Il massacro di Curuguaty avvenne il 15 giugno 2012, quando centinaia di agenti di polizia  cercarono di far sloggiare circa 70 campesinos dalle terre di Marina Kué che avevano occupato per integrarle alla riforma agraria. Vi fu una sparatoria che uccise 11 campesinos e 6 agenti. Non vi fu nessuna indagine per la morte dei campesinos, solo per quella degli agenti.

Le condanne a 11 campesinos per il massacro di Curuguaty, che causò, oltre i 17 morti, il colpo di stato istituzionale contro Fernando Lugo sono state a pene tra i 30 e i 4 anni.  Lo scorso 30 maggio la Corte d’Appello Canindeyú,  ha confermato la condanna di 30 anni di carcere per Rubén Villalba e  tra i 4 e i 20 anni per gli altri 10, confermati colpevoli per quello che accadde nel giugno 2012.  L’avvocato difensore, Jorge Bogarín, ha spiegato che la Corte d’Appello ha riconosciuto  il ricorso presentato dalla difesa dei condannati, ma ha deciso di confermare in tutte le sue parti la condanna del luglio 2016.

Rubén Villalba, Nestor Castro, Arnaldo Quintana, e Luis Olmedo resteranno nel carcere di Tacumbú, Asunción, tra i 30 e i 20 anni.

Lucía Agüero, Fany Olmedo y Dolores López resteranno per 6 anni agli arresti domiciliari.                Felipe Benitez Balmori, Alcides Ramírez, Juan Carlos Tillería e Adalberto Castro, condannati a quattro anni, erano stati rilasciati per aver già trascorso in carcere tra il 2012 e il 2016 il tempo della pena.

Bogarín ha  deplorato la decisione della Corte d’Appello e ha sottolineato che vi è sempre stata la speranza che di invertire una sentenza infondata e con molte lacune:  “numerosi sono stati i motivi di annullamento, come, ad esempio la manipolazione della scena del crimine, ma le circostanze non sono state analizzate né dal tribunale né dalla Corte d’Appello.” Inoltre ha lamentato il ritardo di oltre 10 mesi per riunirsi ed esprimersi. Anche altri avvocati difensori si sono espressi con lo stesso tono di delusione e di critica.

Ora il caso del massacro di Curuguaty passerà alla Corte Suprema di Giustizia. Se anche questa istanza confermerà le condanne, come si prevede, il caso sarà presentato alla Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH), per violazioni multiple dei diritti umani come negazione di giustizia, violazione delle garanzie giudiziarie, persecuzione di innocenti, arbitrarietà e altro.

Questo cammino, ancora lungo e doloroso per gli undici campesinos e le loro famiglie, deve essere accompagnato da forti mobilitazioni nazionali e internazionali a sostegno di  innocenti condannati ingiustamente.