Dal nostro corrispondente da Ouagadougou

Finalmente alle 20.00 di domenica 20 settembre, dopo una giornata convulsa e carica di tensione,  viene diffuso il famigerato comunicato dei mediatori della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (CEDEAO), la buona novella in  13 punti:

  1. liberazione delle personalità detenute il 17 settembre
  2. restaurazione delle autorità della transizione
  3. ritiro dei militari dal governo
  4. ripresa del processo elettorale con elezioni entro il 22 novembre
  5. la commissione elettorale deve decidere la data
  6. il governo deve organizzare le elezioni
  7. il consiglio della transizione si asterrà dal legiferare su materie diverse da quelle elettorali
  8. LE PERSONE INELEGGIBILI POTRANNO PRENDERE PARTE ALLE ELEZIONI
  9. TUTTE LE RIFORME INERENTI ALL’ESERCITO (RSP) SONO DEMANDATE AL PROSSIMO GOVERNO
  10. cessazione della violenza
  11. le forze dell’ordine garantiranno la sicurezza delle persone e dei beni su tutto il territorio
  12. ACCETTAZIONE DEL PERDONO E DELL’AMNISTIA PER LE CONSEGUENZE DEL COLPO DI STATO
  13. il comitato dei mediatori veglierà sull’applicazione di questi punti.

Questo accordo sarà presentato ai capi di stato della CEDEAO martedì 22 settembre.

In sintesi Dienderè ha vinto, la guardia presidenziale riceverà l’amnistia e gli uomini di Blaise Campaorè restano nel gioco politico.

Una sollevazione popolare stroncata e undici mesi di speranza per uscire dall’incubo durato 27 anni buttati nel cesso. La dignità di un popolo intero è stata insultata, il sangue versato per costruire una seppur fragile democrazia calpestato. Faccio fatica a trattenere la rabbia, ma devo calmare i pianti disperati dei miei amici burkinabè. Ancora una volta il cinismo di un manipolo di soldati, politici e burocrati corrotti sembra avere la meglio su un  popolo. In città regna una calma innaturale.  La gente sembra essere stanca e rassegnata.  La giornata è stata snervante. Si va a letto presto per recuperare le forze. Domani molto presto vedremo se e come si riorganizzerà questa lotta, ma prima vi lascio con questa lettera appena circolata in rete.

Buona sera a tutte e a tutti,
sono le 21, 04 e il contenuto del protocollo d’uscita dalla crisi elaborato dalla CEDEAO è conosciuto da due ore. Un malessere ha invaso tutto il mio corpo e quindi scrivo questo post. Il progetto della CEDEAO in 13 punti lo riassumo in due.

Uno: gli organi della transizione sono ristabiliti.

Due: il generale Diendéré ottiene soddisfazione a tutte le sue domande.

Ridicolo per la democrazia, insulto per i burkinabé, profanazione dei martiri del 30 e 31 ottobre 2014, le vittime del 17, 18 e 19 settembre 2015 esposte come carogne. Nemmeno nei miei sogni più neri mi è mai apparsa una situazione così infame e avvilente.  Che cosa ci resta come uscita?  Non c’è vento favorevole per colui che non sa quale direzione prendere. Io conosco la mia direzione, io voglio restare burkinabé. Il vento della CEDEAO è quello della vergogna. L’anziano KY ZERBO ci ha detto nel 1998 “Nan lara an sara”  (Se abbassi le braccia vuol dire che sei morto). Mi ripeto continuamente che possiamo accettare tutto per la pace in Burkina, ma erigere l’impunità come regola non può che creare uno stato senza diritto. Io accetterei tutto dalla CEDEAO, ma mai un’amnistia per dei delinquenti che hanno ucciso a sangue freddo…. solo per ristabilire una competizione elettorale, per fare giustizia ai loro amici. L’esempio insurrezionale burkinabé fa invidia ai presidenti africani. Il ricatto, l’assassinio e la cattura di ostaggi sono i nuovi metodi di mediazione politica. Macky Sall crede che 17 morti e 108 feriti non siano un prezzo alto da pagare.