Lo scorso 21 aprile è stato presentato a Torino presso il Centro di Studi Sereno Regis il primo libro in italiano dell’agenzia stampa internazionale per la pace e la nonviolenza Pressenza. Un libro che raccoglie editoriali, interviste e alcune foto del periodo 2014-2016 dell’edizione italiana di Pressenza, sull’esempio delle due edizioni già uscite in spagnolo negli anni scorsi.

Un incontro molto stimolante che tanto per gli interventi dei relatori quanto per quelli del pubblico presente ha dimostrato una volta di più l’importanza e il valore di offrire, specie in questo momento storico, un giornalismo per la nonviolenza e un tipo d’informazione sganciata dal mainstream e dalla subordinazione alle logiche di sistema.

Tra gli intervenuti Olivier Turquet, coordinatore della redazione italiana dell’agenzia, ha dapprima parlato della nascita di Pressenza nel 2009 per l’esigenza di accompagnare l’esperienza della prima Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza e successivamente ha sottolineato l’efficacia d’informare, su tematiche molto spesso oscurate, se non addirittura censurate, tessendo una rete internazionale di professionisti che prestano gratuitamente la propria opera.

Murat Cinar, giornalista turco, ha raccontato delle sua esperienza di crescita personale e professionale all’interno di Pressenza che gli ha consentito di vivere e praticare un ambito di lavoro libero, orizzontale e partecipativo dove molto spesso l’informazione si costruisce intorno ad una vera e propria intelligenza collettiva. “Una vera palestra professionale per me” ribadisce a più riprese Murat Cinar che conclude sottolineando come l’approccio giornalistico di Pressenza lo abbia anche invogliato a “impegnarsi a scrivere di quelle realtà positive e sconosciute della Turchia delle quali nessun scrive e che non riescono ad emergere nel panorama distruttivo dell’informazione tradizionale”.

Ed è proprio questo uno dei punti di forza di Pressenza così come sostiene nel suo intervento un’altra redattrice, Anna Polo, che da anni porta avanti un’idea di giornalismo divenuto essenziale per chi lavora e collabora con l’agenzia. “Illuminare l’oscurità, raccontare delle tante luci esistenti, ma sottaciute dal giornalismo del vecchio mondo, che danno una speranza all’umanità” dice ripetutamente riportando puntualmente degli esempi concreti di cui ha scritto e e di cui si è occupata quasi esclusivamente Pressenza.

Fare Rete e fare giornalismo per la nonviolenza denunciando da un lato su tematiche cruciali spesso dimenticate dal mainstream e dall’altro valorizzare il cammino di tante donne e uomini del mondo che militano e si attivano concretamente e quotidianamente per costruire un nuovo mondo e un nuovo umanesimo.

Infine è la volta del professor Massimo Zucchetti che esalta il valore sociale e culturale del lavoro svolto giorno per giorno da Pressenza che inolte lo colpisce positivamente per la capacità di copertura internazionale su temi primordiali come la nonviolenza, il disarmo, la non discriminazione, la pace e i diritti umani.

“Fare informazione come fa Pressenza serve ad altri per fare azione e condividere le conoscenze”, dice il prof. Zucchetti che continua poi “anche attraverso il giornalismo nonviolento la nonviolenza s’insedia nell’interno della coscienza collettiva. Questo è un cammino cruciale di cambiamento”.

Un lavoro minuzioso, quello di Pressenza, che dà luce alla diversità e dà spazio alla speranza. Un lavoro le cui fondamenta risiedono nella passione delle intelligenze e nel credo umanista dei suoi collaboratori.

Qui di seguito alcune foto dell’incontro al Centro Studi Sereno Regis di Torino