di Jake Johnson, giornalista di Common Dreams

Dopo essersi dedicato per mesi a temi come l’assistenza sanitaria, i diritti sindacali e il salario minimo a 15 dollari, in un discorso tenuto giovedì scorso al Westminster College di Fulton, nel Missouri, dove gli è stata conferita la laurea honoris causa in Scienze Politiche, il senatore del Vermont Bernie Sanders si è concentrato sulla politica estera americana e sulla cosiddetta guerra al terrore, da lui definita un “disastro” per il mondo e per gli Stati Uniti.

Il discorso ha toccato molti temi – dalla storia degli interventi degli Stati Uniti alle minacce poste dal cambiamento climatico e dalla proliferazione nucleare – e ha invocato la necessità di una visione ampia della politica estera, che comprenda questioni come la disuguaglianza globale, il potere delle multinazionali e la crescita dei movimenti razzisti negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

“La politica estera deve decidere se continuare a difendere i valori di libertà, democrazia e giustizia, che hanno rappresentato un faro di speranza per gente di tutto il mondo, o se sostenere regimi anti-democratici e repressivi, che torturano e imprigionano i cittadini e negano loro i diritti umani fondamentali” ha detto Sanders.

In precedenza:

In base a estratti ottenuti dal Daily Beast prima del suo intervento, secondo Sanders  l’interventismo americano all’estero alimenta il problema che afferma di voler eliminare. “Orientare la strategia di sicurezza nazionale intorno al terrorismo ha permesso a poche migliaia di estremisti violenti di dettare la politica della nazione più potente della terra. Così si risponde al terrorismo dandogli proprio quello che vuole.”

Il Westminster College di Fulton, nel Missouri, è stato il teatro del famoso discorso di Winston Churchill sulla Cortina di Ferro. Secondi diversi progressisti questo intervento potrebbe costituire un momento decisivo per Sanders, che molti considerano un candidato di punta per le elezioni presidenziali del 2020.

Alcuni paragonano il discorso di Sanders alle dichiarazioni del leader laburista britannico Jeremy Corbyn, che ha a sua volta definito un fallimento la guerra al terrore e individuato un legame tra la politica estera del Regno Unito e la crescita del terrorismo.

Per offrire un esempio di ciò che si può ottenere con la diplomazia, Sanders parlerà dell’accordo sul nucleare iraniano, al momento minacciato dall’amministrazione Trump. L’accordo si contrappone a decenni di interventismo americano, che hanno causato conflitti senza fine all’estero.

“Paragonerà la guerra in Iraq, ormai ritenuta dalla maggioranza un disastro, con l’accordo con l’Iran, ossia un esempio di come dovrebbe lavorare la leadership americana, usando la diplomazia e arrivando a un consenso internazionale per affrontare una sfida condivisa” ha raccontato all’Huffington Post un collaboratore di Sanders. Ha aggiunto anche che il discorso sottolineerà le enormi conseguenze che la politica estera americana ha nel paese, parlando delle “truppe inviate all’estero e del denaro sprecato in Iraq che avrebbe potuto andare alle infrastrutture, all’assistenza sanitaria e a efficaci aiuti internazionali”.

I commenti di Sanders arrivano in un momento di crescenti tensioni globali e seguono a ruota il primo discorso di Trump alle Nazioni Unite, nel quale ha minacciato di “distruggere completamente la Corea del nord”, un’affermazione criticata  da molti come “genocida.”

“La retorica roboante del Presidente Trump è fuori luogo quando abbiamo davanti la possibilità di una guerra nucleare che potrebbe uccidere milioni di persone” ha dichiarato Sanders in agosto, dopo i commenti di Trump sulla volontà di scatenare “fuoco e furia” sulla Corea del nord. Deve essere invece ricercata una “strategia diplomatica globale”.

Come ha sottolineato il giornalista di New Republic’s Graham Vyse in un pezzo uscito all’inizio della settimana,  il discorso di Sander punta a colmare un vuoto cruciale, ossia la mancanza di una chiara e articolata visione progressista della politica estera.

“Viste le continue crisi interne provocate dall’amministrazione Trump – la più recente delle quali è l’ultimo, disperato tentativo di abrogare l’Obamacare— è comprensibile che i Democratici non si siano tanto concentrati sulla politica estera” ha osservato Vyse. “Il discorso di Trump all’ONU però sottolinea l’urgente bisogno che l’opposizione comunichi la propria agenda internazionale, spiegando con chiarezza quali rapporti avrebbero i Democratici con il mondo se dovessero riprendere il potere.”

Traduzione dall’inglese di Anna Polo