14 maggio, serata emozionante al Centro di Nonviolenza attiva di Milano, con la proiezione del documentario “Tupac Amaru: algo està cambiando”. Dopo una breve introduzione sugli obiettivi e le attività del Centro (progetti nelle scuole con studenti, insegnanti e genitori, corsi sulla nonviolenza, in particolare rivolti agli educatori, laboratori teatrali e musicali e un nuovo esperimento dedicato ai padri di bambini da 0 a 6 anni, tutti finalizzati a fornire strumenti per il superamento dei conflitti e la scoperta di nuovi modelli), si entra nel vivo con la proiezione del documentario.

Un’ora intensa, scandita dalle immagini delle incredibili attività che hanno trasformato la provincia di Jujuy, una delle più povere dell’Argentina, in un modello seguito in molte altre parti del paese: case, centri sanitari e sportivi, scuole, mense costruiti dal nulla, ma soprattutto un’opera che ridà dignità a gente fino a quel momento emarginata e disprezzata. Le interviste agli attivisti della Tupac Amaru, a partire da Milagro Sala e suo marito Raul Noro, ma anche a esponenti delle Abuelas de Plaza de Mayo, mostrano la forza e l’ispirazione di una donna straordinaria, un modello di coraggio e generosità. Allo stesso tempo, l’ammirazione per tutta l’opera della Tupac Amaru si mescola all’amarezza e all’indignazione, sapendo cos’è successo dopo le vicende entusiasmanti mostrate nel documentario (che risale al 2011- 2012).

Riaccese le luci infatti intervengono i registi Federico Palumbo e Magalì Buj, che descrivono la vera e propria persecuzione scatenata contro la Tupac Amaru e Milagro dopo la vittoria di Macri in ottobre: accuse infondate, arresti e detenzioni (non solo di Milagro, ma anche di altri attivisti) del tutto illegali, e una macchina mediatica del fango che da gennaio continua ad alimentare l’immagine di una leader e un’organizzazione dedite alle peggiori nefandezze, dal traffico di droga al terrorismo). Con Milagro si è voluto colpire un esempio pericoloso non solo per le sue implicazioni sociali e politiche (le organizzazioni sociali che riescono a soddisfare le necessità fondamentali della gente, ignorate dalle autorità), ma anche, più semplicemente, in termini di concorrenza economica: non a caso il governatore Morales, acerrimo nemico della Tupac Amaru, ha interessi nel campo dell’edilizia.

Riccardo Facchini del coordinamento DESC (Diritti Economici, Sociali e Culturali) di Amnesty International ribadisce l’impegno della sua organizzazione per la liberazione di quella che definisce una “prigioniera di coscienza”, i cui diritti alla libera espressione e manifestazione sono stati violati, con la raccolta di migliaia di firme a livello mondiale, poi consegnate alle istituzioni politiche e giudiziarie argentine. Allarga poi il discorso alla battaglia contro la violazione di tutti i diritti, non solo quelli civili e politici, ma anche economici e sociali, in particolare dei popoli nativi, a opera delle multinazionali che si appropriano di terre e risorse.

Si torna alla situazione argentina con domande sulle condizioni sociale ed economiche (“un vero e proprio saccheggio del paese”, così i due registi definiscono le politiche attuate in pochi mesi dal governo Macri, mostrando la vera faccia del neoliberismo) e sullo stato attuale della battaglia per la liberazione di Milagro: nonostante le mobilitazioni di massa, a Jujuy, Buenos Aires e in tutto il paese e l’impegno di tante personalità, compreso il Papa, la detenzione illegale di una deputata del ParlaSur, che avrebbe diritto all’immunità, continua. Per questo qualsiasi iniziativa di denuncia e pressione internazionale è di fondamentale importanza e dà molto fastidio  un governo purtroppo già omaggiato da Renzi con lodi e accordi economici.

Foto di Mariella Ingrosso e Elisa Marinai