Galbraith è morto il 29 aprile 2006 e “L’economia della truffa” è sicuramente il suo saggio più illuminante e più popolare, poiché è stato scritto appositamente per far capire il funzionamento del sistema economico finanziario a tutti i cittadini (BUR, 2012, 151 pagine, euro 9).

 

Secondo Galbraith l’economia capitalista non rispecchia molto l’entità patinata che si studia nelle università, ma la famigerata realtà che condiziona la vita di tutti noi. Nell’economia reale l’inganno è accettato da molte aziende e i dipendenti e gli azionisti finiscono spesso in ostaggio del management delle grandi aziende. È “l’economia della truffa” che si riflette nello scoppio delle bolle finanziarie e nel fallimento di colossi come Enron (azienda del settore energetico) e Arthur Andersen (società di consulenza aziendale leader negli anni in cui scriveva il famoso economista).

Le grosse problematiche originate delle burocrazie private delle multinazionali e del management delle grandi aziende possono essere peggiori di quelle che nascono dagli errori delle burocrazie pubbliche. L’economia di libero mercato senza la giusta regolamentazione non può risolvere i problemi della società e la guerra non è quasi mai uno strumento utile per arrivare a costruire una buona democrazia. Molto probabilmente la democrazia non è adatta a tutte le forme di cultura e a tutte le popolazioni. Il noto economista ha studiato gli esiti dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e ha verificato che più del 90 per cento dei bombardamenti è completamente inutile (cioè significa che si regalano dei soldi facili ai banchieri e agli industriali multimilionari).

Comunque un allievo di Schumpeter, Hyman Minsky, descrisse il meccanismo più umano, abitudinario e innocente delle crisi finanziarie: quando le cose vanno bene e i prezzi degli immobili salgono, la gente può continuare facilmente ad indebitarsi in modo sempre più rischioso. Se salgono i tassi d’interesse e il flusso di cassa degli investimenti non basta più a ripagare i debiti, scattano le vendite, che provocano la caduta del valore degli immobili (Potrebbe ripetersi?, 1984). In effetti negli Stati Uniti l’ultima serie di crisi ha quasi reso insostenibili i quattro debiti americani: pubblico, estero, delle imprese e dei privati cittadini (Sylos Labini, 2005).

Infine chiudo con una massima di Galbraith, che può spiegare una parte dell’attuale processo di concentrazione rapida della ricchezza nel mondo: “La borsa è stata inventata per separare il denaro dai cretini”. Infatti chi opera a livello finanziario ha la possibilità di essere informato in tempo reale, su diversi livelli e paesi, mentre i piccoli investitori no (si tratta delle famose asimmetrie informative approfondite da Joseph Stiglitz). E chiudo aggiungendo la mia massima: a tutti piacerebbe scommettere con i soldi degli altri, ma solo i banchieri e i finanzieri ci riescono.

 

John K. Galbraith è stato un economista e un diplomatico di canadese naturalizzato americano (è nato nel 1980 ed è morto nel 2006). Era un pensatore liberale e pacifista ed è stato uno dei principali consulenti economici di John Fitzgerald Kennedy. Ha insegnato nelle università di Princeton, Cambridge e Harvard. Tra i suoi saggi più interessanti segnalo “Soldi. Conoscere le logiche del denaro per capire la grande crisi” (una lettura imperdibile per tutti i veri appassionati della scienza economica, BUR, 1997-2013) e “Facce note. Quasi un’autobiografia” (Rizzoli, 2000).

 

Per alcuni approfondimenti video: https://www.youtube.com/watch?v=jNgfIH5pyxg; https://www.youtube.com/watch?v=cUKGhjnOSuY. Per integrare il punto di vista del famoso economista si possono seguire le amare confessioni di John Perkins (http://johnperkins.org): https://www.youtube.com/watch?v=7fVAifnnlg0 (La storia segreta dell’impero americano, 2007).

 

Nota – Oggi il punto di vista di John Kenneth Galbraith viene approfondito dal figlio James Kenneth Galbraith: www.levyinstitute.org/scholars/james-k-galbraith (è un economista e un diplomatico); https://www.youtube.com/watch?v=4TBnjTxQBFA.