Le polemiche di questi giorni sui soccorsi in mare sono ignobili.

Sono ignobili perché vengono dal mondo della politica, che per primo dovrebbe sentire la responsabilità di affrontare la questione delle migrazioni in modo sistematico, aprendo possibilità sicure di accesso all’Europa, invece che costringere migliaia di persone a mettere a rischio la propria vita per attraversare il Mediterraneo.

Sono ignobili perché colpevolizzano alcuni tra i soggetti che stanno cercando di dare il loro aiuto nella più grande tragedia che l’Europa si è trovata ad affrontare dal dopoguerra e che – peraltro – lo fanno in strettissima collaborazione con lo Stato italiano, la Marina e il Ministero dell’Interno.

Sono ignobili perché ignorano l’urgenza e il dovere morale di salvare delle vite in pericolo prima di aprire qualsiasi dibattito sui modi e sugli strumenti di accoglienza: lo scorso anno 5.098 persone sono morte in mare. Dall’inizio di quest’anno anno sono 1.092.

E soprattutto sono ignobili perché non si pongono la domanda essenziale: perché queste persone fuggono dai loro paesi e sono disposte a mettere a rischio la loro stessa vita per arrivare in Europa?

Se guardiamo i paesi di provenienza di chi cerca rifugio in Europa, non possiamo nasconderci dietro nessuna ideologia. Siria, Afghanistan, Nigeria, Iraq, Eritrea sono i primi cinque: tutti paesi dove la popolazione è oppressa dalla guerra, dalla povertà o dal rischio di essere perseguitata.

Come organizzazione impegnata in alcuni di questi paesi, EMERGENCY è convinta che fino a che non ci si assumerà la responsabilità di quello che spinge i migranti a fuggire non si potrà mai affrontare in modo efficace la gestione del flusso di migranti e rifugiati che vedono nell’Europa l’unica possibilità di salvezza e che invece continuiamo a ignorare.

EMERGENCY è dalla parte delle istituzioni, Ong, agenzie internazionali, operatori del sociale e società civile che stanno svolgendo il loro compito con spirito di servizio e civiltà, secondo i principi costituzionali e le convenzioni internazionali.