complicità di una struttura dei servizi segreti italiani rimasta occulta fino a pochi anni fa, detta “Noto servizio” o “Anello” (S. Limiti, L’Anello della Repubblica, 2008).

[3]              Casarrubea e Cereghino, Lupara Nera, cit., pp. 352-53, 357, 362.

[4]              Ibidem, pp. 413-15, 440.

[5]              Ibidem, pp. 441-42, 447-48. Quando ci fu la “Crisi dei missili a Cuba”, li snantellamento delle rampe dei missili in Italia puntati verso l’Urss fu il prezzo (segreto) pagato da Kennedy a Kruscev.

[6]              L. Cortesi, Linee e caratteri della politica estera italiana dopo la seconda guerra mondiale, in S. Minolfi (a cura di), L’Italia e la nato, Napoli, CUEN, 1993, p. 33.

[7]              Giorgio Nebbia, “Quando in Puglia c’erano 50 megaton di bombe nucleari“, 3 marzo 1999, http://www.peacelink.it/disarmo/a/1464.html. I documenti furono tenuti rigorosamente segreti, e furono resi accessibili molto più tadi grazie ad una speciale legge americana sulla “Libertà di accesso alle informazioni”; ora declassificati sono disponibili sul sito http://www.hfni.gsehd.gwu.edu/~nsarchiv/nsa/NC/nuchis.html.

[8]              Philip Willan, I Burattinai, Pironti, Napoli, 1993, pp. 33-34.

[9]              Franco Juri, La vergogna nucleare, 10.08.2005, http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/4592/1/50/

[10]             V. ad esempio G. Pellegrino, G. Fasanella, C. Sestieri, Segreto di Stato, Sperling & Kupfer, 2008, pp. 46 segg.

[11]             Il servizio segreto dell’esercito che era nato ad opera di Pacciardi «come emanazione diretta del vecchio Sim fascista e in un regime di assoluta dipendenza dalla Cia» (A. Cipriani e G. Cipriani, Sovranità Limitata. Storia dell’Eversione Atlantica in Italia, Presentazione di S. Flamini, Edizioni Associate, Roma, 1991, p. 31).

[12]             V. ad es.: G. De Lutiis, Storia dei Servizi Segreti in Italia, Editori Riuniti, Roma, 1991 (pp. 128 e segg.); Stefania Limiti, L’Anello della Repubblica, Chiarelettere, Milano, 2009, pp. 14-15, 41,121, 133.

[13]             Limiti, cit., pp. 121, 126-31 (Fumagalli sarà costantemente protetto per i segreti che custodiva, pp.  126-27); Pellegrino et al., cit., pp. 74, 101: P, Cucchiarelli, Il Segreto di Piazza Fontana, Ponte alle Grazie, 2009, pp. 542,597.

[14]             Cucchiarelli, cit., pp. 58-60: gli uomini dell’Aginter operavano direttamente in Italia, p. 538, le carte dell’Aginter sono ancora gravate dal segreto Nato, p. 539. Anche Pellegrino et al., cit., p. 62.

[15]             Pellegrino et al., cit, p. 57. Cucchiarelli, cit., pp. 58-60, 485; G. De Lutiis, Prefazione a Limiti, cit., pp. 13-15.

[16]             Dittatura militare dal 1967 al 1974.

[17]             Cucchiarelli, cit., pp. 386-89.

[18]             Cucchiarelli, cit., pp. 431, 438, 441; «gli agenti Cia infiltrati tra i gruppi della destra avevano la loro base nelle sedi dei comandi Nato di Verona e Vicenza», p. 530, 577; vi erano legami tra Valerio Borghese, la mafia e gli Usa, i quali confermarono il loro avallo al golpe, p. 546-47. Pellegrino et al., cit., pp. 57, 83.

[19]             Ivi, pp. 401, 406, 417, 451, 598. L’inchiesta a tutto campo di Paolo Cucchiarelli apre scenari inattesi e inquietanti su Piazza Fontana, la strategia della tensione e le complicità internazionali.

[20]             La pista nera rimase coperta: Cucchiarelli, cit., pp. 451-54. ON aveva accesso ai Nasco (depositi di armi e esplosivi di Gladio): «in quei depositi occulti gli esplosivi provenivano dai paesi dell’Est e venivano gestiti d’intesa con la Nato» (p. 131, 136, 505). È il caso di ricordare che nell’ultimo processo per Piazza Fontana, in Cassazione nel 2005, tutti gli imputati sono stati assolti, e i parenti delle vittime della strage sono stati condannati a pagare le spese processuali!

[21]             Cucchiarelli, cit., pp. 464-76.

[22]             Cucchiarelli, cit., pp. 542-47; Pellegrino et al., cit., pp. 69-71.

[23]             Cucchiarelli, cit, p. 619; Limiti, cit., pp. 176-77 (Curcio ha raccontato che le carte “esplosive” su Edgardo Sogno in mano alle BR furono fatte sparire, p. 138).

[24]             Il processo si è chiuso (dopo 43 anni!) nel giugno 2017.

[25]             De Lutiis, Il Golpe, cit., p. 14. Il Mossad israeliano cercò contatti con le BR, interessato ad alimentare l’instabilità in Italia, per contrastare la politica di apertura di Moro verso i paesi arabi, ivi, pp. 85-86.

[26]             Limiti, cit., p. 137; De Lutiis, Il Golpe, cit., p. 91. Già in una precedente occasione, il 2 maggio 1972, tutto il gruppo dirigente della BR avrebbe potuto essere arrestato, ivi, pp 69-69.

[27]             De Lutiis, Storia dei Servizi Segreti in Italia, cit., pp. 249-50. «Il fenomeno dell’eversione rossa fu lasciato vivere forse perché poteva essere opportunamente manovrato per garantire quell’instabilità che prima del 1974 era stata appaltata all’eversione nera», Limiti, cit., p. 139.

[28]             Pier Paolo Pasolini, “Cos’è questo golpe? Io so”, Corriere della Sera, 14 novembre 1974, articolo completo: http://www.corriere.it/speciali/pasolini/ioso.html. Il medesimo mistero denuncia a proposito di Pasolini il saggio di Carlo Lucarelli, Pasolini, un Segreto Italiano, 2015.

[29]             P. Bolognesi e A. Soarzani, Pasolini. Un omicidio politico. Viaggio tra l’apocalisse di Piazza Fontana e la notte del 2 novembre 1975, Castelvecchi, 2017. Vedi P. Biondani, “Pier Paolo Pasolini era spiato dall’ufficio stragi del Sid: riaprite le indagini sull’omicidio”, L’Espresso, http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/11/02/news/pier-paolo-pasolini-omicidio-riaprire-il-caso-1.313185.

[30]             Pellegrino et al., cit., pp. 220 e 253. «Una parte degli scritti, quelli con gli elenchi degli appartamenti a Gladio, fu ritrovato addirittura negli archivi della Digos» da due consulenti della Commissione sul terrorismo e le stragi, Limiti, cit., p 223.

[31]             Pellegrino et al., cit., pp. 108-09. Sapendo che le BR stavano carpendo a Moro segreti di tale portata si attivarono i Servizi sia dell’Est che della Nato: «è possibile che durante il sequestro Moro i Servizi americani e quelli Nato siano riusciti a mettersi in contatto con i brigatisti, direttamente o attraverso intermediari», Pellegrino et al., cit., p. 192.

[32]             Cucchiarelli, cit., p. 507; P. Cucchiarelli e A. Giannuli, Lo Stato Parallelo, Gamberetti, Roma, 1997, p. 49; Pellegrino et al., cit., p. 56. «Gladio, struttura ufficiale del Sid gestita dalle Forze armate all’interno di una legittimazione Nato, usava una rete di civili che dovevano “reclutare” i partigiani in vista della resistenza all’invasore comunista; i Nuclei di Difesa dello Stato (Nds) invece erano un esercito di civili che si sviluppava parallelamente alle legioni dei Carabinieri. Gladio e gli Nds si sovrapponevano. La struttura di questa commistione era costituita … dalle “Unità di pronto impiego” (Upi). … In effetti, le Upi sono state fatte passare come interne alla struttura di Gladio, ma sono una cosa ben diversa: gli aderenti a Gladio risultano essere in tutto 622; solo l’Upi del Friuli aveva invece armi ed esplosivi per 2000 uomini. E nessuno ha mai visto l’elenco degli aderenti alle Upi … I Nds erano il nucleo operativo scelto delle Upi, più vasta struttura inserita nella Stay behind della Nato» ( Cucchiarelli, cit., p. 509; anche Pellegrino et al., cit., p. 24). Dal 1972, con la scoperta dei depositi di armi, i Nds passarono sotto la supervisione Nato.

[33]             Ivi, p. 511 (si leggano tutte le pagine 505-516), 541. Nel 1974 il giudice padovano Tamburino stava indagando sulla Rosa dei Venti, ma «la Cassazione gli sottrasse l’istruttoria nel momento in cui il magistrato stava per arrivare a lambire i vertici della Nato», De Lutiis, Il Golpe, cit., p. 64.

[34]             Anche per la Moby Prince l’inchiesta è stata riaperta: Enrico Fedrighini, Moby Prince. Inchiesta riaperta, «il manifesto», 19 giugno 2009.