Il Direttore Generale ha assicurato il sostegno della FAO al Presidente Touadera

Il Direttore Generale della FAO José Graziano da Silva ha incontrato oggi il Presidente della Repubblica Centrafricana Faustin-Archange Touadera per discutere la ricostruzione del settore agricolo del paese e renderlo motore di pace e sviluppo sostenibile.

Si è discusso in particolare di come sfruttare al meglio il notevole potenziale del settore agricolo del paese, di come migliorare la sicurezza alimentare e la nutrizione dei piccoli proprietari terrieri e dei contadini a livello familiare, e di come rafforzare i mezzi di sussistenza rurali.

Anni di conflitto e instabilità politica hanno messo a dura prova l’agricoltura nazionale, della quale vive circa il 75 per cento della popolazione, mentre circa 1,3 milioni di persone soffre di grave insicurezza alimentare.

Il Presidente Touadera, insediatosi il mese scorso, ha fatto del sostegno all’agricoltura e all’economia locale una priorità della sua agenda politica. Il Presidente ha ringraziato la FAO per il supporto continuo durante gli anni di crisi e per i diversi progetti  e programmi che, anche oggi, l’Organizzazione porta avanti nel paese.

“La nostra strategia per il Disarmo, Smobilitazione e Reinserimento dei gruppi armati richiede una forte attenzione al settore agricolo, per permettere alla popolazione di venire in contro sia ai bisogni immediati sia a quelli di lungo termine. Questa è la priorità principale del mio governo” ha affermato Touadera.

Da parte sua, il Direttore Generale della FAO si è congratulato con il neo eletto presidente e ha sottolineato come l’insediamento di un nuovo ordine costituzionale “dona speranza di pace e sviluppo sostenibile per il paese”.

“La FAO, attraverso le sue conoscenze ed esperienze, è pronta a sostenere la costruzione di una società pacifica ed inclusiva in Repubblica Centrafricana, soprattutto per i giovani nel contesto post bellico” .

Il Direttore Generale della FAO ha fatto appello alla Comunità Internazionale perché anch’essa faccia la sua parte. “Ora che ne abbiamo la possibilità, è di assoluta importanza sostenere la produzione alimentare e ricostruire il settore agricolo del paese  – fondamentali per il lavoro, la pace e la stabilità”.

Senza sicurezza alimentare non c’è pace duratura, e senza pace non è possibile raggiungere una sicurezza alimentare e una nutrizione migliori, ha continuato il Direttore Generale, rifacendosi al suo intervento al Consiglio di Sicurezza dell’ ONU il mese scorso.

Un notevole potenziale agricolo

La Repubblica Centrafricana gode di una densa rete di risorse idriche, piogge abbondanti e ampie superfici di terre coltivabili. Ad oggi tuttavia, solo il 5 per cento delle terre arabili viene utilizzato ogni anno, mentre solo la metà dei pascoli viene sfruttata.

Vi è necessità di migliorare le tecnologie e gli input agricoli, inclusi fertilizzanti e semi, e di rafforzare le politiche rurali come le riforme sulla proprietà della terra, per permettere un più ampio accesso ad impieghi rurali e ai mezzi di sussistenza.

Il ruolo della FAO

Negli ultimi tre anni di crisi, la FAO ha sostenuto le comunità vulnerabili aiutandole a fare fronte al conflitto.

L’Organizzazione si è inoltre impegnata ad offrire formazione e “costruzione delle capacità” a funzionari pubblici e ONG partner in diversi settori, incluso attività generatrici di reddito, schemi per il risparmio e per il credito, e analisi della sicurezza alimentare.

I piani per il 2016 prevedono: politiche e strategie per la formulazione del piano di sviluppo del settore agricolo; ripristino della Camera della Repubblica Centrafricana per l’Agricoltura, l’Allevamento, l’Acqua, le Foreste, la Caccia ed il Turismo; sviluppo delle piccole imprese per promuovere l’occupazione giovanile; sostegno al processo di disarmo, smobilitazione e reintegrazione attraverso il coinvolgimento delle comunità nel ripristino del settore agricolo.

Per il 2016, la FAO ha richiesto 86 milioni di dollari per assistere 1,5 milioni di persone. 35,5 milioni sono necessari immediatamente per sostenere 550 mila contadini tra i più vulnerabili nella prossima stagione di semina.

L’articolo originale può essere letto qui