Le autorità hanno confermato che sono almeno una cinquantina le vittime dell’affondamento di una barca con migranti illegali all’alba di giovedì scorso al largo dello stato malese di Selangor. L’imbarcazione trasportava un’ottantina di indonesiani che cercavano di attraversare lo Stretto di Malacca e rientrare nel loro paese dopo un periodo trascorso in Malesia, probabilmente per lavoro.

A fornire maggiori dettagli sul naufragio, un superstite recuperato in acqua venerdì. Finora sono una ventina i superstiti e una quarantina i cadaveri recuperati dalla guardia costiera e dai pescatori in un tratto di mare di giorno affollato di imbarcazioni ma che di notte diventa area di transito per un gran numero di boat-people.

Quello che è il più grave disastro del mare nella regione per l’anno in corso, superando nel numero delle vittime un simile naufragio dello scorso anno sempre al largo delle coste malesi in cui morirono una dozzina di indonesiani, conferma l’intenso movimento di migranti illegali verso la Malesia.

Quella che è la terza economia regionale resta la maggiore area d’attrazione per una consistente migrazione economica, in quanto la sua economia resta la più evoluta del Sud-est asiatico se si esclude Singapore. Nonostante un certo rallentamento, il paese continua a offrire concrete possibilità di lavoro per un gran numero di stranieri tra cui, si calcola, due milioni di indonesiani che con i malesi condividono lingua e fede islamica.

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