La Carta 2, Sotto la pelle del pianeta, pubblicata nell’ ultimo numero di Limes, 9/2015, segna i confini della Colombia di rosso, un hot spot, come altre aree calde di partenza dei rifugiati, come la Siria, l’ Afghanistan, la Libia, ecc.,ecc.. Ma la Colombia è un luogo caldo non solo per questo. La Colombia vive da circa il 1960 un conflitto armato che ha visto coinvolti formazioni guerrigliere, il governo e gruppi paramilitari. Questa guerra interna ha lasciato ferite profonde in più di 3 generazioni: sequestri, sparizioni, massacri, stupri, assassinii ed altri crimini. Nel 2012 l morti stimati erano 220.000 e i desaparecidos 25.000.

Inoltre ha influito pesantemente nella configurazione del paese. Basti pensare che coloro che sono stati costretti con la forza a sfollare sono 5 milioni di persone. Le contabilità sono approssimative, per difetto.

La fine di questo conflitto sembra, ora ottobre 2015, più vicina che altre volte.

Le delegazioni del governo colombiano e dell’insorgenza rivoluzionaria delle FARC-EP si sono incontrate al Tavolo dei Dialoghi all’Avana, lo scorso 23 settembre, alla presenza del Comandante dello Stato Maggiore Centrale della guerriglia, Timoleón Jiménez, e del presidente Santos, per la firma dell’accordo su giustizia e vittime. Presenti anche il presidente cubano Raúl Castro e alti rappresentanti dei due paesi garanti, Cuba e Norvegia, e dei due accompagnanti, Venezuela e Cile. Si è trattato di un evento storico he dimostra i reali passi in avanti compiuti in direzione della pace negli ultimi anni. Gli accordi prevedono la creazione di una giurisdizione speciale per la pace, regolata da un tribunale ad hoc che si occuperà di  tutti i casi relativi al conflitto armato.

Il contenuto dell’ accordo è stato descritto in un articolo di Pressenza.
Nelle parole del Comandante Timochenko: “La Giurisdizione Speciale per la pace, oltre a garantire il rispetto dei diritti delle vittime, sarà un fattore dinamizzatore della firma di nuovi accordi in questo momento fondamentale per arrivare alla conclusione del conflitto”.

 

Dopo la firma dell’accordo sia il governo colombiano che le FARC-EP hanno emesso valutazioni non esattamente coincidenti, ma l’importante che lo scorso sabato, 18 ottobre, FARC e governo colombiano si siano messe d accordo per iniziare la ricerca dei desaparecidos durante il conflitto. Entrambi hanno chiesto ed ottenuto la collaborazione dell’Istituto Internazionale della Croce Rossa che da molti anni opera in Colombia ed assiste le famiglie vittime della violenza.

Un passo in avanti molto importante, ma i nodi non sono ancora tutti sciolti. Uno fra i tanti: l’inclusione piena nel processo di pace dell’ ELN, la seconda organizzazione guerrigliera del paese. Nel mese di settembre vi sono stati in Ecuador 6 colloqui tra ELN e governo colombiano, preliminari ad un vero e proprio negoziato di pace, ma questo sembra poco realistico, anzi controproducente, se separato da una pace tra FARC-EP e governo e con contenuti distinti.

Domenica scorsa, 25 ottobre, si sono tenute le elezioni per eleggere i sindaci di più di mille comuni e i governatori di 32 dipartimenti regioni e che secondo le parole significative di Santos: “I sindaci e governatori eletti saranno gli incaricati di gestire il post conflitto.” Significative perché il Presidente parla di post conflitto e non di pace, la differenza tra i due concettiè importante, e perché il messaggio rivolto a politici, gruppi clientelari, contrattisti ha scatenato le peggiori pratiche elettorali colombiane. I risultati mettono in evidenza che in Colombia il potere economico compra e possiede i voti e che le forze alternative non sono in grado di affrontare le danarose macchinarie degli santistas (Partido de la U), degli uribistas (Centro Democratico) e di Cambio Radical, il partito del vice presidente Vargas Lleras, nemico dichiarato del processo di pace. La quantità di denaro investito da queste organizzazioni politiche per pubblicità, accesso ai media e comprare voti è stato impressionante.

La Colombia ha bisogno di una riforma elettorale radicale come richiesto da tempo dalle FARC-EP (http://www.johnsudarsky.com/wp-content/uploads/propuesta-de-reforma-electoral-farc-ep-senador-john-sudarsky-cuadro.pdf). Il sistema è profondamente ingiusto ed escludente per le forze politiche indipendenti ed alternative, in genere di sinistra, che non posseggono ingenti mezzi economici, né l’appoggio delle burocrazie comunali e regionali, né l’accesso ai mezzi di comunicazione di massa. La riforma è un compito importante e non rinviabile delle negoziazioni di pace a l’Avana.

La perdita del municipio di Bogotà, dopo 12 anni, da parte della sinistra che si era presentata unita (Polo Democratico, Unión Patriotica, Progresistas, Marcha patriotica e un settore di Alianza Verde) è dovuto, innanzitutto ad una campagna mediatica che ha ingrandìto gli errori dell’amministrazione Petro e ha sminuito se non nascosto le conquiste sociali ottenute. Inoltre la candidata Clara López è stata sistematicamente diffamata, tanto da farle dichiarare: “Como mujer me sentí maltratada.”, “ Come donna mi sono sentita maltrattata.” Comunque la sinistra deve essere cosciente di alcuni commessi nell’interpretazione dei bisogni, sentimenti e percezioni dei cittadini e fare una profonda autocritica. La vittoria, più che evidente, è stata di Enrique Peñalosa di Cambio Radical, che sicuramente, come il capo del suo partito, non è per la pace. Cambio Radical è il vincitore di queste elezioni; ha conquistato oltre che il municipio di Bogotá, Baranquilla, La Guajira, Magdalena, Sucre, Cundinamarca ed ha un alleato importante nel sindaco di Medellin. Il partito di Santos seppure ha aumentato i voti ha perso importanti amministrazioni. Va sottolineato inoltre che il Centro Democratico di Uribe ha perso la regione di Antioquia ed il comune di Medellin. Un tonfo, tutto sommato, per questo partito, comunque sostituito come punta politica contro la pace dal partito, Cambio Radical del vice presidente Varga LLeras,.

Il risultato sembra confermare che queste elezioni potranno essere utilizzate dalla classe dominante colombiana per comporre/ ricomporre un blocco di potere politico- amministrativo contro l’attuale processo di pace, contro la pace o di svuotamento di questa, una volta ottenuta.   Per un’analisi più precisa sarà opportuno aspettare le prime parole ed i primi atti delle varie amministrazioni, dei vari amministratori.

Le elezioni, compresa la fase precedente, si sono svolte in un clima di tranquillità relativa. Vi è stato però un atto di violenza grave ed emblematico: l’assassinio la notte del 19 ottobre di un leader del popolo indigeno del Cauca da parte dell’ esercito. Solo regione, il Cauca, gli indigeni assassinati dalla forza pubblica sono 59. Un vero e proprio genocidio dei popoli originari di questa regione. Insomma, la violenza è sempre presente, pur in questa fase, in Colombia.