Bisogna essere duri, senza mai perdere la tenerezza.

Ernesto Che Guevara

Il documentario colombiano Pizarro (2016) di Simón Hernández Estrada ha vinto il primo premio, il Colón de Oro, all’ultimo Festival di Cinema Iberoamericano di Huelva, Spagna.

http://www.pizarrolapelicula.com/

Pizarro è l’opera prima del regista Simón Hernández Estrada che ha dichiarato che quando si iniziò a produrre il documentario le trattative tra governo colombiano e FARC-EP non avevano ancora raggiunto un accordo ed ora il film vuole anche essere un contributo a una pace in Colombia definitiva e, quindi, duratura.

Carlos Pizarro nasce il 6 giugno 1951 a Cartagena de las Indias. Dopo aver studiato al collegio La Salle di Bogotá si iscrive a Diritto alla Pontificia Universidad Javeriana e si laurea.

Sensibile alle profonde ingiustizie della società colombiana si impegna nel movimento studendesco. Aderisce alla Juventud Comunista Colombiana (JUCO) e interviene in aree di violenza politica e sociale dove conosce direttamente le condizioni di sfruttamento del popolo colombiano. Nel 1968 a 17 anni aderisce alle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia). Per dissensi con il gruppo dirigente le abbandona e con altri compagni forma l’11 settembre 1973 l’ M-19 (Movimiento 19 de abril). L’M-19 si definisce nazionalista, bolivariano e socialista. Il 17 gennaio 1974 ruba alla Quinta de Bolívar a Bogotá, la spada di Simon Bolívar, El Libertador. Da allora la parola d’ordine di M-11 diventa “Bolívar, tu espada vuelve a la lucha”, “ Bolívar, la tua spada ritorna a lottare”. Altre azioni di guerriglia importanti, fra altre, furono l’appropriazione di 5000 prese all’esercito e un assalto alla caserma Cantón Norte. Il 14 settembre 1979 viene catturato e imprigionato. Presidente della Colombia è Julio César Turbay. Carlos Pizarro rimane prigioniero 3 anni e nel 1982 ritorna in libertà, grazie all’amnistia di Beliario Bentacur subentrato come presidente a Turbay. Amnistiato viaggia a Cuba e sostiene i dialoghi di pace con il governo Betancur. Dopo la morte del suo amico e compagno Jaime Batman diventa il numero due di M5s, il leader è Fayad y Ospina eed è nominato portavoce di M-11 nelle trattative con Betancur. Il 24 agosto 1984 si firmano gli Acuerdos de Corinto, ma gli scontri armati continuano. Carlos Pizarro e la sua compagna vengono feriti. L’esrcito colombiano continua, nonostante la tregua, ad attacare guerriglieri amnistiati e perfino l, accampamento di M-11 in Yarumales.

All’inizio 1985, M-19 rompe la tregua e riprende in mano le armi. Il 6 novembre l’organizzazione guerrigliera occupa il Palacio de Justicia a Bogotá e sequestra magistrati della corte suprema. Lo scopo era accusare il presidente, Alfonso Reyes Echandía  per non rispetto degli accordi di Corinto. Seguono diversi scontri con l’esercito che causano la morte di molti guerriglieri, civili e di alcuni magistrati.

La  Corte Interamericana de Derechos Humanos (CIDH), definisce quello che avvenne come Holocausto del Palacio de Justicia.

 

Carlos Pizarro sempre si oppose a questa azione affermando che era stata un errore.
                    
Nel gennaio del 1986 assieme al   Movimiento Armado Quintín Lame, al Movimiento Revolucionario Túpac Amaru del Perú e a Alfaro Vive ¡Carajo! dell’ Ecuador e ai Tupamaros dell’Uruguay  partecipa come M-11 alla fondazione del Batallón América, che, in pratica, non ha un ruolo attivo.  
Subito dopo riunisce la direzione del M-11 per definire i passi da fare. Infine forma la Coordinadora Guerrillera Nacional  o Coordinadora Simón Bolívar, un fronte unito per le negoziazioni di pace con il governo di Vigilio Barco.

In seguito, Carlos Pizarro fa sequestrare il leader conservatore, Álvaro Gómez Hurtado per la cui liberazione presenta 11 condizioni tra le quali il cessate il fuoco, un riunione al vertice di Salvezza Nazionale e  un’Assemblea Nazionale Costituente. Durante il sequestro Pizarro e Gomez si scambiano varie lettere sulla pace e come ottenerla. Dopo la liberazione di Gomez la luogo una riunione alla quale partecipano la Chiesa Cattolica, politici, organizzazioni di diritti umani, sindacati e sindacalisti che criticarono l’attitudine negativa di governo e militari nei confronti della pace. Il 1 settembre 1988 il presidente Virgilio annuncia Iniciativa para la Paz, affinché la guerriglia abbandoni le armi e si incorpori alla vita civile. Dopo mesi di negoziazione in marzo 1990 termina la lotta armata e consegna le armi in una fattoria a Santo Domingo, nella provincia di Antioquia. Poco dopo Carlos Pizarro fonda la Alianza democrática M-19.

Carlos Pizarro è per una politica bolivariana che risolva i problemi della Colombia con la partecipazione del popolo e ottenga democrazia, uguaglianza, tolleranza, rispetto del pluralismo. “Entre todos cambiaremos la historia de Colombia” afferma. Viene chiamato Comandante Papito, per la sua gentilezza e il suo bell’aspetto. Partecipa prima alla campagna elettorale per il municipio di Bogotá e poi a quella per la presidenza della Colombia 1990-1994. Una sua parola d’ordine è: “Ofrecemos algo elemental, simple y sencillo: que la vida no sea asesinada en primavera”, “Offriamo qualcosa di elementare e semplice: che la vita non venga assassinata in primavera.”

Carlos Pizarro riceve molte minacce di morte che si realizzano il 26 aprile 1990. A bordo di un’aereo che lo sta portando da Bogotá a Baranquilla viene assassinato da un sicario, Gerardo Gutiérrez Uribe.

Ai suoi funerali a Bogotá, le strade si riempiono di popolo che grida: ¿Hasta cuando? Hasta siempre?

La storia del M-19 e di Carlos Pizarro è parte di quella drammatica della Colombia che da oltre 50 anni vede una lotta armata tra guerriglie e oligarchia. Pizarro applicò la critica delle armi come strumento di cambio politico e sociale, ma fu coerente nel condurre M-19 verso la pace negoziata.

Questa esperienza, nei suoi lati positivi che in quelli negativi, può insegnare per raggiungere una pace stabile in Colombia. Oggi, come allora, nonostante accordi tra le parti continuano uccisioni di guerriglieri e di dirigenti sociali, vere e proprie mine che possono far saltare una situazione non ancora stabilizzata.  È vitale che in questa fase l’applicazione dell’accordo di pace tra governo e FARC-EP e innanzitutto il cessate il fuoco, il non uso delle armi venga strettamente e in dettaglio dall’ONU e da altre organizzazioni per i diritti umani. Anche l’EU può avere un ruolo positivo.

Simón Hernández Estrada nel suo documentario Pizarro si basa su documenti storici, fotografie d’epoca e su testimonianze di compagni e amici, Antonio Navarro e Rafael Pardo, tra gli altri. Ma da voce innanzitutto alla figlia di Carlos, Maria José. La notte prima di venir assassinato cena assieme alla figlia e ad amici in un ristorante di Bogotá, Tamarindo. Maria José, allora di 12 anni, ricorda la voce di Carlos, che sapendo che avrebbe perso la vita, le chiede di non dimenticarlo. Tra Carlos e Maria José la relazione non è stretta a causa l’attività di guerrigliero.  dell’impegno politico, non certo per mancanza d’amore.

Maria José, che ora ha 37 anni racconta un sogno che ogni tanto la vista: “ Molte volte sogno che arrivo al campamento dove si trova e quando sto per vederlo o muore o mi sveglio.” Inoltre racconta i pochi momenti passati assieme, specialmente all’Avana, Cuba, quando possono vivere una vita di famiglia. Una bella foto a colori del documentario mostra Carlos e Maria José, bambina, che camminano in una spiaggia lungo il mare. Maria José parla anche delle lettere che Carlos scrisse alle figlie, lei e Claudia e alla loro madre, Myriam Rodríguez, che sono raccolte nel libro,De su puño y letra. Specialmente una ricevuta quando aveva 5 anni. Parole profonde e commoventi che Maria José legge nel documentario.

Bambina mia, ho per te nella mia amia anima molti sorrisi e farfalle. Un giorno si incontreranno i soli che tu dipingi e che io faccio nascere e avremo per noi due, per noi tre e per tutti facce felici. La gente ci vedrà e vorranno bene ai nostri sorrisi. Quel giorno arriverà; ora che dobbiamo star lontani ricorda sempre che, non importa dove tu sia o che faccia, ti ho amata prima che tu nascessi e ti amo di più ora che ti conosco…

Maria José: “Mio padre era generoso, ribelle e coraggioso.”     

Carlos Pizarro fu un duro guerrigliero e un politico che non scese a compromessi con le proprie convinzioni, ma fu un uomo tenero, in armonia con quanto aveva affermato Ernesto Che Guevara.