Come stabilito dalla Costituzione, dal 3 agosto tutti i funzionari statali dovranno parlare, oltre allo spagnolo, una lingua indigena.

Il sottosegretario alla Decolonizzazione Félix Cárdenas ha ricordato martedì in conferenza stampa che si tratta di una condizione per accedere a un impiego pubblico o mantenerlo. Il periodo di tre anni disposto per l’appredimento di una delle 36 lingue originarie del paese – tutte con lo status di lingue ufficiali – scade infatti il 2 agosto. Le più diffuse sono il quechua, l’aymara (entrambe parlate da oltre un milione di persone), il guaraní, il chimán, il guarayu e il weenhayek.

Cárdenas ha indicato che la seconda lingua obbligatoria deve essere quella parlata prevalentemente nella zona dove lavora ciascun funzionario, ed ha fatto l’esempio dell’aymara nel caso di La Paz e del quechua per Cochabamba. Ad ogni modo, ha precisato, non è necessaria una padronanza perfetta, bensì le conoscenze sufficienti per una comunicazione diretta con gli utenti.

 

 

 

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