In queste ore a Ginevra la diplomazia internazionale con a capo Stati uniti e Russia deciderà una eventuale tregua, richiesta il 9 Agosto dalle Nazioni Unite per permettere ai convogli umanitari l’ingresso con cibo e medicinali.

Le ultime notizie dal fronte siriano non promettono nulla di buono e di concreto, molti sono stati i quotidiani a pubblicizzare una eventuale tregua che in realtà ancora oggi non vi è stata. La popolazione civile, secondo le dichiarazioni delle associazioni e dei medici impegnati sul territorio, è quotidianamente sotto il fuoco sia dei ribelli di ogni fazione che delle coalizioni internazionali. Nelle ultime settimane abbiamo visto intensificarsi gli  articoli su morti per fame, persino bambini. La realtà è che ad Aleppo, Madia e nella maggior parte dei territori siriani teatro di conflitto, i bambini muoiono di fame e di sete già da molto  tempo a causa dell’insensato blocco agli aiuti umanitari divenuto ancora più rigido dopo il recente golpe in Turchia.

Maram Foundation, importante organizzazione attiva sul territorio oramai da anni grazie al volontariato è riuscita a costruire ospedali, scuole e a tutelare molti bambini aiutandoli nella scolarizzazione,  creando ben 150 convogli umanitari contenenti materiale ospedaliero e scolastico. Si trova oggi con molti volontari impossibilitati a dare aiuto all’interno dei campi profughi siriani a causa dei fermi di entrata ed uscita.  Le comunicazioni pervenute attraverso le associazioni cancellano ogni ombra di dubbio, confermando che le morti per stenti sono oramai una normalità quotidiana. Non c’è stata alcuna tregua in queste ore e nessuna tregua vi è mai stata sino ad oggi, sono false notizie delle grandi testate mainstream; la realtà risiede nei racconti di chi ha vissuto il dolore sulla propria pelle come Sebastiano Nino Fezza, famoso cine reporter Rai, con all’attivo decenni di guerre nelle sue videoriprese. La dignità del popolo siriano è a mio parere esplicita in un suo racconto: “Mi trovavo in Siria anni fa, i bambini già morivano di fame e l’obiettivo della mia videocamera era fisso sul viso di un bimbo di pochi anni, magrissimo. Stava morendo, io ero lì a guardarlo e lui mi fissava. Capì in quel momento il vero significato della parola dignità, lui con la sua manina, spostò il mio obiettivo, come per chiedermi di lasciarlo andare in pace. Posò il viso sul cuscino e pochi secondi dopo si spense”.

La forza non risiede nella potenza economica o bellica, spesso viene dai bambini, sottovalutati o ignorati, ma sempre  maestri di speranza e  pace.