Al Nakba, il grande disastro del 1948, anno in cui il conflitto con lo stato d’Israele portò alla totale negazione dei diritti fondamentali della popolazione arabo palestinese, obbligando migliaia di persone alla ricerca di una nuova vita.

Nel campo profughi di El Maghazi, nella Striscia di Gaza, in questi giorni si sono tenute varie rassegne fotografiche accompagnate da spettacoli musicali, con il nome di Paint Exibition.

Il periodo storico in cui viviamo, segnato dalla crisi umanitaria, negli ultimi anni ha lasciato che la nostra memoria coltivasse nuovamente lacune, perdite, arroganza e paura. Sono ormai in migliaia ad approdare sulle nostre coste, rammentandoci ogni giorno quanto l’accoglienza tra i popoli sia fondamentale. Per questo motivo è importante commemorare la Nakba, trasmettendo anche ai più piccoli ciò che di positivo la storia può insegnarci attraverso la tragedia. Ogni evento a essa dedicato viene rappresentato in maniera differente, attraverso la cultura e il pacifismo, considerando le guerre come macerie e polvere.

Questa poesia del palestinese Mahmoud Darwish, considerato uno degli autori più importanti del mondo arabo contemporaneo, illustra il dramma dei profughi, aggiungendo alla fine una nota di speranza.

“ Profugo “

Hanno incatenato la sua bocca

e legato le sue mani alla pietra dei morti.

Hanno detto: “Assassino!”,

gli hanno tolto il cibo, le vesti, le bandiere

e lo hanno gettato nella cella dei morti.

Hanno detto: “Ladro!”,

lo hanno rifiutato in tutti i porti,

hanno portato via il suo piccolo amore,

poi hanno detto: “Profugo!”.

Tu che hai piedi e mani insanguinati,

la notte è effimera,

né gli anelli delle catene sono indistruttibili,

perché i chicchi della mia spiga che va seccando

riempiranno la valle di grano.

Mahmoud Darwish

Foto di Shadi Alqarra