Ventitrè anni fa, Silo scriveva una lettera dedicata al rapporto tra le forze armate, il potere politico e la società. Rileggendola ora alla luce dei recenti avvenimenti in Turchia e non solo, stupisce per la sua attualità e lungimiranza nell’analizzare i fattori del cambiamento, e la lucidità della proposta relativa al ruolo degli eserciti nelle nostre società “civilizzate”. Ci è parso utile condividerne un estratto, come contributo alla riflessione sui tempi in cui ci tocca vivere e sui nuovi modelli sociali che è necessario sviluppare, rimandando – se d’interesse – al link dove trovare il testo completo.

1. Necessità di una ridefinizione del ruolo delle forze armate

[…] La sostituzione dei blocchi politico-militari con un sistema di rapporti di relativa cooperazione ha attivato forze centrifughe che portano a nuovi scontri. […] La disputa sui confini oggi prende un’altra direzione per l’apparire di tendenze secessioniste. Frontiere che si ritenevano immutabili tendono a cambiare, mentre avvengono migrazioni su grande scala. […] Questi ed altri fenomeni denotano cambiamenti profondi, in particolare nella struttura e nella concezione dello Stato. […] Sempre più dipendente, più legato all’economia regionale e più impegnato nella guerra commerciale contro altre regioni, lo Stato soffre una crisi senza precedenti. […] Tale è anche la situazione in cui versano le forze armate.

2. Permanenza di fattori aggressivi nella fase di distensione

Ancora non è scomparsa l’aggressività di certe potenze e questo nonostante esse stesse abbiano dato per conclusa la “guerra fredda”. […] Azioni così eccessive stanno producendo effetti indotti nocivi. […] Tutto ciò può compromettere il clima di pace internazionale.

3. Sicurezza interna e ristrutturazione delle forze armate

Per quanto riguarda la sicurezza interna, è necessario citare due problemi che sembrano già profilarsi all’orizzonte: i disordini sociali e il terrorismo. […] Il fenomeno del terrorismo si profila come un pericolo di grandi proporzioni, per la capacità di fuoco sulla quale possono oggi contare individui e gruppi relativamente specializzati. […] Sono quindi numerose e diverse le preoccupazioni delle forze armate, dato il panorama instabile del mondo d’oggi.

4. Revisione dei concetti di sovranità e sicurezza

Nella concezione tradizionale le forze armate si vedono attribuita la funzione di salvaguardare la sovranità e la sicurezza di un paese. Qui appare un primo punto di discussione: che cosa deve intendersi per “sovranità” e per “sicurezza”? Se queste richiedono fonti di approvvigionamento di materie prime extra-territoriali, il diritto assoluto di navigazione, il controllo di punti strategici e l’occupazione di territori, allora ci troviamo di fronte alla teoria ed alla pratica neo-coloniali. […]

5. La legalità e i limiti del potere vigente

[…] Se la funzione dell’esercito è servire lo Stato in fatto di sicurezza e sovranità, le forze armate dovranno attenersi alla concezione che il loro governo ha relativamente a questi due temi. Si osservano chiaramente due eccezioni: 1. Quando il potere politico si è costituito in modo illegittimo e si sono esaurite le risorse civili per porre termine a una tale situazione di anormalità; 2. Quando il potere politico si è costituito legalmente ma nel suo esercizio è diventato illegale e si sono esaurite le risorse civili per porre termine alla situazione anomala. […] In queste situazioni, l’esercito si deve rifare alla legalità e non al potere vigente. […] La legalità proviene dal popolo. […] E nel caso estremo in cui il popolo decidesse di modificare un tipo di Stato e di leggi, spetterebbe solo ad esso farlo.

6. La responsabilità delle forze armate nei confronti del potere politico

I corpi militari devono essere formati da cittadini responsabili dei loro doveri nei confronti del potere legalmente costituito. Se il potere costituito si basa su regole democratiche […] allora non sono le forze armate a dover deliberare sui successi o sugli errori del governo. Parimenti le forze armate non possono sostenere meccanicamente un regime che si sia insediato in modo illegale, invocando l’“obbedienza dovuta”. […] L’uomo d’armi ha responsabilità in quanto essere umano, anche nella situazione-limite del conflitto bellico. […] Indipendentemente dall’avversione che proviamo per qualunque forma di violenza, non possiamo proporre la scomparsa o il disarmo unilaterale degli eserciti, perché si creerebbero vuoti che sarebbero riempiti da altre forze aggressive. […] Le forze armate non possono invocare l’“obbedienza dovuta” verso un potere illegale, perché così facendo finiscono per sostenere tale situazione irregolare, proprio come non possono compiere un golpe militare, eludendo la funzione di rispettare il mandato popolare. Questo per quanto concerne l’ordine interno; se ci riferiamo ad una guerra internazionale, diciamo che le forze armate non possono usare la violenza contro la popolazione civile del paese nemico.

7. La ristrutturazione delle forze armate

[…] Siamo favorevoli alla sostituzione del servizio militare obbligatorio con il servizio militare facoltativo. […] Alla riduzione del personale di truppa dovrà corrispondere una riduzione del personale con funzioni di quadro e di comando. […] Una tale ristrutturazione non risulterà adeguata se non verranno risolti i problemi di tipo personale, familiare e sociale che appariranno nel caso di eserciti sovradimensionati. […] Il nostro punto di vista, favorevole al sistema federativo ed aperto alla confederazione regionale, richiede impegni solidi e permanenti che ne garantiscano la continuità. […] Gli eserciti hanno bisogno di un adeguato sistema informativo che consenta loro di operare con efficienza ma tale sistema non deve basarsi su meccanismi di controllo dei comportamenti e dei movimenti della cittadinanza.

8. La posizione delle forze armate nel processo rivoluzionario

Si suppone che in una democrazia il potere provenga dalla sovranità popolare. […] E’ indubbio che le carte costituzionali di molti paesi contemplino la possibilità di essere esse stesse modificate per decisione popolare. Per questa via potrebbe verificarsi un cambiamento rivoluzionario grazie al quale la democrazia formale verrebbe sostituita dalla democrazia reale. Ma se venissero frapposti ostacoli al realizzarsi di una tale possibilità, si negherebbe l’origine stessa di ogni legalità. In una circostanza di questo genere, esaurite tutte le risorse civili, è dovere dell’esercito soddisfare la volontà di cambiamento allontanando la fazione che si trova al potere illegalmente. […] Non è necessario sottolineare la differenza tra un intervento militare il cui obiettivo è restituire al popolo la sovranità che gli è stata strappata ed il puro e semplice golpe militare che distrugge la legalità stabilita per mandato popolare. […] Negare la volontà di un cambiamento rivoluzionario con la repressione e la violenza compromette seriamente la legalità delle attuali democrazie formali. […] Sono gli uomini d’arme che hanno davanti a sé un enorme lavoro teorico e pratico per adattare i loro schemi al momento tanto speciale che il mondo sta vivendo. L’opinione della società riguardo a questi temi ed un autentico interesse da parte delle forze armate a conoscere tale opinione costituiscono elementi d’importanza fondamentale.

9. Considerazioni sugli eserciti e sulla rivoluzione

Oggi vanno per la maggiore due modi di vedere le cose. Secondo l’uno l’epoca delle rivoluzioni è finita; secondo l’altro i militari risulteranno sempre meno importanti per quanto riguarda le decisioni politiche. […] E’ tema assai discutibile che il concerto delle nazioni “civilizzate” finisca per imporre un nuovo ordine nel quale le decisioni dei militari non avranno peso. E’ precisamente nelle nazioni e nelle regioni che vanno assumendo un carattere imperiale che le rivoluzioni e le decisioni dei militari faranno sentire di più la loro presenza. Presto o tardi le forze del denaro, concentrate in sempre meno mani, si scontreranno con la maggioranza popolare e, in una tale situazione, banca ed esercito risulteranno essere termini antitetici. […] La situazione che stiamo vivendo porta direttamente al collasso di tutto un sistema. […] Noi diciamo che la direzione che porta all’umanizzazione del mondo prevarrà sul processo negativo meccanico sotto la spinta della rivoluzione che i grandi insiemi umani finiranno per mettere in atto. Ricevete, con questa lettera, un caloroso saluto.

10 Agosto 1993

Da “Lettere ai miei amici”, 8° lettera. Il testo completo si può trovare qui

Silo, Lettere ai Miei Amici, sulla crisi sociale e personale è  pubblicato in versione cartacea e in ebook da Multimage