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Abbiamo convocato questa conferenza stampa per informarvi sulle ragioni della morte del prigioniero palestinese Yasser Hamdouni in un carcere israeliano.

Il martire Hamdouni aveva 40 anni e veniva da Yaabad, in Cisgiordania, vicino Jenin. Era stato arrestato ed aveva subìto una pesante aggressione da parte delle guardie carcerarie israeliane nel 2003. Da allora non si era mai ripreso del tutto. Nello stesso anno fu condannato a vita ed ha trascorso circa 14 anni in prigione durante i quali ha riscontrato seri problemi al cuore per cui è stato sottoposto ad un intervento.

Nonostante le sue condizioni critiche, non è mai stato curato adeguatamente, cosa che ha portato Hamdouni alla morte per infarto domenica 25 settembre 2016.

Alla notizia della sua morte, i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane hanno proclamato uno sciopero della fame di tre giorni.

Hamdouni è uno dei migliaia di cittadini palestinesi che sono detenuti o sono passati per le carceri israeliane. Particolarmente grave dal punto di vista del diritto, è la prassi della detenzione amministrativa, basata su una legge che autorizza l’esercito israeliano ad arrestare e detenere un cittadino fino a sei mesi rinnovabili senza preavviso né possibilità di appello. Non vi è alcun riferimento esplicito alla durata massima possibile, legalizzando così una detenzione senza scadenza. Il prigioniero può restare incarcerato per anni, in via amministrativa, senza sapere il perché.

Anche per questo motivo molti detenuti fanno degli scioperi della fame. Attualmente i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane sono circa 7.000. Tra questi: 68 donne, delle quali 17 minorenni, 480 detenuti al di sotto di 18 anni di età e 6 deputati, 3 dei quali prigionieri amministrativi. Vorrei citare il numero degli arresti nell’ultimo anno: dall’inizio dell’ultima rivolta palestinese, ai primi di ottobre, gli arrestati sono stati 6.730; gli arrestati dall’inizio del 2016 fino alla fine di giugno 3.445, dei quali 400 casi di arresti amministrativi. I minorenni arrestati nello stesso periodo sono 712 e le donne 102. Il totale dei detenuti amministrativi ancora in prigione è di 750.

L’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem ha chiesto l’apertura di indagini riguardo 739 casi di morte e tortura nelle carceri israeliane dal 2000. Il 15 giugno 2016 la Knesset israeliana ha approvato una legge “anti-terrorismo” presentata dal ministro della giustizia che mira ad inasprire le punizioni nei confronti dei prigionieri e ad estendere gli arresti amministrativi, una legge che viola palesemente il diritto internazionale e le convenzioni di Ginevra, che tutelano i diritti dei prigionieri e delle popolazioni sotto occupazione.

Le carceri israeliane sono divenute ancor più luoghi di morte e di gravi malattie, senza le dovute e sufficienti cure per i detenuti che ne avrebbero bisogno. Quello che è accaduto al martire Hamdouni e a decine di altri potrebbe accadere ancora.

Chiediamo la costituzione di una commissione internazionale che faccia le sue indagini e chiarisca pubblicamente le ragioni della sua morte.

Chiediamo alla comunità internazionale, alle organizzazioni umanitarie e a tutti i democratici e liberi nel mondo di agire per indurre Israele a rispettare e mettere in pratica la legge internazionale e i diritti dell’uomo.

Chiediamo alle Nazioni Unite e a tutti i Paesi del mondo di salvare la soluzione dei due Stati perché solo con la nascita dello Stato della Palestina sui territori occupati nel 1967 con Gerusalemme Est capitale si metterà fine all’ingiustizia e si realizzerà la pace nella regione, nel Mediterraneo e nel mondo. Grazie.

Ambasciata di Palestina – Roma