17 maggio ore 17,30-19,30
Corso Sempione, Milano

Più di 1 milione di palestinesi sono passati dalle carceri israeliane. Non esiste famiglia in tutta la Palestina occupata che non abbia sopportato la sofferenza dell’arresto di uno o più dei suoi membri. Oggi i detenuti politici sono 6500 di cui 300 bambini (13 bambine), 56 donne, 13 parlamentari. 500 palestinesi sono in carcere senza accuse precise e senza processo, in detenzione amministrativa, una misura repressiva risalente al periodo coloniale inglese, che può essere rinnovata arbitrariamente in modo indefinito

Israele detiene i prigionieri palestinesi in violazione delle leggi internazionali.

Lo sciopero della fame ha provocato la reazione rabbiosa dei leader israeliani, con ulteriori misure coercitive: trasferimenti selvaggi, isolamento dei leader più influenti, sequestro di oggetti personali, blocco a tempo indeterminato delle visite di avvocati e familiari

Israele applica alla popolazione palestinese un regime di occupazione militare, privando i palestinesi dei diritti più elementari.

Con lo sciopero della fame i prigionieri rivendicano:

  • Il diritto alle visite dei familiari.
  • La possibilità di comunicare al telefono con avvocati e familiari a cui è vietato l’ingresso in Israele.
  • Il diritto di ricevere cibo, libri e vestiti dai familiari.
  • La presenza di un prigioniero palestinese in cucina per verificare il vitto.
  • Il diritto alle cure, oggi negate, per 870 prigionieri che soffrono di malattie croniche.
  • Il rilascio dei malati di cancro.
  • La chiusura del carcere di Ramle, dove 19 prigionieri con paralisi vivono in condizioni disumane.
  • La fine del regime d’isolamento in gabbie o buche, applicato anche ai minori.

Israele non rispetta il diritto umanitario. I media tacciono, noi rompiamo il silenzio!

Scrive Marwan Barghouti, leader della protesta: “La libertà e la dignità sono diritti universali insiti nell’umanità, di cui tutte le nazioni e tutti gli esseri umani devono godere. I palestinesi non saranno un’eccezione. Porre fine all’occupazione metterà fine a questa ingiustizia e segnerà la nascita della pace.”

Coordinamento Lombardo Palestina