Il Nepal ha da oggi una presidente donna, la prima della sua storia. L’elezione di Vidhya Devi Bhandari, del Partito comunista del Nepal (Unificato marxista-leninista), è giunta dopo che il 12 ottobre il parlamento aveva dato ad ampia maggioranza al paese un capo del governo marxista, di sesso maschile.

Bhandari ha ricevuto 327 voti parlamentari contro i 214 del principale rivale, Kul Bahadur Gurung, del Partito del Congresso nepalese.

Un ruolo essenzialmente di rappresentanza, il suo, comunque importante per stabilizzare una paese uscito da otto anni di grave incertezza politica e sociale, che conferma la svolta storica del Nepal, che nel 2008 ha estromesso dal potere la sua monarchia vecchia di secoli.

Di quella estromissione, come della precedente rivoluzione pacifica che avviò insieme la svolta democratica e un tempo di incertezza dopo dieci anni di guerra civile, Bhandari è stata tra i protagonisti, come è stata protagonista della ricerca di un nuovo ruolo per la donna accolto in parte nella nuova Costituzione che riconosce non solo un terzo dei seggi parlamentari riservati alle donna, ma anche un presidente o vice-presidente al femminile.

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