Dal 21 novembre scorso più di 200 lavoratori occupano l’aula magna dell’Istituto Superiore di Sanità chiedendo al governo di concretizzare la ripetuta promessa di stabilizzare un quarto del personale. Un patrimonio professionale, 530 precari che lavorano da oltre 10 anni con comprovata esperienza e competenza.

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ricopre un ruolo essenziale per la sanità italiana ed europea. Svolge funzioni di sorveglianza dei rischi chimici, biologici, ambientali ed epidemiologici; svolge, inoltre, attività di controllo per l’immissione sul libero mercato di prodotti industriali quali giochi, cibo e farmaci, per citarne alcuni. Infine, svolge attività di ricerca di base e traslazionale (trasformazione dei risultati sperimentali in applicazioni cliniche) di alto livello, registrando un incremento generale dell’Impact Factor (ossia l’indice del prestigio di una rivista scientifica) dell’ente superiore al 40% dal 2008. D’altra parte, in questi ultimi otto anni il budget dei fondi ordinari dell’ISS è stato ridotto di circa 25 milioni, a fronte di un continuo incremento di servizi e compiti istituzionali richiesti dai diversi Ministeri e rinnovati dall’odierno governo Gentiloni.

“Per svolgere al meglio le funzioni che gli sono attribuite” – dichiarano gli occupanti- “l’ISS necessita di investimenti urgenti. Il primo e non più rinviabile è la stabilizzazione dei 530 lavoratori, in larga parte ricercatori, che oggi pur in condizioni difficili, con strumentazione obsoleta e pochissimi fondi per lavorare, garantiscono l’assolvimento della mission dell’Ente”.  Ad oggi, l’ISS sopravvive in gran parte grazie a fondi che provengono da progetti di ricerca e servizi in cui è coinvolto sempre personale precario. Fondi non governativi che vengono impiegati per pagare il personale precario, le manutenzioni di tutte le strumentazioni e attrezzature di base, i consumabili e ovviamente la ricerca e i servizi stessi.

Una situazione questa che condiziona in maniera pesantemente negativa la capacità generale di svolgere il lavoro nel migliore dei modi, di competere a livello internazionale per l’assegnazione dei progetti stessi, che, con la crisi economica, sono di anno in anno più esigui, e, ancor più preoccupante per la salvaguardia della salute pubblica, rischia di compromettere la necessaria indipendenza e terzietà dei servizi prestati dall’ente.

E’ da più di un anno che la Ministra Lorenzin sostiene di voler risolvere queste criticità per il Servizio Sanitario Nazionale. Nel maggio scorso, durante un Open Day organizzato dal Presidente Ricciardi, la ministra dichiarò l’intenzione di impegnarsi per la stabilizzazione del precariato storico dell’Ente. Tuttavia il testo della legge di bilancio proposta a metà novembre non comprendeva alcuna voce al riguardo. E’ stato quello il momento in cui i lavoratori dell’ISS, durante un’assemblea della sigla sindacale USB PI, hanno deciso di occupare l’aula Pocchiari. Nell’arco di pochi giorni, grazie al lavoro congiunto del Presidente dell’ISS e del Ministro Lorenzin e grazie all’attenzione mediatica ottenuta dai lavoratori di #IssOccupato, sono stati individuati dai Ministeri della Salute (5 milioni) e della Funzione Pubblica (circa 6 milioni) le risorse necessarie ad avviare questo processo di rilancio dell’ISS.

Tuttavia le stabilizzazioni della funzione pubblica vengono trattate dal governo Renzi come oggetto di strumentalizzazione e ricatto politico: qualsiasi decisione al riguardo viene rimandata al seguito dell’esito referendario. Non solo, dopo l’insuccesso, Renzi si dimette votando la legge di stabilità senza alcuna modifica, lasciando nel limbo centinaia di migliaia di euro e il destino di centinaia di persone. Durante il presidio dei lavoratori di #IssOccupato del 15 dicembre al Ministero della Salute, la Ministra Lorenzin rassicura che i fondi sono stati riconosciuti e “bollinati” dal MEF e parla di un decreto governativo entro fino anno. Ma il 23 dicembre il decreto non ottiene il parere favorevole del Consiglio dei Ministri, segnando un nuovo inspiegabile arresto.

“Avevamo immaginato tutt’altro brindisi per il nuovo anno, ma non ci arrendiamo, siamo più determinati che mai a sostenere la legittimità e urgenza delle nostre richieste per il rilancio del principale ente di ricerca sanitaria del paese. Inizieremo il 2017 proclamando ”il primo sciopero del governo Gentiloni” dichiara il 29 dicembre Claudio Argentini di USB PI al termine della partecipata assemblea di #IssOccupato, che ha votato lo sciopero all’unanimità.

“Stiamo chiedendo, di fatto, di vederci restituire metà del fondo che dal 2008 ci è stato sottratto e avviare così un piano assunzionale che consenta di risolvere l’annosa problematica di tutto il precariato storico e liberi i fondi necessari al rilancio dell’Istituto. La stabilizzazione dei 530 precari permetterebbe di liberare risorse economiche da applicare nei progetti di ricerca e servizi dell’Ente, per rinnovare e ampliare la strumentazione, sbloccare le carriere, ristrutturare e mettere in sicurezza gli edifici, ripartire con la formazione del personale e infine riavviare un corretto circolo virtuoso che permetta un fisiologico ricambio generazionale” afferma una ricercatrice precaria da 11 anni, dall’aula magna dell’#IssOccupato.

In questi ultimi giorni, la stabilizzazione dei precari ISS è stata posta all’attenzione sia della Camera, nell’audizione del Presidente Ricciardi inerente al decreto sulla crisi del Mezzogiorno, sia al Senato dove, nell’ambito del decreto Milleproroghe, i senatori della Commissione Sanità hanno fatto propria l’analisi della Presidentessa Emilia De Biasi, avanzando la richiesta di introdurre nel provvedimento una disposizione per affrontarne la problematica. Tuttavia, i lavoratori dell’#IssOccupato sono stanchi delle parole e vogliono vedere fatti concreti; per questo continuano convinti nell’occupazione, proclamando lo sciopero del 25 gennaio, quando rappresenteranno il tortuoso percorso della loro vertenza attraverso gli avanzamenti e retrocessioni di un perverso gioco dell’Oca. Appuntamento il 25 gennaio in piazza Montecitorio alle 10,00.

Federica Fratini

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