Ci auguriamo che le scelte del Comune di Torino e dei Comuni dell’Area Metropolitana siano le migliori,  che i nuovi amministratori  siano tutti onesti e capaci, e che nei prossimi tre anni sappiano gestire SMAT non a scopo di lucro ma a tutela del bene comune più prezioso per la vita e per l’ambiente.

Se SMAT è stata finora gestita bene secondo le regole di mercato, d’ora in poi dovrà darsi finalità coerenti con la volontà del popolo italiano espressa nei referendum del 2011 rimasti tuttora inapplicati. Un ritardo che il Consiglio Comunale di Torino, e altri 40 Comuni della provincia, stanno cercando di colmare deliberando la trasformazione di SMAT in Azienda di proprietà e gestione pubblica e partecipativa.

Al nuovo Consiglio di Amministrazione SMAT chiediamo di non gestire più la nostra acqua come una merce da cui trarre profitti, ma come il più essenziale dei Beni Comuni che non sono di proprietà ma d’uso dei cittadini,  eliminando  gli sprechi e avendo cura della qualità del bene per lasciarlo a chi verrà dopo nelle stesse condizioni in cui lo si è ricevuto.

La crisi idrica della scorsa estate ha dimostrato la necessità e urgenza di cambiare strada nella gestione della nostra acqua: prioritaria è l’eliminazione dello spreco idrico (92 milioni di metri cubi l’anno, ammessi dalla stessa SMAT), definizione di tutte le aree di salvaguardia a tutela della qualità dell’acqua, installazione dei  misuratori di captazione per prelevare solo l’acqua che ci serve, e un grande piano di sostituzione delle condotte idriche ormai troppo vecchie.

Un ruolo propulsivo dovrà essere esercitato anche dai Comuni soci di SMAT ai quali è stato fatto credere che siano “fisiologiche “ le perdite idriche del nostro acquedotto, quando oleodotti o gasdotti non perdono neanche una goccia!

Il Comitato provinciale Acqua Pubblica Torino