Bergoglio  è sbarcato in quest’ isola circondata da terra, che è il Paraguay, sabato 11 luglio, provenendo dalla Bolivia.
Non è la prima volta che Bergoglio visita il Paraguay. Precedentemente,  in Argentina erano i tempi della Triple A e della dittatura militare ed in Paraguay quelli  di Stroessner. Altri tempi, ma parti  fondamentali della storia non lontana sia di Bergoglio che del Paraguay.
Qual’ è il paese che Bergoglio ha trovato,  ora,  in pieno 2015?
Tutti i giorni in Paraguay muoiono 10 bambini o bambine per cause prevedibili. 1.500.000 persone soffrono la fame, mentre si coltivano 3.000.000 di ettari di soia. 250.000 persone sono completamente analfabete. 108.000 persone originarie vivono in condizioni di estrema povertà. Si prevede che entro cinque anni il paese rimarrà senza boschi e foreste per una deforestazione  estrema. Si fumiga con più di 24 milioni litri di agro tossici coltivazioni e popolazioni, obbligando queste ad abbandonare le proprie case. Il 2% della popolazione possiede l’ 80% delle terre.
Il Paraguay non è certo l’ Ecuador di Rafael Corra o la Bolivia di Evo Morales ed il presidente Horacio Cartes, un neoliberista autoritario, e la classe dominante che rappresenta, hanno fatto di tutto per nascondere la realtà e perché Bergoglio non ascolti le voci del popolo paraguaiano. Cartes, oltre che  cercare di ingraziarsi Bergoglio portando con il suo aereo privato dalla Svizzera alcuni suoi parenti, ha tracciato dei confini, proibendo manifestazioni che parlassero, portassero cartelli sull’ aborto,  sui gays del e naturalmente naturamente sulle condizioni del campesinado.
Giorni prima della visita di Bergoglio si e’ parlato molto di questo, delle condizioni del paese e sicuramente queste parole sono arrivate alle orecchie del papa. Venerdì 3 luglio si e tenuta un’ importante conferenza nell’ Università Cattolica di Asunción organizzata dal Frente Recoleta – Vencer y Vivir- dal titolo: QUE PARAGUAY RECIBE AL PAPA?
Il moderatore della conferenza, il prof. Luis Galeano Romero ha dichiarato che la visita di Bergoglio e la possibilità di parlare degli assi fondamentali del pensiero attuale del papa: chiesa povera per i poveri, unità’ nella diversità, star vicino alla gente, non aver paura del cambio, dell’ alternativa, del futuro sicuramente avrà un riflesso positivo in Paraguay. Alla conferenza ha partecipato anche la FNC, Federacion Nacional Campesina, la cui segretaria Teodolina Villalba, meno ottimista, ha dichiarato: ” Il governo presenterà un Paraguay  che non esiste e poi resteremo nel nostro paese con le nostre sofferenze: senza terra, senza produzione, senza tetto e senza  lavoro”.
Bergoglio, in parte, non ha rispettato i confini tracciati da Cartes.  Il giorno del suo arrivo ha lodato le donne paraguaiane per il loro eroismo, passato e presente, e ricordato le vittime del Plan Condor. In una conferenza stampa osservatori internazionali che seguono il processo ai 12 campesinos accusati ingiustamente del massacro di Curuguaty hanno chiesto a Bergoglio di intervenire per il recupero delle terre pubbliche nelle mani dei latifondisti,tema all’ origine del caso. Parole che sicuramente sono state riportate a Bergoglio, come è probabile che abbia visto cartelli che nonostante i divieti parlavano del massacro.  È opinione pubblica in Paraguay che la visita di Bergoglio influirà positivamente sul processo, che è stato spostato dal 22 giugno al 22 luglio con la scusa della mancanza di aule. Una scusa che maschera l’ imbarazzo di fare un processo che non ha niente di consistente.
A livello internazionale e nel paese si stanno diffondendo i molti punti deboli del processo.
1. È ormai evidente e riconosciuto che le terre di Marina Kué erano pubbliche e che i pubblici ministeri erano in complicità con il vero usurpatore il latifondista Riquelme.
2. Gli spari non provennero dalle armi sequestrate, in quanto nessuna aveva sparato, ad eccezione di una che era  rotta. Inoltre le prove di paraffina eseguite nelle mani degli arrestati hanno dato esito negativo.
3. Il massacro non fu mai realmente investigato, in quanto era stata la causa del processo politico a Lugo. Arrivare ad altra conclusione avrebbe significato mettere in discussione la defenestrazione di Lugo.
4. Le irregolarità sono state condannate da quasi tutte le organizzazioni nazionali ed internazionali di diritti umani.
5. Mai sono state investigate le supposte esecuzioni extragiudiziali, tentativi di far sparire forzosamente persone o torture, che furono documentate in dettaglio e denunciate.
6. Il Pubblico Ministero Rachid, ha vincoli con la famiglia Riquelme.
7 Si sono introdotte prove false contro gli accusati e nascosto od omesso altre a favore.
8. Le denuncia presentate da familiari delle vittime non sono state prese in considerazione.
9. Altro ancora.
La coscienza pubblica locale ed internazionale di tutto ciò, sicuramente influirà positivamente sul risultato del processo, a meno che non venga per l’ ennesima volta rinviato.
PRESSENZA seguirà passo a passo la vicenda emblematica delle condizioni di quest’ isola circondata da terra, nel cuore di un continente, latinoamerica, in movimento.