Cooperazione, sviluppo sostenibile e ruolo delle comunità locali al centro dell’ultima sessione del Forum “Sponda Sud. Nuove prospettive per il Mediterraneo”, promosso dall’associazione Rondine Cittadella della Pace in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento

Tanti gli spunti di riflessione emersi dal Forum “Sponda Sud. Nuove prospettive per il Mediterraneo” promosso dall’associazione Rondine Cittadella della Pace in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento si è tenuto questa mattina a Trento presso il Palazzo della Regione. Punti di vista diversi ma che guardano imprescindibilmente verso un destino comune delle due sponde nella costruzione di un nuovo orizzonte mediterraneo.

 

L’ultima sessione della conferenza ha affrontato nuovi aspetti su due diversi panel: “Tra crisi e successi nel Mediterraneo: analisi e prospettive future” moderata dall’ambasciatore Giuseppe Cassini e “Nuove vie di cooperazione per lo sviluppo sostenibile: il ruolo delle comunità locali” moderato dal giornalista Franco de Battaglia.

 

In apertura  Lorenzo Dellai, Coordinatore del Gruppo parlamentare di cooperazione tra l’Italia e la Tunisia,  mette ancora una volta al centro il ruolo dell’Europa: “Senza un grande impegno italiano ed europeo, anche di natura economica, nei confronti dei Paesi che hanno intrapreso un processo di transizione democratica, il tentativo è destinato a fallire – afferma Dellai – devono trovare la loro via per il pluralismo, la democrazia e lo sviluppo economico, così il progetto del Califfato verrebbe sconfitto in sé stesso.

Accanto ai rapporti tra i Governi e ai rapporti diplomatici, è molto importante che crescano in questa logica i rapporti tra parlamenti, nuove generazioni di politici e gruppi parlamentari e società civili dei Paesi. Per questo i progetti come Rondine vanno sostenuti e rafforzati. Sull’esempio dell’esperienza di Rondine si potrebbe dare vita ad una rete dei media civici dei Paesi.

Serve l’assunzione di una nuova responsabilità verso l’area del Mediterraneo – conclude Dellai – anche attraverso specifici piani europei. Formazione delle nuove classi dirigenti e creazione di una cultura della reciprocità”.

 

A seguire, Michele Nicoletti, Vice Presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ha fatto un focus interessante sulla questione dei migranti e dei profughi chiamandola “la più grande tragedia umanitaria dopo la Seconda guerra mondiale” con i 60 milioni di persone coinvolte nel mondo di cui 10mila bambini dispersi nel continente europeo: “La chiusura delle frontiere suscita tristezza pensando alle convenzioni e alle possibilità che l’Europa avrebbe. Dobbiamo chiaramente lavorare sulle cause dei problemi. La tragedia siriana non ha affatto cause naturali, ma politiche  non possono essere rimosse soltanto con interventi politici ed economici, ma anche con mezzi immediati come una politica comune in materia di asilo e immigrazione. Non è sufficiente salvare le vite umane, ma anche creare prospettive di fioritura di queste vite”.

 

Souad Yacoubi, partecipante tunisina al progetto Sponda Sud dalla Tunisia, ha portato un’analisi profonda della società tunisina della difficile situazione economica e occupazionale che tuttavia corrisponde ad una grande consapevolezza del popolo: “Tre settimana fa l’Isis ha conquistato un paesino al confine con la Tunisia. Si aspettavano che gli abitanti aderissero al contrabbando, rinnegando le istituzioni tunisine, ma questo non è  successo, si sono ribellati. I giovani non avevano paura dei soldati e sono andati contro l’ISIS. Il tunisino è diventato un cittadino consapevole e attivo. Stato ed esercito solidi, insieme ad una popolazione consapevole possono cambiare le cose. Per questi motivi la Tunisia merita un “piano Marshall”   – conclude la Yacoubi -perché l’unica garanzia della stabilità in Tunisia e nella Sponda Sud è una stabilità economica. Una possibilità potrebbe essere trasformare il settore dell’agricoltura, adottando il modello trentino perché l’agricoltura è importante, ma non ancora abbastanza sviluppata”.

 

Amedeo Ricucci, giornalista e inviato RAI, in collegamento da Bruxelles ha portato un’analisi della capacità di aggregazione dell’Isis in relazione alla percezione che passa dai media. “70-80 ragazzi di Molenbeck sono stati inseriti in una lista di jihadisti pericolosi. Sembra impressionante ma bisogna fare una riflessione: in realtà sono pochi rispetto alla popolazione, quindi questo non autorizza a criminalizzare il quartiere. Non possiamo pensare che Bruxelles sia il centro del terrorismo mondiale. Troppo spesso la stampa esercita storture influenzando la mentalità collettiva. Inoltre il dato essenziale è che non si tratta di migranti ma figli dell’Europa cresciuti in paesi democratici”.

  

Il Libano ha davvero vissuto la Primavera Araba? A questa domanda ha risposto Mary Joe Alavalas, MA in European and international policies and crisis management.

“I giovani libanesi si sentono distaccati da questo fenomeno. Senza svalutare le altre esperienze, il Libano ha imboccato una strada diversa. Ci sono state dimostrazioni che hanno però escluso un gruppo piuttosto  che un altro. Alcuni pensano che l’abolizione del settarismo risolverebbe tutti i problemi, altri rifiutano invece questa idea. In Libano esiste una nuova classe dirigente e una classe legata ad una paura dell’altro ereditata dal passato. Il vero problema è la corruzione. Democrazia consociativa che, applicata male, come in Libano, crea enormi problemi. L’esigenza fondamentale di una gran parte della società civile è quella di essere ascoltati. Pensiamo alla grande opera di accoglienza dei profughi siriani in un territorio molto piccolo.

Le popolazioni della sponda sud hanno un compito nei confronti dell’Europa. L’esperienza di questi Paesi potrebbe essere un grande aiuto, perché hanno sperimentato il fenomeno di immigrazione molte volte nel passato”.

 

In chiusura il panel “Nuove vie di cooperazione per lo sviluppo sostenibile: il ruolo delle comunità locali” aperto da Jenny Capuano, Direttore Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale, che ha messo a fuoco gli elementi chiave del progetto triennale realizzato con Rondine “Una nuova classe dirigente per la Sponda sud del Mediterraneo” strutturato in un prima fase alla Cittadella della Pace di Arezzo, incentrato sul percorso individuale di formazione sulla  risoluzione dei conflitti e una seconda parte a Trento sui temi della cooperazione e dello sviluppo locale. “Progettare è elaborare ipotesi formative, sul contesto, sui destinatari, sui formatori. Ciascun percorso peculiare e inedito: il nostro lavoro è elaborare ipotesi formative nuove” . “Un’importante sfida che vedo anche per il nostro centro – rilancia la Capuano guardando al futuro – ci piacerebbe poter continuare un lavoro con la cooperazione della sponda sud del Mediterraneo, la sfida prevede non solo l’impegno del Trentino, ma anche del Governo. Si tratta di percorsi lenti che richiedono partnership di lungo periodo. Si potrebbe pensare a un Erasmus mediterraneo che affronti le sfide di quest’epoca. Una delle più importanti quella del lavoro, che riguarda i giovani della sponda sud, ma anche i giovani dei nostri contesti. Siamo in un contesto in cui le ricette vanno costruite insieme. Se l’identità individuale si sviluppa grazie all’incontro con l’altro, l’identità collettiva si sviluppa anche grazie all’interazione con i contesti altri”.

 

“Questo forum ci dà occasione di domandarci se noi abbiamo una classe dirigente all’altezza dei tempi per esporci in vetrina e imporci come modello di riferimento”. Così Carlo Daldoss, Assessore alla coesione sociale della Provincia Autonoma di Trento, ha aperto il suo intervento.

“Siamo in un tempo di grande cambiamento, di grandi opportunità che sono insite nel cambiamento. In questo contesto di necessario confronto e contaminazione, si gioca la nostra capacità di dimostrare quanto la nostra cultura di modernità abbia in sé tutti gli anticorpi per accettare questa sfida, oppure di capire che siamo deboli nell’interpretare e di sostenere quelle sfide che ci vengono proposte, come comprendere identità degli altri e confrontarsi con chi apparentemente sembra tanto diverso, ma che in realtà in fondo ha stesse paure, stesse aspirazioni”.

 

I temi dell’impresa e dell’occupazione sono stati al centro dell’intervento di Carlo Borzaga, Presidente di EURICSE: “ Per creare posti di lavoro sono necessarie imprese che utilizzano risorse della comunità per valorizzare la propria comunità e non per usarle all’estero.  La difficoltà di comprendere il senso di quest’impresa risiede nel fatto che tutte le discipline economiche si giocano sul binomio mercato- stato e tendono a nascondere sotto il tappeto che oggetto della produzione sono beni  a cui dovrebbero avere accesso tutti perché ritenuti bene comune. Dimentichiamo che tutta questa partita di beni comuni non può produrla il mercato e tantomeno lo Stato. Il mercato non soddisfa bisogni, ma la domanda pagante. L’alternativa è la produzione di beni collettivi, e il lavoro sta nel capire come devono essere fatte queste imprese”.

 

Al termine della conferenza, le conclusioni del presidente di Rondine Franco Vaccari:“Ci siamo chiesti se il metodo di Rondine, convalidato in allora circa 15 anni di esperienza funzionasse anche nell’emergenza delle Primavere Arabe.

A Rondine lavoriamo essenzialmente su due filoni: quello della persona e quello internazionale. Abbiamo fatto questo, spostare l’attenzione sul lavoro sulla persona all’interno di una dimensione comunitaria che condivide valori universali, con giovani che qui scoprono che da un’altra parte del mondo è possibile superare quelle barriere create dai conflitti.

A Rondine scegliamo profili personali diversi e ambiti professionali diversi. Come faranno diventare classe dirigente? Il tema è ritrovare il protagonismo di cittadinanza della persona. Rondine vuole costruire una storia viva di relazioni. Il livello umano, privato e affettivo deve conciliarsi con quello politico e pubblico.

Il nostro grazie va a questo territorio che ha offerto un valore insostituibile al progetto. Un’apertura di grande interesse perché insieme abbiamo dato un cielo di valori condivisi a questi giovani, e una prospettiva di compiutezza, in un nuovo scenario possibile e oggi le due Sponde si percepiscono sempre più imprescindibilmente coinvolte e legate l’un l’altra”.

Fonte: Comunicato Stampa di Rondine, Cittadella della Pace